Le visite dei pontefici
Tre anni fa, in questi giorni, moriva l’ambasciatore Antonio Puri Purini. Aveva da poco compiuto 70 anni: nonostante l’aggravarsi della malattia, aveva voluto festeggiarli con i suoi numerosi amici sparsi in tutto il mondo.
Era nato in Grecia nel 1942; al suo battesimo era presente Papa Giovanni XXIII, allora nunzio apostolico in Turchia. A poco più di vent’anni era entrato nella carriera diplomatica ed aveva servito il suo Paese fino al momento della pensione, arrivata quasi cinquant’anni più tardi. Una lunga carriera costellata di sedi importanti all’estero e di incarichi delicati in Italia: consigliere diplomatico del presidente della Repubblica Ciampi e ancora, da giovane diplomatico, capo della segreteria dell’onorevole Fanfani, allora presidente del Consiglio. Poi membro della commissione per la denuclearizzazione della centrale di Chernobyl e molto altro ancora.
Negli anni 90, come Ministro consigliere a Washington, si batté per la ricerca di fondi affinché venisse restaurata la Basilica Superiore di Assisi, semi distrutta dal terribile terremoto. Era andato da poco in pensione quando il direttore del Corriere della Sera gli propose di scrivere sulla pagina del quotidiano dedicata all’attualità. I suoi articoli, incisivi e penetranti, gli procurarono immediatamente un enorme numero di lettori. Me ne accorsi perché nominandolo, anche per caso e in mezzo ad estranei, mi sentivo dire: “Dica a suo fratello che sono d’accordo con lui!”. O tra colleghi d’ufficio: “Oggi tuo fratello ha superato se stesso!”.
Tra le sue passioni, dopo la famiglia (moglie, quattro figli, un genero e due nipoti), l’arte contemporanea: era ragazzo quando arrivò a casa con una strana sedia gotica di legno grezzo per la quale tutti lo prendemmo in giro. L’artista, Mario Ceroli, divenne famoso poco dopo: fu la prima delle sue tante intuizioni. Capì - come i grandi precursori dell’idea d’Europa - che il contesto di unione economica e politica oggi in parte realizzato avrebbe garantito all’Italia una posizione sicura in un mondo ormai composto da grandi complessi geopolitici e unioni di Stati.
Quando morì, l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano inviò alla sua famiglia questo messaggio: "Apprendo la dolorosa notizia della scomparsa di Antonio Puri Purini ed esprimo la mia profonda personale commozione condivisa da tutti i collaboratori della Presidenza della Repubblica tra i quali egli si distinse per l'alto livello dei suoi contributi e per l'alta distinzione della sua figura. Diplomatico eccellente di lungo corso, Puri Purini al culmine della sua carriera ebbe possibilità di esplicare al massimo le sue speciali attitudini istituzionali e culturali nel servizio reso come consigliere diplomatico del presidente Ciampi e infine come ambasciatore italiano a Berlino. Caratteristica essenziale del suo impegno - proseguì Napolitano - è stata sempre la più ferma e lungimirante visione europeista, espressa anche nella sapiente valorizzazione delle relazioni italo tedesche come perno tra i più validi del progetto di integrazione. La diplomazia italiana e le istituzioni repubblicane gli debbono un apporto di rara qualità e gli rendono in questo triste momento solenne omaggio. Partecipo con sentimento di affettuosa vicinanza al cordoglio dei famigliari". A distanza di tre anni, di Antonio Puri Purini restano intatti il ricordo e la coraggiosa testimonianza.
Annamaria Puri Purini
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