societa

Anche san Francesco d'Assisi s'imbarcò da clandestino

Don Felice Accrocca
Pubblicato il 30-11--0001

“Francesco salì su una nave con il desiderio di recarsi in Siria, ma venti contrari dirottarono l’imbarcazione sulle coste dalmate.

Visto che non vi erano altre navi in partenza per la sua originaria destinazione, cercò allora di rientrare in Italia: i marinai di una nave diretta ad Ancona, però, non vollero riceverlo, adducendo quale motivazione del loro rifiuto l’insufficienza di viveri”. Scriverà il primo agiografo francescano che “il santo, fiducioso nella bontà di Dio, salì di nascosto sull’imbarcazione con il suo compagno.

Ed ecco sopraggiungere, mosso dalla divina Provvidenza, un tale, sconosciuto a tutti, che consegnò a uno dell’equipaggio che era timorato di Dio delle vivande, dicendogli: ‘Prendi queste cose e dalle fedelmente a quei poveretti che sono nascosti nella nave, ogni volta che ne avranno bisogno’.

E avvenne che, scoppiata una paurosa burrasca, i marinai, affaticandosi per molti giorni a remare, consumarono tutti i loro viveri; rimasero solo quelli del poverello Francesco; i quali si moltiplicarono talmente, con la grazia e la potenza operativa di Dio, che, essendovi ancora molti giorni di navigazione, bastarono abbondantemente alla necessità di tutti finché giunsero al porto di Ancona.

Allora i marinai compresero che erano stati scampati dai pericoli del mare per mezzo del servo di Dio Francesco” (1Cel 55). La lezione di questo ennesimo “fioretto” francescano è una provocazione: come san Francesco, ritenuto dai marinai un problema, si rivelò una risorsa, così oggi può accadere per i “poveri cristi” che sbarcano a Lampedusa e altrove.

“Non voglio con ciò dire – continua don Accrocca – che bisogna aprirci a un’accoglienza illimitata e senza condizioni, perché il bene ha le sue regole e bisogna rispettarle, e noi, come mi ripeteva sempre il mio vescovo mons. Giuseppe Petrocchi ora arcivescovo di L’Aquila, dobbiamo imparare a fare bene il bene. Neppure però dobbiamo dimenticare che i poveri cristi che approdano alle nostre coste su carrette del mare sono l’incarnazione viva di Cristo (non ce l’ha detto Lui stesso?) e che quegli stessi, che siamo subito pronti ad avvertire come un problema, potranno essere un domani, anche per noi, una risorsa”.

Il Papa venuto dalla fine del mondo, che ha scelto il nome del poverello di Assisi, ci ha fatto vedere oggi concretamente come avvicinarsi a questi ultimi tra gli ultimi: con lo sguardo ridente e la mano tesa, come si conviene tra fratelli. Mostrando plasticamente che l’accoglienza vera supera e spesso risolve i problemi che pure ci sono, trasformandoli in opportunità per tutti.

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA