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In Italia servono più servizi per bambini e famiglie

Diego Motta Pixabay
Pubblicato il 30-04-2021

Il report della Fondazione con i bambini e Openpolis

Più posti per i bambini sotto i 3 anni, più strutture sul territorio e più uguaglianza tra Nord e Sud. È un elenco di cose da fare molto impegnativo, quello che attende il governo sulla questione asili nido. Un tema cruciale, ancor più adesso che la pandemia ha fatto emergere differenze storiche lungo la penisola. Il problema non riguarda solo l’offerta di servizi da parte delle comunità, ma sempre più coinvolgerà il lato della domanda, con intere famiglie chiamate a scelte cruciali per il futuro dei figli. «Siamo in mezzo alla tempesta, ma dobbiamo guardare all’orizzonte che ci sta davanti mettendo soprattutto le donne nelle condizioni di conciliare lavoro e cura» spiega Marco Rossi Doria, presidente della Fondazione Con i Bambini, che ha presentato con Openpolis il rapporto nazionale sugli asili nido.

La fotografia del territorio

Mancano 100mila posti negli asili nido italiani per raggiungere l’obiettivo europeo del 33%. Qualcosa, nell’ultimo periodo, è cambiato in Italia: in sei anni l’offerta è cresciuta, da 22,5 posti a disposizione ogni 100 bambini con meno di 3 anni si è passati a 25,5 ogni 100. Il problema resta l’eterno divario Nord-Sud: i servizi non sono ancora diffusi a livello territoriale in modo omogeneo, ci sono 18,5 punti di divario, secondo le statistiche, tra Centro-Nord e Mezzogiorno nella copertura di nidi e servizi prima infanzia. Tra le 10 città con più alta copertura, in testa c’è Bolzano, con 68,1 posti nido ogni 100 residenti 0-2 anni. Bene l’Emilia-Romagna, che supera il target del 33%, e anche la Toscana, con 6 province oltre la stessa soglia. A sorpresa, la copertura nei servizi della Sardegna è in linea con le regioni settentrionali, mentre vanno molto male 8 province in cui non si raggiunge nemmeno la quota di un posto nido ogni 10 bimbi residenti. Peggio di tutti fa Caltanissetta (6,2%). L’altra frattura è quella tra i maggiori centri urbani dove il servizio è più diffuso e i Comuni delle aree interne, dove la domanda è debole. (L'articolo completo su Avvenire

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