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Genova. Lavoratori portuali contro nave che trasporta armi

Redazione genova.repubblica.it
Pubblicato il 20-05-2019

Diverse le associazioni al fianco dei lavoratori che protestano contro il carico di armi saudita

La Bahri Yanbu è arrivata all'alba in porto a Genova. I portuali genovesi e la Cgil hanno proclamato sciopero. Un presidio di pacifisti al varco di ponte Etiopia. I portuali: "Attrezzature e droni al servizio del militare: non vogliamo essere complici delle vittime civili in Yemen, non carichiamo".

Il caso internazionale della nave della compagnia di bandiera dell'Arabia Saudita fa quindi tappa a Genova dopo l'analogo boicottaggio dei portuali francesi a Le Havre, il porto dove dovevano essere caricati gli 8 cannoni Caesar diretti a Gedda e da lì al conflitto in Yemen.

Il sito francese d'inchiesta Disclose aveva rivelato con documenti interni dei servizi segreti che i cannoni sono stati utilizzati nella sanguinosa guerra con lo Yemen e hanno provocato vittime civili. Da qui il boicottaggio internazionale che non era scattato in precedenza pur sapendo che la Bahri, che fa rotta da anni su Genova trasportava armi.

Spiegano i portuali genovesi raccolti anche loro nel presidio: “La nave è entrata in porto ed ha accostato perché questo è un diritto assoluto. Solo Salvini pensa di poter chiudere i porti e non far entrare navi, e in quel caso a bordo non ci sono armi come qui a Genova bensì persone. Lo abbiamo ribadito più volte: porti aperti alle persone, chiusi alle armi”.

Alla protesta lanciata dai lavoratori delle banchine e dalla Cgil in questi gironi hanno aderito molte associazioni. E c'è stata l'importante adesione dell'associazionismo cattolico: Acli, Salesiani di Don Bosco solo per fare alcuni dei nomi principali, oltre a Libera, comunità di San Benedetto e tanti altri ancora.

Portuali, associazioni pacifiste, Cgil, forze politiche di sinistra, e associazioni cattoliche, dai salesiani all’Acli, hanno firmato insieme un comunicato fermo che chiedeva alle istituzioni di impedire l’attracco della nave a Genova. In risposta a questa mobilitazione Prefettura e Capitaneria di Porto hanno garantito che il cargo imbarcherà solo materiale civile e che « non ci sono rilievi che impediscano l’attracco del cargo».

Ma le garanzie fornite da Prefettura e Capitaneria non sono servite a far tornare la calma. Anzi. Il collettivo autonomo dei lavoratori portuali (Calp) ha subito annunciato un presidio al varco portuale Etiopia, in lungomare Canepa. E ieri sera è scattato anche lo sciopero proclamato dalla Filt-Cgil. «Abbiamo saputo che qui a Genova, oltre a materiale di impiantistica civile, era previsto anche il carico di un generatore elettrico che viene utilizzato per scopi militari – spiega Enrico Ascheri, della Filt Cgil – a questo punto non ci stiamo, le rassicurazioni che ci hanno fornito non valgono più niente, la nave non si carica».

«Riteniamo di dare un nostro piccolo contributo ad un problema grande per una popolazione che viene uccisa giornalmente – spiega la nota della Filt – non diventeremo complici di quello che sta succedendo in Yemen». E il sindacato invita «i lavoratori fuori servizio e la popolazione ad a partecipare al presidio davanti a ponte Etiopia» , che è scattato questa mattina già a partire dalle sei. Intanto secondo le indiscrezioni pubblicate ieri in esclusiva da ‘Repubblica’ i cannoni destinati allo Yemen potrebbero essere caricati segretamente su treno per essere trasportati a Spezia, dove sarebbe previsto l’imbarco.

A Genova peraltro sono 35 anni che la compagnia saudita Bahri ( National shipping company of Saudi Arabia) effettua servizio di linea e qui non ha mai caricato materiale bellico, ma solo impiantistica, merci varie e rotabili.

L’agenzia marittima che rappresenta la compagnia in Italia, la Delta, ha fornito alla Capitaneria di porto e alla Prefettura tutta la documentazione relativa alla nave Bahri Yanbu.

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