societa

Un team per svelare i misteri delle mummie delle Catacombe dei Cappuccini

Felice Cavallaro Corriere.it Ansa
Pubblicato il 14-01-2022

Laboratori mobili e apparecchiature radiologiche

Arriva dalla Staffordshire University una squadra di ricercatori britannici per scoprire i segreti della più grande collezione di mummie contemporanee al mondo, come dicono i frati che si muovono discreti fra le Catacombe dei Cappuccini, tappa obbligata per i viaggiatori che vogliono scoprire misteri e segreti di Palermo. Per farlo gli inglesi sbarcano armati di laboratori mobili e apparecchiature radiologiche. Decisi soprattutto a svelare identità, malattie e tecniche di imbalsamazione dei 163 bambini sepolti fra le nicchie dove sono in mostra 1284 corpi. Gli stessi sfiorati recentemente dalle telecamere di Alberto Angela e tante volte dalle cineprese di registi impegnati soprattutto in film di mafia. A cominciare dal capolavoro di Rosi, Cadaveri eccellenti.

Guida la missione la bio-archeologa Kristy Squires, che spera di ottenere importanti risultati scientifici dalla storia di queste mummie conservate da due secoli nei sotterranei del convento vicino al famoso cimitero monumentale dei Cappuccini, dove il 5 maggio 1971 fu ucciso dai Corleonesi di Luciano Liggio il procuratore della Repubblica Pietro Scaglione. Altra storia. La prima indagine degli universitari inglesi punterà infatti allo studio delle 41 salme della cosiddetta «Cappella dei bambini». L’obiettivo dichiarato non è solo quello di esaminare le parti anatomiche, come spiega la professoressa Squires, anche parlando con il Guardian: «Incroceremo i dati raccolti con le informazioni d’archivio dei frati cappuccini e anche le foto che scatteremo ci aiuteranno a risalire allo sviluppo dei bimbi, alle biografie, alle malattie che hanno determinato i decessi, compreso lo studio sulle tecniche di mummificazione».

Dagli spagnoli alla mummia del Similaun
Non è la prima volta che si lavora su questo fronte. Nel 2008 l’Università di Palermo è stata in prima linea con il professore Luca Sineo, docente di antropologia, biologo, specialista in genetica medica presso il dipartimento di Scienze e tecnologie biologiche, chimiche e farmaceutiche dove ha lavorato per le ricerche sulle mummie dei Cappuccini in sintonia con il dottor Giuseppe Carotenuto, medico che ha partecipato a precedenti ricerche. Un lavoro lungo, seguito e preceduto da altri interventi di studiosi provenienti da Madrid, da ricercatori del National Geographic, dagli esperti del centro Eurac di Bolzano, il polo privato famoso per lo studio della mummia del Similaun, ritrovata nel 1991 nel ghiacciaio delle Alpi Venoste, al confine con l’Austria. Indagini in quantità fra le catacombe di Palermo, con risultati interessanti confluiti in seminari e riviste specializzate. Come quelli legati alla cosiddetta catena trofica, spiega il professore Sineo: «Importanti sono scoperte e studi di agenti degradanti, muffe, acari... fino alla valutazione di materiali utilizzati per la conservazione, oltre ai dati genetici...». Non a caso il dottor Carotenuto descrive le mummie che per mesi ha analizzato e fotografato «archivi archeologici in grado di farci scoprire anche costumi e abitudini di un’epoca».

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