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Intervento dell'On. Gianfranco Fini, Presidente della Camera dei Deputati

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



E' con piacere che la Camera dei deputati celebra oggi una delle più grandi fi gure della storia della Chiesa e, nello stesso tempo, una delle personalità più rappresentative del Medioevo italiano. A settant'anni dalla proclamazione di san Francesco patrono d'Italia, è necessario accostarsi alla sua esperienza come una fonte permanente di insegnamenti non solo religiosi, ma anche morali e civili. La fi gura del Poverello di Assisi fa parte della memoria collettiva degli italiani ed è un vivo esempio di amore verso il prossimo e verso la natura, simbolo della pace e della fratellanza. II mondo di oggi ha più che mai bisogno di riaffermare questi valori, interiorizzandoli profondamente come misura dell' agire quotidiano a tutti i livelli in cui una società si articola.

Una straordinaria forza spirituale promana dalla sua fi gura: egli parlava al mondo raccogliendo uomini e donne nelle piazze, nelle chiese e nei mercati, spogliato di tutti i suoi averi e possedimenti, ricco solo della sua fede e dell'amore per il prossimo e per la natura. Per questo la sua rinuncia a ogni forma di potere e ricchezza rappresentò, e rappresenta tuttora, uno “scandalo” fecondo e una sfi da potente non solo per il suo tempo, ma anche per il nostro, che troppo spesso appare sedotto dai miti vuoti di un edonismo ingannevole e di un materialismo senza valori. Queste aspirazioni lo resero spesso un personaggio incompreso e talvolta perseguitato, ma il suo messaggio spirituale, morale e civile, denota una straordinaria corrispondenza con il mondo moderno, ma se si pensa a quanti secoli sono passati è ancora evidente l'attualità del suo messaggio. La continua esortazione ai valori del dialogo tra culture e l'incessante ricerca di un possibile e comune punto di incontro e di reciproco arricchimento tra i popoli rappresentano una speranza viva e forte per la nostra epoca. Negli attuali tempi della globalizzazione, che generano tensioni sul piano sociale e rischiano di minare la coesione della collettività, dobbiamo ricordarci del messaggio francescano e della sua costante attenzione per gli ultimi. Francesco è un santo che interroga severamente la società moderna – per questo ho già detto che è estremamente attuale il suo messaggio –, perché ci richiama al dovere di guardare costantemente e con attenzione alle fasce deboli, ai poveri, agli anziani, agli emarginati e credo che oggi bisogna dire agli immigrati. Quest'attenzione alla sofferenza degli ultimi può e deve integrarsi con quei principi di libertà economica e di progresso tecnologico che hanno permesso a milioni di persone di affrancarsi da storiche condizioni di povertà. Anche un mondo come quello odierno, giustamente proiettato verso il massimo sviluppo possibile ed ecocompatibile delle energie produttive, ha bisogno di un supplemento di anima e di solidi valori umani, quali quelli che fanno parte del messaggio spirituale di san Francesco.

Principi di civiltà e dialogo
II mio auspicio è che le Istituzioni e la società civile traggano ispirazione dall'eredità francescana e sappiano affermare i principi di civiltà e dialogo che la fi gura di san Francesco sa richiamare nelle nostre coscienze. Disse Giovanni Paolo II durante una sua visita al Quirinale: «Diffi cilmente si potrebbe trovare un'altra fi gura che incarni in sé in modo altrettanto ricco e armonioso le caratteristiche proprie del genio italico. Francesco seppe elevarsi tra le fazioni in lotta, predicando il Vangelo della pace e dell'amore, in piena fedeltà della Chiesa di cui si sentiva fi glio, e in totale adesione al popolo, di cui si riconosceva parte». Gli insegnamenti del Santo di Assisi sono stati accolti infatti da uomini e donne di qualsiasi epoca come patrimonio universale, senza alcuna esclusione. A tal riguardo, voglio ricordare le parole del vescovo di Terni, Vincenzo Paglia: «questa la pace per Francesco: non una cosa da fare, ma un modo di essere e di vivere tra gli uomini. Solo se si è uomini pacifi ci si può essere pacifi catori». Anche per queste ragioni il Parlamento ha fatto bene a riconoscere, in onore dei Patroni d'Italia, san Francesco d'Assisi e santa Caterina da Siena, il 4 ottobre come giornata della pace, della fraternità e del dialogo tra culture e religioni diverse. Ritengo che ciò costituisca una preziosa occasione per richiamare, soprattutto tra i giovani, gli insegnamenti e i valori del dialogo e della solidarietà.

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