Le visite dei pontefici
La verifica della realtà, scrivevo lo scorso
articolo, è un passo utile verso lo
sviluppo della coscienza nel discernere
le “chimere” dai “desideri” più profondi
e duraturi che reggono alla prova della
realtà. Per crescere l'adolescente ha necessità
di affrontare e di superare alcuni
“oggetti vecchi”.
Un primo aspetto che il giovane affronta
è la “ricontrattazione” con i genitori,
che si protrae nel tempo, in cui percepisce
di essere intralciato nella via dell'autonomia
e verso la propria espansione
territoriale, in ricerca di nuovi orizzonti
relazionali. Per esemplifi care: un ragazzo/
a chiede di passare più tempo con gli
amici, i genitori pur permettendo l'uscita,
ricordano che c'è anche la famiglia.
La spinta verso l'organizzazione di nuove
forme di vita sociale è primaria e
inizia quando il soggetto cerca forme di
convivenza e di cooperazione con i coetanei.
È un'esigenza, che si può paragonare
a quella del sonno e della fame.
In questa situazione contrattuale può
accadere, con una certa frequenza, che
nella mente del ragazzo/a si insaturi il
confl itto tra le esigenze della devozione
e sudditanza ai “vecchi oggetti” e la soddisfazione,
urgente e spesso dolorosa,
della “fame” di conoscere nuovi ragazzi
e ragazze per svolgere il proprio ruolo
sociale, individuando così nuovi ideali,
nuove mode e idoli mai visti e ora adorati
con tanto ardore: “quella cantate è
mitica come il mio gruppo che ha partecipato
insieme a me al suo nuovo concerto... è come
me, come se parlasse il mio cuore”.
Nella maggior parte dei casi la spinta
sociale si impone e contribuisce ad accelerare
il processo di separazione dalle
immagini dei famigliari depositate nel
museo del mondo interno, mentre si
assiste ad una progressiva ricontrattazione
degli spazi di autonomia con
i genitori “reali”, quelli in carne e ossa
che girano per casa, sgonfi ati oramai
dall'alone di onnipotenza che il bambino
aveva percepito inizialmente per
sentirsi protetto e garantito, e che ora
giacciono ad un livello di prestigio e di
luminosità molto fi ochi. Questi genitori,
spodestati, insistono nel pretendere
che il ragazzo/a ammetta di essere prima
di tutto fi glio/a e membro stabile
della famiglia.
Si innesca così una guerriglia domestica
fra i partigiani della socializzazione e i
sostenitori dell'appartenenza famigliare,
che non può essere confusa con una
“pensione” in cui ci si reca all'ora dei pasti
e la notte, il più tardi possibile, per
dormire un po' prima di andare a riposarsi
a scuola. Due generazioni a confronto
che non possono condividere gli
identici schemi o gusti esistenziali, ma
il dissenso che ne consegue, non può
alterare in nessun modo il loro legame
d'amore famigliare.
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