Le visite dei pontefici
'' È l'unione delle due parole inglesi «crowd» (folla) e «funding» (finanziamento). È un processo di
finanziamento dal basso che mobilita persone e risorse, sfruttando il potenziale della Rete. Si può mettere
in moto in occasione
di tragedie umanitarie,
per sostenere progetti artistici o imprenditoriali
o per finanziare
la ricerca scientifica
ROMA - Conteggio impietoso, bisogna far presto, c'è tempo fino a venerdì prossimo, 11 aprile, giorno di San
Stanislao. Poi basta. O tutto o niente: la legge del crowdfunding (dall'inglese crowd, folla e funding,
finanziamento) non conosce deroghe: se per quella data non saranno stati raccolti i 125 mila dollari necessari
(ora siamo arrivati appena a 60 mila), il fondo s'azzera e non se ne fa più niente. Così i frati minori di San
Francesco a Ripa, chiesa-gioiello nel cuore di Trastevere, a Roma, chiedono aiuto al mondo intero: si
appellano alla Rete, al Corriere della Sera ma anche al New York Times e a Le Figaro per smuovere i cuori
del pianeta e spingere più gente possibile (crowd) a finanziare (funding) l'opera di restauro della cella di San
Francesco, che passati 8 secoli ormai quasi casca a pezzi su al primo piano del convento.
II crowdfunding
come una specie di questua moderna? «Proprio così, chiediamo aiuto alla gente - conferma padre Stefano
Tamburo, 44 anni, uno dei nove frati rimasti a custodire la memoria romana del Poverello -. E facciamo
dunque come San Francesco in giro per l'Umbria nel 1200 quando elemosinava le pietre di scorta per
restaurare la chiesa di San Damaso». Nemmeno i romani conoscono bene questo luogo sacro, dove il Santo
d'Assisi arrivò per la prima volta nel 1209 «ad incontrare Papa Innocenzo III», ricorda frate Stefano. A San
Francesco a Ripa i romani (e anche tanti turisti) di solito vanno per ammirare l'ultima statua in marmo del
Bernini, la Beata Ludovica Albertoni. Oppure la tomba di Giorgio de Chirico, il «pictor optimus» che è sepolto
qui. Ma la maggior parte ignora del tutto che su al primo piano (l'ingresso è gratuito eppure si contano
appena 70-80 visitatori al giorno) c'è ancora, ben visibile, la pietra-cuscino su cui Francesco posava il capo
durante il riposo notturno, dopo aver lavorato alacremente accanto ai lebbrosi del vecchio ospedale dei
benedettini. La raccolta di fondi online, sulla piattaforma internazionale Kickstarter (gestita dal fondo
Amazon), è partita tre settimane fa sulla base di un solido progetto di restauro presentato dai frati e già
approvato dalla Soprintendenza del Polo Museale di Roma: finora i donatori che si sono prenotati da tutto il
mondo sono stati 600, ma la speranza dei religiosi - visto che l'obiettivo dei 125 mila dollari (circa 91 mila
euro) appare ancora lontano - è che si faccia avanti «un Cavaliere Bianco » estremamente munifico in grado
di coprire quasi da solo la strada mancante. Padre Tamburo, comunque, sembra nutrire fiducia: nella città di
Papa Francesco il miracolo è possibile e infatti il parroco della chiesa, ottimista per natura, ha già invitato
Bergoglio all'inaugurazione della cella restaurata, prevista per il 4 ottobre, non a caso giorno di San
Francesco Patrono d'Italia.
Registi famosi come Liliana Cavani e Franco Zeffirelli (che la storia di Francesco
hanno raccontato sulle scene) hanno accettato di fare da testimonial su Internet. In verità, il convento romano
che custodisce la cella di Francesco sarebbe patrimonio dello Stato italiano, come lo sono altre 750 chiese
bellissime e sparse per la penisola (Santa Maria del Popolo a Roma, Santa Chiara a Napoli, Santa Croce a
Firenze) eppure i frati non hanno voluto bussare alle porte del pubblico («Ci sono altre emergenze ben più
gravi nel Paese - sospira frate Stefano -. Così é giusto che i pochi fondi disponibili vengano spesi per altre
finalità»). Ecco il motivo per cui è nata l'idea di approntare il progetto, definirne il costo e quindi appellarsi alla gente sul Web per finanziarlo con somme di vario importo, secondo la disponibilità di ciascuno. Perciò, se l'11
aprile si taglierà tutti insieme il traguardo, un minuto dopo scatterà l'addebito sulle carte di credito dei
donatori. Altrimenti, nessuno perderà un centesimo di dollaro ma la cella di Francesco (annerita dal fumo
delle candele, col soffitto tarlato e gli intonaci ormai cadenti) rischierà la rovina, com'è già successo purtroppo
ad altri tesori d'Italia. Corriere della Sera
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