societa

Pane e aiuti: la questione sociale

Antonello Averaimo Ansa - CESARE ABBATE
Pubblicato il 28-05-2020

Coronavirus: l'altra faccia

In crescita le richieste di sostegno alimentare dai nuovi poveri. E l' usura diventa fenomeno di 'vicinato'. Campania, i parroci denunciano le infiltrazioni dei clan nella gestione dei pacchi viveri per chi ha fame.

Il boom della povertà da una parte. Il dramma dell'usura dall'altra. Sono le due facce della grande 'questione sociale' esplosa con il coronavirus. Le code ordinate e in crescita alle mense della Caritas di «tante persone mai viste prima», dicono gli operatori, rappresentano concretamente la dimensione della crisi che sta accompagnando intere famiglie, senza più risorse.

Allo stesso modo, la tentazione di scorciatoie come quelle dell''usura di vicinato', che raccontiamo qui sotto, è già stata denunciata da chi sta sul territorio, a partire da sindaci e Terzo settore. Ieri, sul tema, è intervenuto in modo ancora più chiaro il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, sottolineando che «alcune banche, per loro convenienze, stanno penalizzando determinati territori e ne stanno favorendo altri: il risultato è che in specifiche aree del Paese, soprattutto del Sud, si sta allargando il rischio usura per le imprese, perché chi non ottiene finanziamenti in banca finisce molto probabilmente in mano alla criminalità organizzata ». Intanto Caritas, che ieri ha ricevuto in dono da Eridania oltre 60mila confezioni di zucchero, ha segnalato aumenti del 20/50% nelle richieste di aiuti alimentari, che si tratti di pasti da asporto, pacchi a domicilio, empori e buoni spesa.

Ma la strategia di consenso dei clan si è spinta anche oltre. In alcuni casi, i criminali sono entrati perfino nella gestione degli aiuti alle famiglie bisognose predisposti dalle parrocchie nei mesi della pandemia. È la denuncia proveniente dalla diocesi di Pozzuoli, che oltre all' area flegrea comprende nel proprio territorio parte dell' area occidentale di Napoli. Proprio da quei quartieri sono arrivate segnalazioni di diversi parroci. «L' emergenza Covid-19 è stata una grande stagione della carità per le parrocchie napoletane, ma in alcune di esse la camorra ha voluto mettere le mani e il cappello sugli aiuti alle famiglie bisognose». A parlare è Luigi Cuomo, presidente della Fondazione Paulus.

La fondazione, nata in seno alla Caritas diocesana dieci anni fa per volere del vescovo, Gennaro Pascarella, si occupa di lotta all' usura e al racket. Il nome 'Paulus' richiama alla memoria il passaggio in catene di san Paolo a Pozzuoli. Anche chi è finito nella rete dei criminali è nelle stesse condizioni dell' apostolo. «Sono iniziate ad arrivare - spiega il presidente della fondazione - segnalazioni da diverse parrocchie della diocesi, soprattutto dalla periferia occidentale di Napoli. In un caso, i camorristi si sono addirittura impossessati dei pacchi predisposti per le famiglie in difficoltà, distribuendole ai propri favoriti.

Altre volte, pur non entrando direttamente nella rete degli aiuti, hanno fatto di tutto perché la loro opera di distribuzione degli aiuti apparisse come riconducibile alla Chiesa». In questo modo, la camorra ha voluto mostrarsi «amica del popolo e vicina ai preti». «Solo così si spiegano le infiltrazioni che sono state denunciate dai parroci della diocesi. La criminalità organizzata locale ha voluto intromettersi nell' opera di solidarietà a vantaggio delle famiglie bisognose per conquistare il favore della popolazione e travestirsi da 'buona'. Ma alcuni parroci hanno levato la propria voce a tutela dei più deboli».

La strategia dei clan è sempre la stessa: «Sottomettere i beneficiari degli aiuti, proprio come avviene con l' usura, per poi passare all' incasso a tempo debito».

Le denunce provenienti dai propri sacerdoti hanno allarmato il vescovo, che ha convocato Cuomo e i rappresentanti delle foranie della diocesi e chiesto loro di denunciare ogni abuso passato e futuro. Qualsiasi tentativo di infiltrazione nelle opere di carità dovrà essere segnalato in Curia.

Intanto, sono giunte segnalazioni analoghe anche da Castellammare di Stabia. I rappresentanti della diocesi di Pozzuoli hanno stabilito contatti con la diocesi di Sorrento-Castellammare per avviare azioni comuni.

Nel frattempo, la Fondazione Paulus, la diocesi di Pozzuoli e le altre diocesi del Napoletano devono anche fare i conti l' altro fronte dell' attivismo dei clan in questo periodo: l' usura. Un fenomeno particolarmente diffuso nei contesti più poveri di Napoli e della sua provincia, ben noto ai parroci. Molti dei loro parrocchiani stanno finendo nella morsa degli usurai per far fronte alle ristrettezze economiche figlie dell' emergenza. C' è il grande usuraio, che muove grosse somme di denaro, e la cosiddetta 'usura di vicinato', fatta di piccole cifre. «Tra qualche mese - sospira Cuomo - torneranno da noi per chiedere aiuto contro chi li tiene in scacco. Noi li accompagneremo dalle forze dell' ordine a denunciare. Solo allora avremo chiara la portata del fenomeno». (Avvenire)

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