francescanesimo

Una copia antica degli affreschi della Chiesa inferiore

Elvio Lunghi Redazione online
Pubblicato il 21-03-2018

Gli affreschi alle pareti della navata nella chiesa inferiore di San Francesco si presentano oggi estesamente lacunosi: chi lì eseguì e quando? In assenza di documenti d’archivio, di firme o di date, si può ipotizzare che la decisione di far decorare la navata con affreschi che illustrassero la conformità di Francesco alla passione di Cristo, nella “via santa” percorsa dai pellegrini in visita alla tomba di Assisi, sia successiva alla consacrazione della chiesa avvenuta alla presenza di Innocenzo IV il 25 maggio 1253. Il pontefice soggiornò nel convento papale di Assisi tra la primavera e l’estate 1253.


Notando come questa venerabile chiesa presentasse ancora un aspetto incompiuto, il 10 luglio il pontefice autorizzò il pro\curatore della basilica Filippo da Campello di poter spendere per lo spazio di venticinque anni le elemosine lasciate dai fedeli, onde completare nobilmente la costruzione e decorarla con opere insigni, seguendo le indicazioni del cardinale protettore Rinaldo da Jenne, in deroga alle Costituzioni dell’Ordine e nonostante l’opposizione del ministro generale o dei frati di Assisi.


Cosa poteva mancare ad Assisi? Sicuramente non mancavano Crocifissi e icone con l’immagine del santo, come la grande croce dipinta da Giunta Pisano nel 1236 su commissione di fra Elia; ma è difficile pensare che si potesse dipingere nella navata inferiore un programma iconografico coerente alla sequela Christi di Francesco, negli anni del duro scontro tra papa e imperatore, che vide il coinvolgimento dello stesso ministro generale fra Elia, allontanato dall’Ordine per essere partigiano di Federico II. Alla morte di Gregorio IX (1241), con l’elezione di Innocenzo IV la corte papale aveva lasciato la penisola per stabilirsi a Lione in Francia, dove resterà fin dopo la morte di Federico II di Svevia (1250). Tornato in Italia, Innocenzo IV si fermò per un biennio a Perugia, per poi raggiungere Assisi dove consacrò la chiesa e gli altari di San Francesco. Resterà ad Assisi fino al 4 ottobre, per poi spostarsi ad Anagni e da lì raggiungere Napoli, dove morirà nel dicembre 1254. Fu allora eletto pontefice Rinaldo da Jenne, sotto il nome di Alessandro IV. Prima di ascendere al pontificato, Rinaldo era stato cardinale protettore dei frati Minori e manterrà questa carica anche dopo la sua elezione a pontefice.


Chiari indizi fanno pensare che la decorazione della navata inferiore risalga al tempo del suo pontificato (1254-61). Il programma decorativo è ispirato a una interpretazione spirituale di san Francesco fatta propria da Alessandro IV; il quale fu presente alla morte del santo e vide e toccò le piaghe delle stimmate, in particolare la ferita sanguinante sul fianco. In una lettera pontificia dell’ottobre 1255, il poverello di Assisi viene presentato quasi fosse un altro Cristo, espressione ripresa da san Bonaventura nella Legenda maior, per avere impressi sul corpo i segni della redenzione dell’umanità operata dal Salvatore Gesù Cristo. Sulle pareti della navata cinque episodi della vita di san Francesco sono posti a confronto con altrettanti momenti della Passione di Cristo. Gli affreschi sono stati gravemente danneggiati con la costruzione delle cappelle laterali. È anzi probabile che la decisione di far dipingere le celebri storie della vita di san Francesco nella chiesa superiore sia stata presa in seguito alla distruzione degli affreschi più antichi alle pareti della chiesa inferiore.


Una idea parziale dell’aspetto originario di questi ultimi dipinti ci è restituita da una miniatura ritagliata da un corale francescano un tempo presente nella collezione Von Nemes di Monaco di Baviera. Si tratta di una “F” ritagliata dall’ufficio ritmico di san Francesco composto da Giuliano da Spira: forse dall’incipit alla vigilia della festa, “Franciscus vir catholicus”, o dal primo notturno, “Franciscus ut in publicum”. L’origine francescana del codice è rivelata dalle due storie che decorano gli occhielli separati dalla barra orizzontale: in alto le stimmate di san Francesco, in basso la predica agli uccelli. Nell’episodio delle stimmate, Francesco compare in ginocchio davanti a una ripida costa rocciosa, dove si vede una porta chiusa da un chiavistello a indicare la presenza di una grotta. Il santo ha le braccia levate, le palme delle mani aperte rivolte in direzione di un serafino in volo sopra la costa alberata di un monte. Nel secondo episodio, Francesco è in piedi, con un libro in mano, intento a benedire un vivace stormo di uccelli ai piedi di un albero; alle spalle del santo compare un frate con le mani levate in un gesto di ammirazione.


Ad Assisi la predica agli uccelli e le stimmate di san Francesco sono dipinte sulla parete a valle nella seconda campata. Entrambe le storie sono estesamente frammentarie ma è facile riconoscervi il modello seguito nella miniatura, salvo per la figura del frate che fu aggiunta alle spalle di Francesco da un pittore del XIV secolo. Segno evidente dell’importanza attribuita a queste storie prima della Leggenda Francescana giottesca.

Elvio Lunghi, storico dell'arte 

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