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Arte, la resurrezione di Cristo nella Basilica di San Francesco - Noli me tangere

Elvio Lunghi Archivio Fotografico Sacro Convento di Assisi - Pa
Pubblicato il 13-04-2017

Affresco di Giotto nella Cappella della Maddalena

La mattina seguente la sepoltura di Gesù, Maria Maddalena si recò alla tomba, vide il sepolcro aperto e trovò al suo interno due angeli vestiti di bianco. All'esterno della tomba c'era un uomo che Maria scambiò per il custode del giardino, ma nel quale riconobbe Gesù quando questi la chiamò per nome. La donna si avvicinò, ma Gesù la fermò dicendole «Noli me tangere»: non mi trattenere (cfr. Gv 20, 1-17).

Gli incarnati — teste e mani — dei due angeli seduti sopra il sepolcro vuoto sono stati dipinti sopra una lamina metallica di foglietti d'oro. Lo stesso espediente è stato adottato per la figura di Gesù, che è circondata da un alone di raggi dorati a significare la dimensione spirituale dello stato di risorto in seguito alla risurrezione.

La Risurrezione di Cristo nella basilica superiore segue il racconto del Vangelo di Luca, che ha per oggetto il colloquio tra le pie donne e gli angeli accanto alla tomba vuota. A Padova, nella cappella dell'Arena, Giotto seguì il Vangelo di Giovanni, che riutilizzò ad Assisi con poche ma significative varianti: togliendo i soldati addormentati a terra e aggiungendo i due angeli in volo sulla destra.

La storia è ambientata in un paesaggio collinare con le vette coperte da un tappeto erboso e rari alberelli con le prime gemme sui rami, che si apre a ventaglio in calanchi scavati nelle terre argillose, aride e povere di vegetazione. Sono i paesaggi essenziali e sognanti dipinti da Giotto nelle storie della vita di san Francesco e negli affreschi di Padova; simili a tanti orizzonti toscani fatti di crete bruciate dal sole e scavate dall'acqua.

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