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A Roma una colletta sulla Rete per restaurare la cella di San Francesco

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

'' È l'unione delle due parole inglesi «crowd» (folla) e «funding» (finanziamento). È un processo di finanziamento dal basso che mobilita persone e risorse, sfruttando il potenziale della Rete. Si può mettere in moto in occasione di tragedie umanitarie, per sostenere progetti artistici o imprenditoriali o per finanziare la ricerca scientifica ROMA - Conteggio impietoso, bisogna far presto, c'è tempo fino a venerdì prossimo, 11 aprile, giorno di San Stanislao. Poi basta. O tutto o niente: la legge del crowdfunding (dall'inglese crowd, folla e funding, finanziamento) non conosce deroghe: se per quella data non saranno stati raccolti i 125 mila dollari necessari (ora siamo arrivati appena a 60 mila), il fondo s'azzera e non se ne fa più niente. Così i frati minori di San Francesco a Ripa, chiesa-gioiello nel cuore di Trastevere, a Roma, chiedono aiuto al mondo intero: si appellano alla Rete, al Corriere della Sera ma anche al New York Times e a Le Figaro per smuovere i cuori del pianeta e spingere più gente possibile (crowd) a finanziare (funding) l'opera di restauro della cella di San Francesco, che passati 8 secoli ormai quasi casca a pezzi su al primo piano del convento.

II crowdfunding come una specie di questua moderna? «Proprio così, chiediamo aiuto alla gente - conferma padre Stefano Tamburo, 44 anni, uno dei nove frati rimasti a custodire la memoria romana del Poverello -. E facciamo dunque come San Francesco in giro per l'Umbria nel 1200 quando elemosinava le pietre di scorta per restaurare la chiesa di San Damaso». Nemmeno i romani conoscono bene questo luogo sacro, dove il Santo d'Assisi arrivò per la prima volta nel 1209 «ad incontrare Papa Innocenzo III», ricorda frate Stefano. A San Francesco a Ripa i romani (e anche tanti turisti) di solito vanno per ammirare l'ultima statua in marmo del Bernini, la Beata Ludovica Albertoni. Oppure la tomba di Giorgio de Chirico, il «pictor optimus» che è sepolto qui. Ma la maggior parte ignora del tutto che su al primo piano (l'ingresso è gratuito eppure si contano appena 70-80 visitatori al giorno) c'è ancora, ben visibile, la pietra-cuscino su cui Francesco posava il capo durante il riposo notturno, dopo aver lavorato alacremente accanto ai lebbrosi del vecchio ospedale dei benedettini. La raccolta di fondi online, sulla piattaforma internazionale Kickstarter (gestita dal fondo Amazon), è partita tre settimane fa sulla base di un solido progetto di restauro presentato dai frati e già approvato dalla Soprintendenza del Polo Museale di Roma: finora i donatori che si sono prenotati da tutto il mondo sono stati 600, ma la speranza dei religiosi - visto che l'obiettivo dei 125 mila dollari (circa 91 mila euro) appare ancora lontano - è che si faccia avanti «un Cavaliere Bianco » estremamente munifico in grado di coprire quasi da solo la strada mancante. Padre Tamburo, comunque, sembra nutrire fiducia: nella città di Papa Francesco il miracolo è possibile e infatti il parroco della chiesa, ottimista per natura, ha già invitato Bergoglio all'inaugurazione della cella restaurata, prevista per il 4 ottobre, non a caso giorno di San Francesco Patrono d'Italia.

Registi famosi come Liliana Cavani e Franco Zeffirelli (che la storia di Francesco hanno raccontato sulle scene) hanno accettato di fare da testimonial su Internet. In verità, il convento romano che custodisce la cella di Francesco sarebbe patrimonio dello Stato italiano, come lo sono altre 750 chiese bellissime e sparse per la penisola (Santa Maria del Popolo a Roma, Santa Chiara a Napoli, Santa Croce a Firenze) eppure i frati non hanno voluto bussare alle porte del pubblico («Ci sono altre emergenze ben più gravi nel Paese - sospira frate Stefano -. Così é giusto che i pochi fondi disponibili vengano spesi per altre finalità»). Ecco il motivo per cui è nata l'idea di approntare il progetto, definirne il costo e quindi appellarsi alla gente sul Web per finanziarlo con somme di vario importo, secondo la disponibilità di ciascuno. Perciò, se l'11 aprile si taglierà tutti insieme il traguardo, un minuto dopo scatterà l'addebito sulle carte di credito dei donatori. Altrimenti, nessuno perderà un centesimo di dollaro ma la cella di Francesco (annerita dal fumo delle candele, col soffitto tarlato e gli intonaci ormai cadenti) rischierà la rovina, com'è già successo purtroppo ad altri tesori d'Italia. Corriere della Sera

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