esteri

Genocidio Armenia: il governo turco richiama l'ambasciatore in Vaticano

Redazione
Pubblicato il 30-11--0001

Il Papa usa la parola "genocidio" per definire il massacro degli armeni di cento anni fa, compiuto dall'impero ottomano allora sotto il governo dei "Giovani turchi". Anzi, mette in parallelo "il primo genocidio del XX secolo" - mutuando così le parole di Giovanni Paolo II e del patriarca armeno Karekin II nella loro dichiarazione comune del settembre 2001 - con le altre due "grandi tragedie inaudite" del '900, "quelle perpetrate dal nazismo e dallo stalinismo". E le sue parole, pronunciate nella solenne messa in San Pietro per il centenario del "martirio" armeno, irritano fortemente le autorità turche che, definendole "inaccettabili", convocano subito il nunzio apostolico per esprimere il loro "disappunto" e quindi richiamano il proprio ambasciatore presso la Santa Sede.

Il Papa, dopo la messa in cui è stato proclamato "dottore della Chiesa" l'armeno San Gregorio di Narek (951-1003), ha ulteriormente approfondito i concetti nel Messaggio agli Armeni consegnato nella Cappella della Pietà al presidente Sarksyan e ai tre patriarchi ospiti. Nel quale, oltre alla condanna dell'"orribile massacro che fu un vero martirio del vostro popolo", "primo genocidio del XX secolo", e all'espressione della sua "forte vicinanza", ha aggiunto l'appello "che si riprenda il cammino di riconciliazione tra il popolo armeno e quello turco" e "che la pace sorga anche nel Nagorno Karabakh", dove le tensioni contrappongono l'Armenia all'Azerbaigian.

Un appello alla distensione inascoltato, se è vero che subito dopo le parole del Papa sul "genocidio" armeno, il nunzio ad Ankara Antonio Lucibello è stato convocato dal Ministero degli Esteri per esprimere il "disappunto" e la protesta del governo turco. E nel pomeriggio la Turchia ha anche richiamato il proprio ambasciatore presso la Santa Sede, Mehmet Paçaci. In una nota il ministero degli Esteri ha scritto che il popolo turco non riconosce la dichiarazione del Pontefice, "che è discutibile sotto tutti i punti di vista, che è basata sul pregiudizio, che distorce la storia e che riconduce il dolore sofferto in Anatolia nelle particolari circostanze della Prima Guerra Mondiale ai membri di una sola religione". E su Twitter, il ministro Mevlut Cavuysoglu ha definito "inaccettabili" le parole di Papa, "che non sono fondate su dati storici e legali".

Irritazione e delusione che segnano una crisi nei rapporti del Vaticano con Ankara, a distanza di poco più di quattro mesi dalla visita del Papa in Turchia. Il Paese continua a negare strenuamente che quello del 1915-16 sia stato un genocidio e combatte una guerra diplomatica permanente - che ora investe anche la Santa Sede - per cercare di impedire che venga riconosciuto all'estero da un numero crescente di Stati. Di tutt'altro avviso il presidente armeno Sarksyan, secondo cui "la nostra storia che ormai compie 100 anni sta dando i suoi frutti". Prevedendo che le parole del Pontefice sarebbero risultate "spinose" per il governo e i leader di Ankara, il capo dello Stato si è detto comunque convinto che esse "toccheranno le menti e i cuori di molti turchi, che avranno un'opportunità di riconsiderare il genocidio degli armeni e di liberarsi del peso della storia". (Avvenire)

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