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Bonetti: 'Il lockdown ha aumentato la violenza sulle donne'

Luisa Benevieri Ansa - Luca Zennaro
Pubblicato il 08-03-2021

Sono in crescita le chiamate al 1522

Restate in casa, è una delle raccomandazioni più diffuse durante il primo periodo della pandemia.  Andrà tutto bene. Per qualcuna tutto non è andato bene: donne costrette in casa col proprio aguzzino. Tanto da vedere, secondo i dati Istat e del Dipartimento per le Pari Opportunità, un incremento del 73% di chiamate al 1522, il numero antiviolenza.

I dati rilevati – commenta la ministra Elena Bonettici mostrano purtroppo gli effetti della pandemia sul fenomeno della violenza, in particolare di quella domestica. Avere contezza della situazione è essenziale per attivare politiche efficaci, ma occorre mettere tutti gli operatori nelle condizioni di fare concretamente il meglio, anche nell'attuale situazione.

I numeri non mentono e spaventano. Negli ultimi anni le chiamate valide al 1522 sono state in costante aumento, con un incremento nel 2019 rispetto al 2016 pari al 20,7%, da 17.616 a 26.477. Nel 2020 le chiamate valide sono fortemente aumentate superando in 10 mesi i livelli degli anni precedenti. Le chiamate hanno raggiunto incrementi elevatissimi in corrispondenza dei mesi del lockdown, con 5.031 telefonate valide dal 1° marzo a metà aprile (il 73% in più rispetto allo stesso periodo nel 2019).

A chiedere aiuto sono, in più del 90% dei casi, le persone vittime della violenza, ma le chiamate arrivano anche da parenti, amici, conoscenti e da operatori. In ambito famigliare a segnalare la violenza sono soprattutto i genitori delle vittime (22,3% nel 2020), seguiti dai figli (15,4%) e dai fratelli o sorelle (11,3%). La violenza riportata è, nel 58,4% dei casi, ad opera di partner attuali, nel 15,3% di ex partner e nel 18,8% di un famigliare (prevalentemente genitori o figli). 

Tra le tantissime iniziative messe in campo ce n’è una volta a garantire l’indipendenza economica alle donne vittime di violenza. Il Dipartimento delle Pari Opportunità, unitamente a Abi, Federcasse (la Federazione Italiana delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali), Ente Nazionale per il Microcredito e Caritas Italiana, ha definito un Protocollo d’intesa per l’istituzione del “Microcredito di libertà”.

Si tratta di uno specifico strumento finanziario con l’obiettivo di supportare e accompagnare le donne colpite da violenza e assistite dai Centri Antiviolenza in un percorso di liberazione e re-introduzione nelle comunità attraverso l’emancipazione economica. Uno strumento inclusivo di assistenza e promozione, che punta sulla fiducia e sulla responsabilità e sull’acquisizione di nuove competenze. Il Protocollo prevede l’attivazione di un sistema di microcredito (imprenditoriale e sociale) dedicato all’emancipazione delle donne vittime di violenza da forme di sudditanza economica, che possono anche determinarsi o acuirsi nei casi in cui le donne denuncino le violenze subìte e si allontanino da contesti di supporto economico basati sui rapporti famigliari o sociali nei quali le violenze si sono manifestate. 

Il microcredito di libertà – spiega la ministra Elena Bonettiè uno strumento che consentirà alle donne vittime di violenza di costruire un percorso di vita nuova possibile. Sostenerle e accompagnarle è il compito a cui come Istituzioni e come Paese siamo chiamati oggi, unitamente alla promozione della loro autonomia e della loro libertà. Ringrazio chi ci ha creduto sin dal primo momento. Contrastare questo fenomeno è possibile, se lo facciamo tutti insieme”.

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