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Fede/Traslazione di Padre Pio, giorno di gioia spirituale

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



Era già capitato per Francesco e Chiara d'Assisi, Antonio da Padova, Giovanni Bosco, solo per citare esempi assai noti. La traslazione del corpo dei santi si inserisce in una consolidata tradizione della Chiesa. Lunedì prossimo toccherà alla salma di Padre Pio da Pietrelcina: sarà traslata dal santuario di Santa Maria delle Grazie di San Giovanni Rotondo, dove si trova dal settembre 1968, alla cripta della nuova chiesa della stessa cittadina intitolata al santo cappuccino e benedetta dal Papa il 21 giugno scorso. «Si tratta di una chiesa dove migliaia di persone si possono riunire in modo degno e raccolto intorno all'altare per celebrare l'Eucaristia», spiega l'arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, Michele Castoro. «È una chiesa moderna – aggiunge il presule –. Ad alcuni piace, ad altri può non piacere. Ci sono state anche interpretazioni fantasiose, che si sono tradotte in un vero e proprio processo alle intenzioni. La nuova cripta, poi, ha un valore aggiunto. Durante la celebrazione del 19 aprile avverrà la consacrazione dell'altare e così diverrà luogo eucaristico. Le spoglie mortali di Padre Pio costituiranno le reliquie che la tradizione vuole siano poste sotto ogni altare. I mosaici del gesuita padre Marko Ivan Rupnik, poi, attraverso le immagini della vita di san Francesco e di quella di san Pio (che sono riprodotte sulla rampa) e alcune scene del Vangelo (rappresentate in cripta) potranno dare all'incontro dei fedeli con il santo il vero senso della santità, cioè la vita in Cristo».

Nei confronti di chi ha sollevato polemiche sulla decisione della traslazione, il presule esprime «comprensione»: «Umanamente – dice Castoro – capisco il legame affettivo con la cripta del santuario che, per oltre 40 anni, è stato il luogo dell'incontro con Padre Pio, il luogo delle lacrime per chi chiedeva conforto e il luogo della gioia per chi aveva sperimentato la sua intercessione. Ma bisognava anche pensare a dare un'accoglienza adeguata ai numerosi pellegrini, che sempre di più affollano i luoghi di Padre Pio. La situazione non è la stessa di 40 anni fa e spesso la cripta si rivela insufficiente. La nuova chiesa inferiore è molto più grande ed è di più comodo accesso anche alle persone disabili». Tuttavia, l'arcivescovo evidenzia che il pur comprensibile legame affettivo con il luogo della sepoltura del santo «non giustifica le polemiche che spesso vengono strumentalizzate ad arte. Non è questo l'insegnamento di Padre Pio. Essere suoi devoti vuol dire cercare di imitarlo nella docilità che egli ha sempre manifestato verso i suoi superiori, anche quando gli costava sofferenza».

Castoro, che è anche direttore generale dei Gruppi di Preghiera di Padre Pio, così si rivolge ai tanti fedeli che intendono partecipare all'evento del 19 aprile: «Li invito a vivere questo momento come un appuntamento di preghiera e di gioia spirituale. Non si tratta di assistere a uno spettacolo ma di vivere una intensa esperienza di Chiesa. È la comunità dei discepoli di Cristo che celebra la santità del suo Signore, crocifisso e risorto, resa visibile nella vita di Padre Pio». Gli spazi non permetteranno a tutti di essere presenti al momento della collocazione dell'urna. Chi si troverà a San Giovanni Rotondo potrà assistere al passaggio della processione e a un breve momento di preghiera nella chiesa superiore e seguire la Messa dai maxi schermi. Subito dopo la celebrazione la chiesa inferiore sarà aperta a tutti. Così come avvenne in occasione dell'ostensione del corpo, «anche dopo la traslazione – è il pensiero di Castoro – continuerà il pellegrinaggio di quella incalcolabile folla di fedeli che si soffermerà presso questo luogo, che pregherà, che invocherà l'intercessione di san Pio, che si metterà in ascolto del suo messaggio, che si riproporrà di cambiare vita. Sono questi i veri miracoli che a volte sfuggono agli occhi superficiali dei cronisti e che sono racchiusi nel cuore di tanti fedeli».
L'arcivescovo Castoro: saremo chiamati a vivere un'esperienza di Chiesa come discepoli del Signore Risorto, che nel frate di Pietrelcina si è reso visibile

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