Speciale invasione Ucraina

Ucraina, guerra più guerra non fa pace

Marco Tarquinio - Direttore Avvenire Ansa - MIGUEL A. LOPES
Pubblicato il 05-05-2022

La pace è roba da piccoli, da bambini

Dicono che per far finire la guerra bisogna fare più guerra. E a noi che diciamo che non è vero, che guerra più guerra in Ucraina e ovunque significa solo un più grande massacro di vite umane e di verità, ribattono: e allora come lo fermate, voi, Putin? Lo fermate con le preghiere e le marce per la pace? Con le carovane di pacifisti, le missioni della Caritas che portano cibo e medicine in Ucraina e riportano in salvo i disabili e ancora altri profughi? Lo fermate con la diplomazia degli smidollati disposti a parlare con il «criminale del Cremlino»? Lo fermate con le buone intenzioni e con le buone azioni che le nonne, le madri e le maestre insegnano ai bambini: "Ricordati, quando due si picchiano, ha ragione solo il primo che smette"?

Già, la guerra è cosa da grandi, da uomini veri. (Pensateci: dove sono finite le foto delle bambine col fucile e dei ragazzini d’Ucraina con le molotov? Evaporate con i massicci rifornimenti di armi da adulti. Pensateci: dove sono finiti i ragazzi russi di neanche vent’anni, «partiti soldato e non ancora tornati», come canterebbe De Gregori, perché morti al fronte? Ragazzi dei quali le madri cercano invano qualche notizia mentre i loro corpi non vengono accettati indietro dai generali di Putin).

Già, la guerra è cosa da grandi. E la pace è roba da piccoli, da bambini. Per questo non ne facciamo più di bambini, noi come i russi. E facciamo le guerre, i russi come noi. Magari per procura. Le guerre attraverso gli altri. Costi quel che costi. Se necessario – constatazione dolente e amarissima di Jeffrey Sachs – «fino all’ultimo ucraino». Parole terribili, che potrebbero stare in bocca all’uomo del Cremlino e stanno in testa agli strateghi, d’occidente e d’oriente, della nuova guerra fredda.

Una volta si diceva "Dio lo vuole", oggi qualcuno si azzarda ancora a dirlo, ma ormai basta dire "il popolo lo vuole", anzi quel popolo lo vuole. Assolutamente lo vuole. E anche questo è populismo, e della peggior specie.

Guerra più guerra, allora, non per "resistere" non per "liberare", ma per "vincere", e a quel punto, solo a quel punto, far finire finalmente la nuova e atroce tappa dell’eterna guerra dei grandi che distrugge la vita e la pace dei piccoli.

No, mille volte no. Ma noi, che vogliamo pace e chiediamo tregua immediata, come lo fermiamo Putin? Noi che diamo ascolto a papa Francesco che chiama i giochi di potere «follia», il riarmo una «vergogna» e la guerra «sacrilega». Noi che prendiamo esempio da Gandhi, King, Mandela, Capitini e Tonino Bello (anche se è quasi tutta gente morta ammazzata o troppo giovane). Noi che crediamo in una resistenza nonviolenta persino alla guerra dei carri armati. Noi che ci emozioniamo e ci mobilitiamo per non lasciar soli i Nastri Verdi dei coraggiosi e disarmati obiettori russi al regime di Putin. Noi che ci entusiasmiamo per gli ucraini che affrontano con pura voce, mani alzate e bandiere giallo-blu le colonne militari venute da est.

Non so più quante volte ce lo hanno chiesto: voi che vi dite nonviolenti, come lo fermate Putin?
(Lo stesso Putin che attraverso i suoi scherani ha sostenuto – ma questo glielo rinfacciamo in pochi – la "nave nera" che nel Mediterraneo ha dato in lungo e in largo la caccia a chi soccorre i profughi dalla pelle scura, scappati da altre guerre che magari armiamo, ma preferiamo non vedere e non riconoscere).

Scusate. Ma voi, voi altri, voi che avete l’unica risposta – la guerra – e tutte le armi, tutte le strategie e tutti i calcoli giusti, lo avete forse fermato il signor Putin? O vi state facendo suoi soci nella nuova guerra dei mondi? Diteci come lo fermate voi che vorreste proibirci anche solo di dire che una Terra più piena di armi non è un posto sicuro, ma è un mondo che non sa vivere la pace e dunque si prepara a far perdere all’umanità la prossima guerra.

Quando ero giovane, mi ero piazzato davanti agli occhi, sulla scrivania, una frase di Leo Longanesi «Quando potremo scrivere tutta la verità, non ce la ricorderemo più». Era un monito. L’ho tolta, ormai da parecchio tempo. Il tempo di dire la verità è sempre adesso. Nessuno ha la verità in tasca, e la verità è una strada, ma ci sono verità semplici. Gli eroi sono quelli che non uccidono. E guerra più guerra non fa pace. (Avvenire)

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