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Padre Enzo: quelle telefonate in banca per aiutare la gente

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Il "dramma" del credito lo racconta padre Enzo Fortunato, leggendo soltanto i titoli di alcune delle lettere che ogni giorno arrivano al Sacro convento di Assisi: «Licenziata, vorrei solo che il mio direttore di banca mi aprisse la porta», «Sola e senza sostegno».

«Oggi - spiega padre Fortunato - ci capita spesso di trovarci di fronte a fenomeni di usura semiliegalizzata. È sufficiente saltare il pagamento di un paio di rate del mutuo per accorgersene. A volte dobbiamo essere noi a chiamare i direttori di banca e chiedere di aiutare qualche famiglia...». Il tema dell'accesso al credito viene sviscerato nell'ambito del dibattito che, oltre a padre Fortunato, ha visto la partecipazione di Raffaele Bonanni e Giorgio Squinzi. «Proprio padre Enzo - ha detto il moderatore, Marco Tarquinio, direttore dell'Avvenire - ci può dire qualcosa del sistema bancario, visto che sono stati proprio i francescani a istituire le banche». Con i monti di pietà per la ridistribuzione della ricchezza e i monti frumentari per distribuire, invece, i prodotti della terra. Quella filosofia oggi però è superata.

«Le banche, più che fare il loro lavoro - dice Bonanni - sono interessate a fare finanza, che è molto più redditizio». Il sistema però si blocca e per le famiglie e le imprese che siano piccole, medie o grandi fa poca differenza quello della liquidità diventa un sogno. O meglio, un incubo.

«Abbiamo fatto una proposta, già attuata negli Stati Uniti dal presidente Obama - spiega Bonanni - ossia vietare alle banche commerciali di fare investimenti in finanza. Un altro punto in agenda per chiudersi alle spalle la porta della crisi.

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