Le visite dei pontefici
Quando papa Giovanni XXIII, ha
deciso il viaggio a Loreto, per affidare
il pontificato alla Madonna
di Loreto, o meglio alla riflessione
sul mistero dell’incarnazione che
è il principio di tutto il Concilio
Vaticano II fui io che dissi: «Santità,
ma abbiamo scelto il 4 ottobre, è
san Francesco» e lui rispose «mi fermo
volentieri a venerare san Francesco
» memore del ’53 quando, con
tutto l’episcopato triveneto per
l’offerta tradizionale delle regioni
italiane al sepolcro, aveva fatto
un’omelia incomparabile proprio
sulla povertà, sull’umiltà e la vocazione
dell’Italia.
Quello che più mi è rimasto impresso
non è stata solo l’accoglienza,
alle porte di Assisi, Santa
Maria degli Angeli e nel Colle del
Paradiso – a papa Giovanni piaceva
tanto ripetere questo nome –
ma soprattutto la preghiera che ha
fatto. Quelle parole sono rimaste
talmente impresse nella memoria
degli italiani che quando il 4
ottobre 2008 Giorgio Napolitano,
grande amico di Assisi, si incontrò
al Quirinale con Benedetto XVI,
il Pontefice nel discorso di ringraziamento
fatto disse: «Signor
Presidente, mi permetta di ripetere in
questa sede fastosa le parole del mio
predecessore Giovanni pronunciate il
4 ottobre 1962 ad Assisi, sulla dura
pietra dove sono le ossa veneratissime
di Francesco d’Assisi: “tu, Italia diletta,
alle cui sponde è approdata, per disposizione
della provvidenza la barca
di Pietro e per questo motivo principalmente
vengono ai tuoi lidi le genti
che tu sai accogliere con sommo rispetto
e amore, possa tu compiere la tua
missione evangelizzatrice e di strumento
di pace per il mondo intero”».
Erano commossi quelli che ascoltavano
ed era commosso il Papa
che pronunciava queste parole.
Assisi è la culla, a mio avviso,
dove è avvenuto il Concilio dei
credenti in Dio con Giovanni Paolo
II, con il consenso unanime del
mondo intero. Abbiamo vissuto
dei momenti straordinari.
San Francesco ha avuto una regola
che è alla base di tutte le istituzioni
cristiane: il Vangelo puro e
netto, entrare nel mondo avendo
“sulla mano sinistra il Vangelo e con
l’altra levata aperta in segno di saluto
a tutti”.
Ricordo di un episodio, un incontro
in Marocco di Giovanni Paolo
II con 20.000 studenti di teologia
musulmani. Il Papa disse «Giovani,
in passato ci siamo combattuti
e abbiamo sbagliato noi e avete sbagliato
voi. Il misericordioso non vuole
le crociate, vuole l’amore. La strada è
stata riaperta e ripercorsa, bagnata di
sudore, lacrime e sangue, ma è venuto
Francesco che ci richiama a riprendere
in mano il libro dei Fioretti. Torniamo
alle radici della nostra cultura Italiana.
Torniamo alla bontà di Francesco
che conosceva i suoi concittadini, sapeva
che abbiamo dei grossi difetti anche
noi, ma quel grido di Francesco dobbiamo
riportarlo in tutto il mondo. In
particolare all’inizio di questo grande
pontificato. Francesco che grida “voglio
portarvi tutti in Paradiso!” non ci
sono più avversari o competitori. Siamo
tutti fratelli e nel nome anche di
Francesco di Assisi, nella sua grande
testimonianza immortalata da Giotto,
da Tommaso d’Aquino, da Dante
Alighieri dobbiamo trovare le strada
della piena testimonianza dell’amore
di Dio».
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