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La Pasqua digitale

Marino Niola Ansa - LUKAS BARTH-TUTTAS
Pubblicato il 07-04-2020

Il Signore sia con voi, online

La Messa in onda è finita, andate in pace! Al tempo del coronavirus, la Pasqua diventa digitale. Per la prima volta, ad essere protagonista non sarà la folla che celebra la resurrezione del Dio e la rinascita della natura sciamando festosamente in ogni dove. Il Teatro della Passione, che di solito trasforma i nostri borghi e città in cataloghi di corpi in movimento e di anime in fermento, quest' anno celebrerà le sue liturgie senza concorso di popolo.

I riti pasquali saranno in streaming, i siti immateriali prenderanno il posto dei luoghi reali. La messa in coena Domini del giovedì Santo, la Via Crucis del venerdì, la Veglia del sabato e la domenica di Resurrezione. Tutto sarà visibile ma vuoto. Le sequenze appariranno sulle fanpage delle Archidiocesi e sui canali Youtube del Vaticano. Ma questa volta la partecipazione dei fedeli non si misurerà in presenze ma in contatti.

In realtà era già da qualche anno che le celebrazioni pasquali erano sotto l'occhio del web, ma era diverso. Perché si trattava di forme di spettacolarizzazione mediatica, di manifestazioni corali di grande e commovente teatralità. Che trasformano le nostre città grandi e piccole in palcoscenici di strada, in monumenti animati, in cui cultura di massa e devozioni antiche hanno dato vita a forme nuove di fusion religiosa. Dalle processioni della Via Crucis, che nel nostro Paese sono almeno quattromila, allo Scoppio del Carro di Firenze che incendia la cattedrale di Giotto come una santabarbara. Dai Pasquali di Bormio, in Lombardia, dove le portantine allegoriche sfilano nel centro del paese sulle spalle dei portatori, ai Misteri di Procida che fanno calare sull'isola di Arturo un velo di lutto.

Dall'Iscravamentu, cioè deposizione, di Alghero, che attrae devoti da tutta la Sardegna e perfino da Corsica e Catalogna. Fino al celebre Vasa vasa di Modica, in Sicilia, dove il giorno di Pasqua la statua della Madonna incontra quella del figlio risorto e lo vasa, in siciliano lo bacia.In tutti questi casi Youtube, Facebook, Instagram, ma anche piattaforme di video sharing, trasmettevano, in diretta o in differita, manifestazioni di folla reale, animate da una marea umana che canta, balla, corre, ride, piange.

Ma questa volta che i cerimoniali collettivi mancheranno - sono quasi diecimila le funzioni annullate - le videomesse a porte chiuse non saranno un ricalco tecnologico della Pasqua, un succedaneo virtuale della festa in carne ed ossa.

Perché replica e originale saranno per la prima volta una sola cosa. E in questa coincidenza sta la forza della tecnologia e delle possibilità di duplicazione della realtà che essa ci offre. Senza che questo faccia venir meno le ragioni della fede, che sono di ordine interiore. Non materiale ma spirituale. E l' immateriale, in momenti come questi, può essere una buona approssimazione allo spirituale.

Fino a ieri, in una società sempre più individualista e frettolosa, i rituali della Settimana Santa con il loro passo severo e lento erano un momento di sospensione, una pausa di raccoglimento e di riflessione, un modo per stare con gli altri, una tregua nella connessione permanente. Insomma, i riti creavano legame, facevano rete. Oggi invece, in questa sospensione della vita provocata dal Covid-19, è la rete a fare i riti e a riannodare quei legami che altrimenti resterebbero inespressi e inesprimibili, inghiottiti da un buio comunicativo, affettivo, emotivo. Oggi che i nostri corpi non si toccano, né si scambiano il segno della pace, sarà internet a sincronizzare le frequenze dei cuori in una prova di ecumene digitale. (Repubblica)

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