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I carcerati vestono i frati francescani

Gelsomino Del Guercio Andrea Cova
Pubblicato il 14-11-2023

L’esperimento nel carcere di Castelfranco Emilia, già laboratorio di ostie

Prime le ostie e ora i frati francescani. Nella Casa di Reclusione di Castelfranco Emilia da alcuni mesi è attivo un laboratorio sartoriale che produce abiti da frate, cioè il classico saio francescano. È l’unica struttura carceraria italiana a produrre questo tipo di abbigliamento.

UN DETENUTO DEL GAMBIA
L’iniziativa è della cooperativa sociale Giorni Nuovi di Modena, aderente a Confcooperative Terre d’Emilia, costituita nel 2015 da cinque persone che prestano volontariato nelle carceri modenesi da una dozzina d’anni. «Un detenuto originario del Gambia, che nel suo paese aveva imparato il mestiere di sarto, confeziona il saio francescano in collaborazione con due sarte volontarie – spiega il presidente di Giorni Nuovi Francesco Pagano al portale nazionale delle coop “Italia Cooperativa” – Il tessuto lo compriamo a Modena e Carpi, i clienti invece sono frati di vari conventi italiani».

SAI E CAMICINE DA BATTESIMO
Ma come nasce l’idea di produrre abiti per i frati francescani? Il suggerimento è venuto dal cappellano della Casa di reclusione di Castelfranco, che è un frate francescano. «Oltre ai sai, il nostro laboratorio confeziona camicine da battesimo in cotone, rifinite con pizzo di prima qualità e ricamo con filo d’oro. I clienti di questo prodotto sono le parrocchie di tutta Italia, che acquistano attraverso il sito www.giorninuovi.jimdofree.com». Nell’istituto di Castelfranco saranno presto realizzati altri paramenti, come tuniche per la prima comunione e per i diaconi.

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IL LABORATORIO DI OSTIE
Nella Casa di reclusione di Castelfranco Emilia funziona a pieno ritmo da tre anni e mezzo un ostificio, cioè un laboratorio per la produzione di ostie e particole. Al processo di produzione - con un’impastatrice, una macchina per le cialde, un umidificatore, una taglierina e una sigillatrice - lavorano due detenuti, assunti dalla cooperativa: entrambi sono impegnati quattro ore al giorno.

L’ACQUISTO DI ZUPPI
Le materie prime sono farina doppio zero e acqua. La produzione quotidiana è di circa 25 pacchi da 500 particole e quindici confezioni da 25 ostie usate dal celebrante. «Sembra un lavoro facile, invece richiede molta attenzione e scrupolo», conclude Pagano, aggiungendo che l’arcivescovo di Bologna cardinale Matteo Maria Zuppi ha finanziato l’acquisto dei macchinari, successivamente donati al carcere dalla cooperativa.

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