Le visite dei pontefici
Ho qui sul tavolo l'intervento del delegato fraterno della Chiesa Ortodossa di Grecia, l'Archimandrita Ignatios D. Sotiriadis, pronunciato al Sinodo sulla Parola di Dio il giorno 13 ottobre a.c.. Sottolinea il ruolo di unità del Vescovo di Roma e poi aggiunge: «La nostra società è stanca e malata! Cerca ma non trova! Beve ma non si disseta! Esige da noi Cristiani (Cattolici, Ortodossi, Protestanti, Anglicani) una testimonianza comune, una voce unita! Ecco la nostra responsabilità come pastori delle Chiese nel ventunesimo secolo!». E continua ancora: «Questo è il desiderio profondo di chi ha nel cuore la nostalgia dolorosa della Chiesa Indivisa, Una, Sancta, Catholica et Apostolica! Ma, anche, di chi, oggi, in un mondo senza Cristo, rivolge a Lui con passione, ma anche con fi ducia fi liale e fede, una volta ancora, il grido degli apostoli: “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna!”». Le Chiese cristiane sono attente – a diversi livelli – al diffi cilissimo momento che l'economia mondiale sta attraversando da mesi. Le parole proclamate al mondo da Benedetto XVI in questi tempi di timore, sicuramente apriranno degli squarci di rifl essione anche ai più ostili: «le banche crollano, i soldi vanno in fumo, l'unica cosa che resta è la Parola di Dio». La conoscenza della nostra storia dovrebbe insegnarci l'assoluta necessità di fermare questa crisi in tempo. Oggi, per esempio, dopo la caduta del regime comunista, si può sostenere con fermezza che tante crudeltà e violenze si sarebbero potute evitare se Cattolici ed Ortodossi avessero avuto il coraggio di schierarsi veramente dalla stessa parte. C'è l'urgenza di “svegliarsi dal sonno” per farci pellegrini della verità in un viaggio dentro noi stessi. Spendere la maggior parte delle proprie energie per soddisfare i nostri desideri di ricchezza e beni materiali, saccheggiando il mondo come un magazzino, non è mai stata una via d'uscita. Già i fi losofi presocratici avevano compreso che questo desiderio è “fonte di mali”. Eraclito scriveva: “diffi cile è la lotta contro il desiderio, perché ciò che esso vuole, lo paga a prezzo dell'anima”. Quando l'uomo inizia ad enfatizzare il mito del benessere, perde se stesso; perde il contatto con la propria voce interiore. Diamo risposte alle domande vere e profonde che stanno nel cuore dell'uomo, senza lasciarci inebriare dal limitato “successo del benessere” o della tecnica oppure lasciarci contaminare dalla malattia del relativismo, ove la “la falsa normalità” è diventata una moda, ma fi nemente anche peccato. Nessuno può non vivere una vita “normale” se è un ascoltatore della voce di Dio. Per uscire dal “gran serraglio balbuziente” abbiamo bisogno del dono della Sapienza.
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