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Friuli, 40 opere d'arte in una mostra sul tema: "Maestri"

Adriana Masotti Vatican News
Pubblicato il 18-08-2019

“Maestri”, questo il titolo della mostra che si è aperta il 12 maggio scorso e che proseguirà fino al prossimo 6 ottobre ad Illegio, piccolo borgo montano del Friuli-Venezia Giulia. Protagonisti, dunque, attraverso una quarantina di opere esposte, i grandi maestri di vita e di pensiero ai quali l’umanità e la nostra stessa esistenza deve infinita riconoscenza.

Dai filosofi della Grecia antica ai giorni nostri sfilano, lungo un percorso d'arte di nove secoli, personaggi che con le loro competenze e il loro esempio hanno fatto crescere altri, non tenendo per sè i propri talenti. Sono stati maestri, senza dimenticare però il Maestro per eccellenza, Gesù: Via, Verità e Vita.

Ogni anno ad Illegio in mostra opere prestigiose

“Maestri” è la 15.esima mostra allestita nella Casa delle Esposizioni di Illegio dove ogni anno salgono decine di migliaia di visitatori attirati anche dalla bellezza naturale del borgo alpino, straordinaria cornice ai capolavori pittorici concessi in prestito da collezioni private e musei pubblici più importanti d’Europa. Curatore artistico dell'iniziativa è don Alessio Geretti, docente di teologia dogmatica e di iconografia cristiana a Udine e referente del Progetto Culturale della Conferenza episcopale italiana, che può contare sulla collaborazione del Comitato di San Floriano di Illegio, e sul sostegno della diocesi udinese. La mostra "Maestri" fa riflettere sulle proprie radici e insieme sulla responsabilità nei riguardi di chi è più giovane di noi, afferma ai nostri microfoni lo stesso don Geretti, spiegando il motivo della scelta del tema di quest'anno che ha riscosso particolare apprezzamento:

Ascolta l'intervista a don Alessio Geretti

R. – Nella scelta del tema della mostra di quest'anno ci è sembrato importante pensare a tutte quelle persone che quando ci hanno trasmesso una conoscenza o una competenza, ci hanno anche insegnato a vivere – spesso con la loro esemplarità – e hanno cercato di trovare una via del cuore per fare entrare in noi un’eredità importante che cercavano di trasmetterci. Noi non saremmo quel che siamo senza i grandi maestri che abbiamo avuto la fortuna di incontrare. A nostra volta, però, renderci conto di questo significa cercare di diventare, a nostra volta, buoni maestri per quelli che crescono davanti a noi. Tutti e due questi ragionamenti forse sono un po’ caduti fuori moda nella nostra epoca, quasi che l’improvvisazione e la pretesa di sapere tutto o di potere arrivare ai massimi vertici delle istituzioni senza alcuna seria preparazione, sia diventata un po’ la moda. Ci pareva utile e intelligente far riflettere su queste cose con un certo senso critico.

Maestri di vita, maestri di pensiero a cominciare da Socrate, fino ai giorni nostri …

R. – Sì, la mostra segue quattro strade: i maestri della bellezza, della verità, del bene e della via di Dio. I maestri della verità sono quelli che ci hanno insegnato a utilizzare lo strumento più formidabile che l’uomo abbia, e cioè la ragione. Socrate è uno di quelli che la Storia dell’Arte ha rappresentato nel momento più tremendo della sua traiettoria, cioè quello del suicidio al quale è stato condannato dalla città di Atene, circondato dai discepoli ai quali però dà l’estrema lezione: e cioè che non si può adeguare la verità alle esigenze e agli interessi di chi comanda, perchè alla verità bisogna obbedire fino in fondo.

Ampio spazio è dato all’interno della mostra alla scuola, agli allievi, al rapporto maestro e alunni che nel tempo ovviamente è cambiato...

R. – Prima di tutto, la mostra vuole ricordarci che la scuola è forse una delle più belle invenzioni che il genere umano abbia messo in campo. E’ una stagione, un luogo e una dinamica meravigliosa per la vita umana. Poi, naturalmente, la mostra racconta attraverso l’arte come la scuola sia cambiata nel tempo, pur mantenendo comunque alcune caratteristiche costanti: il contatto maestro-discepolo, una certa empatia che il maestro deve avere. E c’è un quadro bellissimo in mostra, “L’asino”, in cui si vede un ragazzo abbandonato alla sua fatica di studiare con poco risultato e la tristezza che il dipinto fa percepire mette in evidenza la deplorevole lontananza del maestro che ha lasciato solo quel ragazzo. Dunque, il vero asino è il maestro lontano.

Il Maestro per eccellenza, per noi cristiani, cioè Gesù, è la meta finale del percorso espositivo …

R. – Certamente. Prima di tutto, perché Lui stesso si è presentato come tale. Lui ha dichiarato di essere maestro, ha preteso di essere “il” Maestro. Il Maestro sono io, ha detto, sono io perché sono l’unico che può insegnare veramente la via dell’incontro tra Dio e gli uomini. Le altre guide spirituali hanno solo mostrato delle vie per andare verso Dio. Lui si è presentato come “la” strada. E la mostra racconta come molte volte la Storia dell’Arte abbia rappresentato questa pretesa di Cristo e questa sua grandezza.

Don Geretti, può farci un breve elenco delle opere più prestigiose o più belle e della loro provenienza?

R. – La mostra è un percorso di 40 opere che vengono da 30 diversi Paesi dell’Europa; percorrono nove secoli di Storia dell’Arte, fino al XX secolo. Tra di esse si possono annoverare firme di altissima levatura: ad esempio, Raffaello Sanzio. C’è “San Luca che dipinge la Vergine”, di Raffaello – probabilmente la sua ultima opera – che è un capolavoro. Come c’è Pablo Picasso con una delle sue variazioni su “Las Meninas” di Velasquez che Picasso dipinge nel 1957: un maestro che si ispira a un altro maestro. C’è il calco perfetto del Mosè di Michelangelo, in dimensione reale, che permette di gustare la grande abilità di questo geniale scultore. C’è una inedita “Buona ventura” che pare proprio essere di Caravaggio; c’è un “Cristo benedicente” di Giovanni Bellini …

La mostra si è aperta lo scorso maggio, le impressioni dei visitatori finora, quali sono state?

R. – Le impressioni sono ottime. Devo dire che le persone escono dalla mostra dicendo che è la più bella che abbiano visto in tutti questi anni: probabilmente perché mentre vedono la mostra, rivedono se stessi, rivedono i loro maestri, rivedono loro nel tentativo di farsi maestri di qualcuno che hanno aiutato a crescere, e quindi la gente ne esce veramente contenta e molto colpita. Ci dicono non solo di aver visto cose molto belle, ma anche che si sentono aiutati a vivere, che hanno ricevuto del bene. VATICAN NEWS


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