francescanesimo

La Chiesa di San Francesco in Deruta: un 'gioiello' nascosto tra storia, arte e fede

Redazione online Luca Nulli
Pubblicato il 30-11--0001

All’interno, si conserva una campana fusa per celebrare la canonizzazione di San Francesco nel 1228

Una domenica mattina come tante, sul finire di ottobre, con un cielo terzo che sembra preannunciare una tiepida giornata d’autunno, alle 7.41 una violenta scossa di terremoto, cambia il volto dell’Umbria. In breve le immagini della Basilica di San Benedetto crollata, fanno il giro del mondo: l’Umbria colpita nel suo cuore e profondamente ferita nei suoi luoghi in cui la fede cristiana da secoli annuncia la buona novella. Interi borghi medievali, con le loro chiese, secolari mete di pellegrinaggi e di devozione, si sono arrese sotto la violenza di quegli interminabili secondi. L’Umbria ne esce intensamente provata e il patrimonio culturale è il primo a pagare un prezzo molto alto. Tra i beni storici di grande interesse è danneggiata anche la chiesa di San Francesco in Deruta, che conserva tutt’ora la sua antica fisionomia gotica.

Incerta è la data di fondazione, ma il ricordo del passaggio per Deruta del Beato Egidio, fedele compagno di San Francesco (il cui culto fu per altro sancito nello Statuto Comunale del 1465), induce a ritenerla contemporanea alle più antiche fabbriche francescane. La prima notizia di un locus francescano nel castello è contenuta nel Provinciale Vetustissimus dei Frati Minori, redatto all’ inizio del XIV sec., nel quale l’insediamento di Deruta figura sotto la Provincia Sancti Francisci e la Custodia Perusina.  La chiesa fu consacrata nel 1388, dopo essere stata ricostruita a seguito di un violento terremoto che, nel 1303, fece crollare la volta a capriate. Un’importante menzione documentaria la si trova nel 1438, quando su sollecitazione dei frati derutesi, il Comune di Perugia stanzia un contributo di 10 fiorini per la celebrazione a Deruta del Capitolo dell’Ordine, segno indiscusso dell’importante ruolo del convento derutese nell’ambito della provincia minoritica. L’esterno in conci di arenaria, presenta lungo il fianco un portale leggermente strombato con colonnine lisce e una serie di bifore ogivali che proseguono lungo la curva absidale.

La facciata mostra in alto un rosone circolare in pietra bianca e rosata con eleganti motivi decorati, ed è proprio lei ad aver risentito particolarmente del terremoto del 30 ottobre L’interno, ad unica navata coperta a capriate, conserva numerose tracce dell’antica decorazione pittorica, riemersa dopo gli interventi di fine Ottocento. Affreschi di epoche diverse ne raccontano la lunga e secolare storia: un brano con  il martirio di Santa Caterina  d’Alessandria ove in basso corre un’iscrizione, che indica il nome del committente, Tommaso di Francesco di Orlando (nobile perugino di Porta Sant’Angelo che figura nel Libro Rosso del 1333), e la data di esecuzione 1339; dalla parte opposta un grande affresco della fine del trecento raffigurante la Vergine in trono tra i Santi Pietro, Paolo, Ludovico di Tolosa, Caterina e Francesco. Delicati frammenti di affreschi trecenteschi riaffiorano qua e la lungo le pareti: un San Pietro e un San Paolo del XV sec., un martirio di una Santa non meglio identificata e una testa di Santa monaca, databile al XIV sec. 


Nell’abside interamente decorata verso gli inizi del secolo scorso, è visibile in alto a sinistra, una Resurrezione di Cristo di scuola umbra del XIV sec. Decorazioni frammentarie di epoca gotica sono pure visibili sulla fronte dell’arco trionfale, in cui si individuano le immagini dei quattro Evangelisti e lo scorcio di una città medioevale. Due  nicchie di si aprono sulle pareti: una ci presenta Sant’Antonio da Padova e negli strombi scene della sua vita, databile al XV sec.- un ciclo che, per precocità e originalità, è quasi un unicum dal punto di vista dell’iconografia antoniana poichè alcuni dei nove miracoli rappresentati non hanno riscontro nelle ‘Vite’ del santo di Padova- mentre l’altra eseguita per mano di Domenico Alfani accoglie la Vergine tra i santi Francesco e Bernardino e sul registro inferiore San Girolamo e Sant’Antonio.


All’interno, si conserva una campana fusa per celebrare la canonizzazione di San Francesco nel 1228. In prossimità dell’abside si erge l’antico campanile, un tempo coronato da una cuspide demolita nel 1704, di forma architettonica singolare, non frequente in Umbria, per la presenza di cornici orizzontali che scandiscono in modo netto l’ascensionalità della canna forata da una serie di bifore sovrapposte. Nelle scorse settimane, si è svolto un sopralluogo per Valutare gli effetti del sisma ai fini della stabilità. Ne è emerso che il danno è concentrato sulla struttura della facciata che ha subito un tentativo di ribaltamento (rotazione verso l'esterno). Tale fenomeno è legato alla vulnerabilità strutturale, esaltata dalle sollecitazioni sismiche, in quanto la facciata non è quasi mai, costruttivamente parlando, bene ammorsata alle pareti e non ha elementi di irrigidimento, quali contrafforti, archi rampanti, che ne riducono la snellezza. Quindi riparare il danno significherà rendere la facciata solidale con il resto della costruzione, usando  tecniche semplici ormai note e collaudate nel tempo.


La chiesa un tempo ospitava numerose altre opere, in parte trasferite nella Pinacoteca Comunale ( la Madonna dei Consoli di Niccolò di Liberatore e l’Eterno tra i Santi Rocco e Romano di Pietro Perugino) e in parte disperse. Attiguo al fianco sinistro della chiesa è il chiostro che conserva due soli lati e scarsissime tracce delle antiche strutture trecentesche (pilastri di sostegno e conci in arenaria). Frammenti ormai illeggibili di affreschi del XVI sec., ancora visibili alla fine dell’ ottocento, si trovavano sopra la porta che immette nella sagrestia della chiesa. La chiesa francescana costituisce il principale luogo di culto di Deruta, con funzioni storicamente analoghe a quelle rivestite dalle cattedrali nelle città maggiori: è qui che i Derutesi si raccolgono per la celebrazione di tutte le principali ricorrenze religiose (dalla notte di Natale al venerdì Santo, così come chiaramente citato nello Statuto di Deruta Lib. I Cap. 33; Lib. III Cap. I), come d’altro canto sono le campane di san Francesco a scandire la giornata lavorativa e le principali ricorrenze liturgiche.  Luca Nulli Sargenti Storico dell’Arte

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