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L'arte di scrivere l'arte

Vittorio Sgarbi Il Giornale
Pubblicato il 03-05-2020

Durante il Fascismo e nel secondo dopoguerra, due grandi stagioni dell' arte italiana sono all' insegna di due donne, potenti e determinate: Margherita Sarfatti e Palma Bucarelli, anche con l' appoggio del potere politico: Bottai e Argan. Due regine, più influenti di Vasari e di Pietro Aretino. E, nonostante il grande rilievo, non si tratta di fenomeni episodici perché, con diversi orientamenti, sarà particolarmente determinante, per l' arte del secondo Novecento, ancora una donna: Irene Brin, sofisticata scrittrice che, con Gaspero del Corso, diresse la Galleria dell' Obelisco, esponendo nel corso di trenta anni (1946-1978) i più importanti pittori della generazione d' anteguerra, da Morandi, artista con il quale si inaugura L''Obelisco, a Sironi, de Chirico, Balla, Campigli, Afro, Capogrossi, Fontana, Burri, Pomodoro, cioè i principali artisti italiani protagonisti del rinnovamento figurativo dei primi anni Cinquanta, e giovani pittori, destinati ad affermarsi, come Vespignani o Foppiani o Gaetano Pompa. Ma soprattutto all' Obelisco si videro - spesso per la prima volta - i lavori di artisti stranieri come Matta, Magritte, Gorky, Rothko, Kandinsky, Moore, Calder, Dalí, Bacon, Rauschenberg, Grosz, il gruppo Cobra, Picasso, del quale nel 1954 venivano esposti i nove capolavori di proprietà del Museo d' Arte Occidentale di Mosca; e ancora Lam, Steinberg e Dubuffet, a testimonianza della sensibilità della Brin e di del Corso, tanto verso i linguaggi tradizionali quanto verso quelli d' avanguardia.

Ancora determinanti, nella formazione del gusto contemporaneo, furono, sempre a Roma, gli studi, le mostre e le ricerche di Lorenza Trucchi, che scrisse le prime monografie in Italia su Dubuffet e Francis Bacon; e di Marisa Volpi Orlandini, nella quale convivono vocazione critica e vocazione letteraria, dove si intersecano Romanticismo, Simbolismo, Impressionismo e arte contemporanea in una dimensione evocativa e sentimentale di profonda, umana verità. E, ancora, Maria Teresa Benedetti, studiosa senza paragone di Preraffaelliti, declinati quasi in romanzo, nella nitida scrittura.

In questa evoluzione della funzione critica, sia a Roma sia a Milano, vanno indicati alcuni presidi dell' arte contemporanea nella attività di alcune Gallerie che orientano le scelte culturali o indicano tendenze. A Roma, dopo la Galleria dell' Obelisco, hanno grande rilievo le iniziative del Barone Giorgio Franchetti, promotore di Tano Festa, Cy Twombly, Enrico Castellani, Piero Manzoni, Alighiero Boetti, Gino de Dominicis, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Ceroli, Fabro, Luigi Ontani; di Plinio De Martis, con la Galleria «La tartaruga», dove si affermò la seconda scuola romana (Schifano, Angeli, Festa, Fiorini) e nuovi maestri come Fabio Mauri, Kounellis, Pino Pascali, Piero Manzoni. Altri pionieri e promotori furono Fabio Sagentini con la galleria «L' attico» dove si videro, a fianco dei maestri sopra ricordati, i più giovani: Piero Pizzi Cannella, Nunzio, Sergio Ragalzi, Giancarlo Limoni, Claudio Palmieri, Enrico Luzzi, Marco Tirelli. Pio Monti, di sensibilità più promiscua facendo convivere Alberto Abate, Alighiero Boetti, Enzo Cucchi, Gino De Dominicis, Sol Lewitt, Vettor Pisani, Tommaso Lisanti. Alle aperture di Pio Monti rispose, nell' ultimo tempo della sua attività, Plinio De Martiis con la proposta di alcuni artisti della nuova figurazione: Franco Piruca, Maurizio Ligas, Aurelio Bulzatti, Lino Frongia. In risposta alla Transavanguardia di Achille Bonito Oliva e a citazionisti di Maurizio Calvesi, parallelamente, con il sostegno di Enzo Siciliano, la galleria «Il Gabbiano», fondata nel 1967, indicherà artisti come Piero Guccione, Franco Sarnari, Carmelo Candiano, Franco Polizzi, Dino Boschi, in percorsi solitari e alternativi. Contemporaneamente, nella proposta di artisti fuori di gruppi e scuole della galleria «Giulia». Mentre nel pieno recupero della Scuola romana (da Donghi a Ziveri), sotto la guida di Antonello Trombadori e di Maurizio Fagiolo dell' Arco, si distinguono la galleria di Netta Vespignani e l' Arco Farnese di Lucia Torossi.

Parallelamente, a Milano varia è l' offerta di gallerie culturalmente competitive e propositive come il Milione, Lorenzelli, Farsetti. Un orientamento più radicale viene dalla Galleria del Levante sotto la guida di Emilio Bertonati, dalla Compagnia del disegno, sotto la guida di Giovanni Testori. La preparazione di mostre e di iniziative editoriali, con un impegno prodigioso, sulla scia del Naviglio di Carlo Caldazzo, culmina nell' attività di Emilio Mazzoli che apre la galleria a Modena dove già si era insediata una galleria storica come «Fonte d' Abisso», specializzata in futurismo e neoavanguardie.

Tutte queste manifestazioni, legate in diverso modo, e con diversi fuochi in numerose città d' Italia, segnano una nuova stagione della critica d' arte. Ma preme qui rilevare, nella totale varietà e libertà di ricerche estetiche, il crescente contributo all' attività critica di letterati e scrittori testimoni di una geografia e di una storia diverse da quelle dei critici ufficiali collegati al mondo universitario. Essi sono per alcuni artisti l' unica garanzia di attenzione e di sostegno. Fra i primi, della generazione che si era affermata durante il Fascismo (tanto da vedergli revocato nel 1948 il ruolo di senatore nel gruppo democratico di sinistra, perché nel 1935 aveva curato un' antologia per le scuole medie, e la legge elettorale dell' epoca prevede che non possano candidarsi «gli autori di libri e testi scolastici di propaganda fascista» per cinque anni dall' entrata in vigore della Costituzione repubblicana), Massimo Bontempelli. Proprio nel 1950 pubblicò, per l' editore Neri Pozza, Appassionata incompetenza, un volume di saggi, tra letteratura e arte figurativa, di cui resta memorabile il contributo illuminante su Morandi accostato, per l' ossessione tematica, a Francesco Petrarca. Bontempelli è il primo di una serie di scrittori che, non in modo evocativo o trasfigurato in letteratura, si prestano alla critica d' arte con metodo. Tra i primi, assiduamente, Alberto Moravia che spazia da Renato Guttuso a Henry Moore, a Lorenzo Tornabuoni, ad Antonietta Raphael, a Carlo Guarienti (sul quale non mancano di applicarsi anche Giuseppe Ungaretti e Giovanni Comisso). Gli Scritti sull' arte (1934-1990) di Moravia sulla pittura sono stati raccolti da Alessandra Grandelis. Manca invece una raccolta organica di un altro scrittore efficacemente applicato alla critica d' arte: Leonardo Sciascia. Senza il quale artisti come Fabrizio Clerici e Piero Guccione sarebbero rimasti orfani. Sulla scia di Moravia e di Sciascia si pone Enzo Siciliano, la cui attenzione per la figurazione fu l' unica salvaguardia per artisti isolati tra gli anni '70 e '80. Aldilà della testimonianza, altri letterati si sono applicati alla pittura: Ennio Flaiano, Carlo Bo, Gianfranco Contini, Dino Buzzati (a sua volta illustratore e pittore) e, in tempi più recenti, Giorgio Agamben.

Una vera seconda (o prima) attività, a fianco della letteratura e della poesia, è quella di Raffaele Carrieri che, dopo un fruttuoso soggiorno a Parigi, si ristabilirà a Milano lavorando come critico d' arte per numerose testate tra le quali il Corriere della Sera. A lui si devono monografie e saggi su Amedeo Modigliani, Pablo Picasso, Blaise Cendrars, Massimo Campigli, Salvatore Fiume, Renato Guttuso, Domenico Cantatore.

Libero e originale, Carrieri fu scrittore di sofisticata eleganza. Altrettanto intensivo, nell' alternanza tra letteratura e critica d' arte, con predilezioni molto risentite, fu Giorgio Soavi che scrisse, nei tempi della dittatura delle avanguardie, con convinzione e ostinazione su Balthus, Giacometti, Sutherland, de Chirico, Picasso, Guttuso, Carlo Mattioli, Gianfranco Ferroni, Ferdinando Botero, Giuliano Vangi, Armodio, Mitoraj, Renato Balsamo, Maurizio Bottoni, Agostino Arrivabene. Soavi diede luce a solitari nella notte in modo più totalizzante. In perfetto equilibrio con poesia, teatro, romanzi e racconti si applicò alla critica d' arte Giovanni Testori, muovendosi tra la pittura del Seicento lombardo con saggi memorabili e i pittori tedeschi e austriaci delle ultime generazioni, in particolare Fetting e Albert, fondando la Compagnia del disegno e collaborando con l' agguerrito gallerista Canaviello. Testimonianze episodiche si devono a Pierpaolo Pasolini, Goffredo Parise ed Eugenio Montale.

Esclusivamente a Morandi dedicò il suo impegno un raffinato musicologo come Luigi Magnani. Mentre Anna Banti si dedicò con rigore critico e fantasia letteraria, soprattutto a memorabili saggi sull' arte antica, controcanto del marito Roberto Longhi: Artemisia Gentileschi, Lorenzo Lotto, Giovanni Di San Giovanni. Dimenticato e periferico, ma particolarmente sofisticato, fu Giuseppe Mesirca che all' attività professionale di medico condotto affiancò quella di romanziere e di poeta, scrivendo su Giuseppe Viviani e Antonio Fasan. Artisti dimenticati ma non insignificanti. Singolare poi l' esperienza di Umberto Morra di Lavriano, antifascista, amico di Piero Gobetti (di cui si ricorda la monografia su Felice Casorati): durante gli anni del regime ospitò, nella sua villa di Cortona, Alberto Moravia e Renato Guttuso. A lui si devono il libro Colloqui con Bernard Berenson e la relazione tra il grande critico e il pittore Renato Guttuso, che ne mostrò i frutti nel suo notevole libro Mestiere di pittore. In questo genere è utile ricordare la importante produzione letteraria e saggistica di altri pittori, come Giorgio de Chirico (Memorie della mia vita); Filippo De Pisis (saggi e articoli su Futurismo, Dadaismo, Metafisica, De Chirico, Carrà, Campigli, Spadini, Modigliani, Cézanne, Leonor Fini, Toulouse Lautrec) e Gregorio Sciltian (Mia avventura). Artisti e grandi scrittori. Il Giornale

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