Le visite dei pontefici
Precari, infermieri, madri e padri di famiglia si affidano al Poverello d'Assisi
Rosa, di Roma, ha perso la mamma: «Padre, non posso andare da lei, non posso abbracciarla. Questo dolore è infame. «Perché Dio lo permette?», Giusy, siciliana, adesso vive l'inferno in casa: «Mio marito mi fa la guerra. Non ho più nemmeno un nome. Sono solo 'questa'».
Stefano, un giovane che in questa quarantena si pone dei dubbi esistenziali.
«Non so cosa fare, vorrei avere una famiglia, amare una ragazza avere dei figli ma purtroppo non ci riesco a causa della timidezza e della poca autostima e sfiducia in me stesso,a volte penso ad una vita di Chiesa, ad una vocazione religiosa, è quello che il mio parroco mi consiglia da tempo vedendomi da solo a pregare negli orari più strani».
Lucia, parrucchiera con due figli e un marito malato, schiacciata dai debiti
«Grazie padre per aver creduto in me. Sono 3 mesi che siamo chiusi ho piu di 15 mila euro di debito perche noi artigiani abbiamo tante spese: luce, gas, acqua, telefono, affitto di casa e negozio. Senza contare gli ordini che avevo fatto dei prodotti. Rid, assegni che vanno in protesto, un marito malato di tumore, due figli da crescere. Io non ce la faccio più».
Nanni scrive da L'Aquila, non posso vivere con 298 euro al mese
Poche parole che chiudono lo stomaco: «Non posso vivere con 298 euro al mese e due figli. Sono un padre che non vede futuro». C'è il sangue dell' Italia del virus, ma ci sono anche parole di fede e di amore nelle centinaia di lettere che ogni giorno arrivano alla rivista San Francesco del Sacro Convento di Assisi. Come quella di Giovanni da Matera: «In tutto questo dolore vedo una segno di speranza guardando a San Francesco, in questa Croce io sto conoscendo l'amore».
Lettere vergate a mano con la calligrafia incerta degli anziani.
Come quella di una signora di 75 anni di Foggia, malata e a rischio sfratto. Chiede aiuto perché non riesce più a pagare l'affitto da mesi. I soldi della pensione non sono sufficienti neanche per il cibo e le medicine. E' sola e disperata, ma con la dignità di chi ha lottato una vita intera.
Maria, guardo la croce e penso che le mie sofferenze non sono niente paragonate a quelle di Gesù.
«In adolescenza mio figlio ha cominciato a darmi una serie di problemi: era diventato un ragazzo violento, assumeva droga e ha compiuto dei reati, tanto da andare persino in carcere. Io per lui sono stata costretta a vendere una casa. È stata una via crucis per me. Dopo tutte queste esperienze ha avuto un tempo in cui si è ravveduto ed io ho continuato ad aiutarlo, ma poi dopo un po’ di tempo ha ricominciato a trattarmi male e ad essere violento verbalmente nei miei confronti. Ho fatto tanti sacrifici per lui, ma adesso sono stanca e non intendo più sentirlo né vederlo. Prego tanto che il Signore lo aiuti e dia a me la forza di perdonarlo. Non penso di meritare tutto questo, ma quando ripenso alle mie sofferenze, guardo al crocifisso e penso che non sono niente paragonate a quelle di Gesù».
Tina da Itri, non posso più mantenere mia figlia all'Università, provo vergogna a dirglielo, vi prego aiutatemi
«San Francesco confido nella tua paterna generosità, non posso più lavorare a causa di questo maledetto virus, ma le spese non conoscono freno. Mi vergogno profondamente di chiedere aiuto. Sono una mamma sola e non riesco a garantire più un futuro a mia figlia, non so cosa dirgli. Devo riuscire a pagare la retta del suo corso di specializzazione, mille euro, altrimenti non potrà continuare gli studi. Mi rivolgo a te caro padre Enzo, aiutami ti prego. Quando tutto questo sarà finito e il lavoro riprenderà vi restituirò tutto».
"Ei", "questa"...le donne maltrattate dai mariti
Sono molte le donne, molto spesso anziane, che subiscono violenza psicologica e fisica come Grazia: «non posso andare avanti così. Ho 78 anni, sono una mamma e una nonna. Mio marito non mi ha mai chiamato per nome, ma sempre con nomignoli o con un "ei vieni qua". Un padre padrone. Ho cresciuto i nostri figli da sola, ma con tanto amore. Ho fatto tanti sacrifici per saldare i suoi debiti. Ma nonostante tutto, zero riconoscenza ed ancora oggi mi tratta come una schiava, per lui sono solo "quella lì"». E un'altra donna, dall'altro capo dello Stivale, racconta lo strazio del maltrattamento, divenuto ancor più crudele con la quarantena: «Da quando mio marito è a casa. Mi dice che devo morire, non ha rispetto, mi offende. E io lo vedo come un mostro. Lo so, è grave quello che dico».
Dio solo sa il dolore, ho scoperto mio figlio che si droga
In questa quarantena sono infatti molti i figli, scoperti dai genitori, che non possono più nascondere i loro problemi di dipendenza. «Siamo una mamma e un papà disperati perché nostro figlio ci ha confessato che è in crisi perché non trova più la droga, caro padre a chi mi posso rivolgere? San Francesco è rimasto la nostra unica ancora di salvezza».
Il sogno infranto di Matteo, cameriere a Salerno
Matteo, lavoratore stagionale negli alberghi di Salerno. Il sogno nel cassetto di fare un figlio con la fidanzata grazie a quei 100 euro al giorno che guadagnava durante l'estate: «Caro Padre Enzo, il 25 aprile per molti era l'inizio del Ponte, per me era l'inizio del lavoro, ma ora è tutto chiuso. Fino a quando? Per me erano 100 euro che mi permettevano di vivere un anno intero. Sognavamo un bambino, ora nemmeno quello. La prego, mi aiuti».
Nei frammenti di carta stropicciata bussa l'Italia degli ultimi, di quanti spesso non hanno nemmeno più voce. Di chi non ticchetta sui social. Di chi cerca una carezza in una semplice parola, o un perché a ciò che sta accadendo. Credenti e non.
Mamme, infermieri. Disoccupati. Tanti che si sentono semplicemente 'soli'.
E Padre Enzo Fortunato, ogni sera, si china sulla scrivania zeppa di fogli e prova a rispondere a tutti. «Le lettere che arrivano alla nostra redazione esprimono il dramma e la speranza che ogni persona, adulto o giovane, papà o mamma, sta vivendo. E' il battito di un cuore in affanno che si rivolge a San Francesco e cerca delle risposte. La Chiesa sia sempre più casa accogliente mostrando la più bella espressione che Gesù ha consegnato alle nostre fragili vite: prenderci cura, cura degli altri. So che in molte realtà si sta incarnando la Chiesa del grembiule. Con una consapevolezza: che senza la preghiera siamo troppo poveri per aiutare i poveri».
Marinella, da Modica, pensa alle sue bestie: «Abbiamo un agriturismo e una fattoria didattica, era il momento di lavorare e invece è tutto fermo. Ma i nostri animali devono mangiare comunque». Nunzia, da Scafati, è madre di 5 figli, docente precaria e pendolare tra Napoli e Firenze dove insegna ai detenuti di Sollicciano: «Vedo il buio e cerco di mantenere il timone di questa famiglia. Non è facile, sono abbattuta, ma con loro non posso abbattermi. Il volto dei bisognosi illuminava il mio cammino, oggi ne ho bisogno io.
L'esperienza di lavoro in carcere mi ha cambiato la vita, oggi la vita sta cambiando me. Non so se ce la farò a mantenere i miei figli: quel poco che avevamo da parte ormai è già speso». Per Nicola (Reggio Emilia) «Il Coronavirus è il male. L' umanità sanguina ma in questo periodo sta affiorando l' amore. Caro Padre, vorrei vedere la luce dell' amore in questo momento drammatico, forse è quello propizio per la nostra vita. Tutto questo serve a cambiare il mondo? Può questa esperienza servirci da monito?». E c'è chi si mette al servizio della Chiesa, degli altri. «Vorrei lenire chi soffre», scrive Stefania da Genova. «Guardare quello che Dio ha compiuto in Assisi mi dà speranza e mi fa vedere che la vita è comunque un dono», dice Giovanni. Anche Francesca si 'aggrappa' al Poverello «per cercare sostegno.
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