Le visite dei pontefici
Il beato Francesco, consumato e indebolito a causa delle incredibili penitenze corporali, veglie notturne, orazioni e digiuni, non potendo più camminare a piedi, massimamente dopo che era stato insignito delle stimmate del Salvatore, viaggiava sul dorso di un asinello. Una sera sul tardi, era quasi notte, egli passava in compagnia di un fratello per la strada di San Verecondo, cavalcando l’asinello, le spalle e la schiena malamente coperte da un rozzo mantello. I contadini cominciarono a chiamarlo dicendo: “Frate Francesco, resta con noi e non voler andare oltre, perché da queste parti imperversano lupi famelici e divorerebbero il tuo asinello, coprendo di ferite anche voi”. E il beato Francesco replicò così: “Non ho mai fatto nulla di male al fratello lupo, perché ardisca divorare il nostro fratello asino. State bene, figli, e temete Dio!”. E così frate Francesco proseguì il suo cammino senza imbattersi in sventura di sorta.
[Passione di san Verecondo: FF 2251).
San Francesco applaudito da migliaia di giovani a un concerto rock? È successo anche questo nell’estate 2011, non lontano da Assisi, a Perugia. A far scattare quell’applauso è stato un grande musicista, virtuoso della chitarra, Carlos Santana, in una pausa del suo concerto ad Umbria Jazz, nello stadio Santa Giuliana.
La scena mi è stata raccontata da un collaboratore della Sala stampa del Sacro convento presente a quello spettacolo. Ma quel momento è anche visibile su Youtube, digitando Assisi, Santana, Perugia, Francesco: si vedono immagini di Santana sul palcoscenico un po’ mosse, ondeggianti, riprese dalla telecamerina di uno degli spettatori, ma l’audio è perfettamente comprensibile.
È la sera del 12 luglio. Santana ha già iniziato il suo concerto, uno degli appuntamenti più attesi di quella edizione del festival musicale. Prima di attaccare uno dei suoi brani più famosi, ‘Europa’, gli viene portata sul palco una chitarra in ceramica come regalo per il suo compleanno – che cade il 20 luglio – offertagli da un artigiano di Deruta, grande fan del sessantacinquenne musicista messicano.
Nella mente di Santana – ma direi, più nel cuore – è accaduto qualcosa. Ha riconosciuto il valore di quel regalo e dal microfono ha lanciato un accostamento – inedito, sorprendente – fra la sensazione di felicità che stava provando in quel momento e il luogo dove si trovava. Così dice di avvertire un “feeling of love, because in this place long time ago was a gentleman named Francisco d’Assisi”. (C’è qui un sentimento d’amore, perché in questo luogo tanto tempo fa c’era un uomo chiamato Francesco d’Assisi).
Santana conosce bene i gesti d’amicizia e di solidarietà. Da anni, con la fondazione ‘Milagro’ da lui creata, punta a recuperare ragazzi soli, persi, senza una guida.
La voce del grande musicista – un mix di inglese e spagnolo – arriva chiara fra i settemila spettatori del concerto, e l’applauso scatta spontaneo e forte. Anche con qualche gridolino, da rock. Si sente dal video. Santana aggiunge subito dopo che lui abita in California, proprio a San Francisco. Come per dire: io queste cose le so, le avverto.
E continua a parlare: “San Francesco d’Assisi, come Madre Teresa, come John Lennon, credevano che un giorno ci sarebbe stato un mondo di pace, senza guerra, senza violenza”. Giù altri applausi per l’uomo che ammansì il lupo di Gubbio e incontrò il sultano d’Egitto, per la beata delle bidonville indiane, per il carismatico leader dei Beatles che chiedeva: “date una possibilità alla pace”.
Il ritorno a Francesco otto secoli dopo, come un ritorno al futuro, come una scelta di amore, umanità e civiltà di fronte alle sfide di un tempo, il nostro, non facile. Quegli applausi al suo nome nel concerto di Carlos Santana indicano la strada da percorrere.
12 luglio 2011
(Vado da Francesco, Mondadori 2014)
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