Le visite dei pontefici
“La causa del federalismo in Europa mi sembra strettamente connessa alla causa della cultura [...]. Ogni cultura è promozione di diversità, ogni cultura è vittoria sull'uniformità.”, ha scritto Denis De Rougemont. Da tanti anni discutiamo di federalismo. Ci ragionavano sopra gli intellettuali confi nati dal fascismo. Lo approfondivano i Padri della Costituzione. Oggi, nella frammentazione del dibattito, tra le nebbie di tatticismi che neppure gli addetti ai lavori della politica riescono ad interpretare, ciò che noi rischiamo di perdere sono i contenuti del federalismo. Per Denis De Rougemont, fi losofo, svizzero, cattolico, il federalismo è innanzi tutto culturale: “La cultura europea, infatti, è dipesa per secoli dall'esistenza e dalla vitalità di un certo numero di centri locali di produzione culturale – piccole città come quelle che hanno fatto il Rinascimento, oppure città come Parigi, Vienna, Milano o Gottinga, in quanto centri d'arte e di ricerca scientifi ca; regioni come l'Umbria, le Fiandre, la Provenza; [...]. Ora se è vero che la vitalità della nostra cultura dipende dai centri locali di produzione, noi oggi possiamo tutelarla solo concedendo a questi centri il duplice benefi cio dell'autonomia politica e della libertà di scambio; voglio dire restituendoli ‘direttamente all'Europa'”. Nella massifi cazione di un messaggio televisivo sempre più uniforme e sempre più controllato centralmente, il federalismo culturale appare a volte come un “difendere le radici” ad ogni costo, un “restare noi stessi” contro “gli altri” chiunque essi siano. “Porto il ragionamento all'estremo – scrive Denis De Rougemont – un autore che avesse come obiettivo nella vita e per la sua opera la sola idea di ‘restare sé stesso' non approderebbe a niente, in teoria. [...] Non ha forse il diritto, e il dovere, di andare oltre? Di correggere gli errori, di assorbire altre verità, di maturare, di diventare giorno per giorno un po' meno peggio di quello che può essere? [...] Lo stesso avviene per una cultura – nazionale, regionale, cantonale o locale [...]. Se pensiamo che restare sé stessi signifi chi semplicemente imitare i propri antenati [...] si riduce subito la cultura a folklore [...]. L'unico modo per restare fedeli a una tradizione è continuarla, non scimmiottarla. È stata creata? Bisogna andare oltre. Il vero problema che si pone a chi produce la cultura e i suoi strumenti non è quindi restare se stessi ma diventare se stessi”. Il lettore che volesse approfondire, può leggere “Federalismo Culturale” scritto nel 1963 da Denis De Rougemont, rilanciato ora dall'editore Pagine d'Arte, paginedarte@bluewin.ch.
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