Le visite dei pontefici
Francesco nutriva una devozione fi liale nei riguardi della Madre
del Signore, che defi niva, con espressione di straordinario
spessore teologico, come la “Vergine fatta Chiesa”. In lei, “Sposa
dello Spirito Santo”, egli contemplava non tanto la grandezza
dei doni divini ricevuti, che pur aveva costantemente presenti,
ma l'umile sequela del Cristo, la sua inimitabile storia di
comunione con il Figlio divino, la straordinaria esperienza di
vita che la portò a condividere – come nessun'altra creatura – la
vita quotidiana del Salvatore. Per un lungo spazio di trent'anni
Madre e Figlio vissero l'uno accanto all'altra, assimilandosi
reciprocamente. Maria, perciò, condivise in tutto e per tutto le
scelte di Lui. Secondo Tommaso da Celano, l'amore “indicibile”
che Francesco nutriva per la Madre di Cristo era motivato dal
fatto che Ella “aveva reso nostro fratello il Signore della maestà”.
Nella Lettera a tutti i fedeli, il Santo ricorda infatti che “l'altissimo
Padre celeste, per mezzo del santo suo angelo Gabriele, annunciò
questo Verbo del Padre, così degno, così santo e glorioso, nel grembo
della santa e gloriosa Vergine Maria, e dal grembo di lei ricevette la
vera carne della nostra umanità e fragilità. Lui, che era ricco sopra
ogni altra cosa, volle scegliere in questo mondo, insieme alla beatissima
Vergine, sua madre, la povertà”.
Maria – dunque – ha dato a Cristo la sua carne e Cristo, assieme
a Lei, ha scelto la povertà. Ecco dunque svelata la grandezza
della Madre: partecipò appieno alle scelte del Figlio divino,
eleggendo – come Lui – una vita povera, perché la “santa povertà
– dice ancora Francesco – confonde la cupidigia e l'avarizia e le
preoccupazioni del secolo presente”. Tanto che, rimproverando un
frate che si era espresso in modo negativo su un poveraccio, da
lui giudicato ricco nel desiderio, Francesco gli disse: “Quando
vedi un povero, fratello, ti è messo innanzi lo specchio del Signore e
della sua Madre povera”. Ed è ancora Tommaso a riferire che
egli “non poteva ripensare senza piangere in quanta penuria si era
trovata”, alla nascita del Figlio, “la Vergine poverella”.
“Una volta, mentre era seduto a pranzo, un frate gli ricordò la povertà
della beata Vergine e l'indigenza di Cristo suo Figlio. Subito si alzò da
mensa, scoppiò in singhiozzi di dolore, e col volto bagnato di lacrime
mangiò il resto del pane sulla nuda terra. Per questo – specifi ca
l'agiografo – chiamava la povertà virtù regale, perché rifulse con
tanto splendore nel Re e nella Regina.”
La tradizione cristiana si è sforzata di attribuire a Maria i titoli
più belli e più altisonanti; l'ha rivestita con scettri e corone,
poiché Regina potente presso il trono dell'Altissimo. Tutto ciò
– che è vero e sacrosanto – non deve però farci dimenticare la
causa di tanta grandezza, scaturita da una risposta di fede e da
una partecipazione piena alle umili scelte del Salvatore. Una
realtà, questa, che Francesco ebbe sempre presente.
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