Le visite dei pontefici
La dichiarazione di Abu Dhabi affonda le radici nell’incontro voluto da Wojtyla nel 1986
Un anno fa, il 4 febbraio 2019, papa Francesco e il grande imam di al-Azhar, Ahmad al-Tayyib firmarono ad Abu Dhabi il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune. Non fu un’improvvisazione né un accordo destinato a restare sulla carta. Quell’accordo veniva da lontano. La Chiesa cattolica, dal Vaticano II, ha imboccato la via del dialogo con le religioni, come espressione della sua vocazione: «La Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere», era l’imperativo di Paolo VI.
Il dialogo con l’islam, sulle orme di alcuni precursori, aveva percorso dagli anni Sessanta una via non sempre facile e costruttiva. Ai cattolici sembravano mancare interlocutori rappresentativi nel mondo musulmano. Ma, intanto, l’islam cambiava in profondità e si divideva con la crescita del fondamentalismo. Era possibile dialogare con l’islam? Giovanni Paolo II credeva che fosse necessario. Recependo l’impulso conciliare al dialogo interreligioso, invitò nel 1986 i leader delle religioni mondiali ad Assisi a pregare gli uni accanto agli altri. L’incontro rappresentò l’immagine delle religioni in pace tra loro. Insieme le religioni contribuivano a costruire la civiltà del vivere insieme. C’erano pure i musulmani. Al-Tayyib, prima di essere grande imam di al Azhar, ha partecipato a vari incontri nello “spirito di Assisi”.
Ha poi, lui stesso, realizzato vari dialoghi con le religioni e mostrato grande attenzione alla Chiesa cattolica. Al-Tayyib, guida della più importante università islamica e con un alto profilo spirituale (proviene da una famiglia egiziana di sufi), si è imposto come autorevole interlocutore nel dialogo. È convinto, anche nel confronto con l’islam radicale, che i musulmani debbano lavorare per la pace e per il vivere insieme. Molto felice è stato il suo incontro personale con Francesco, che fin da Buenos Aires ha vissuto il dialogo con ebrei e musulmani.
Nel quadro della riunione interreligiosa di Abu Dhabi è stato firmato il Documento sulla fratellanza umana: «Un invito alla riconciliazione e alla fratellanza tra tutti i credenti, anzi tra i credenti e i non credenti, e tra tutte le persone di buona volontà». Nel 2019 si è lavorato molto per diffondere il contenuto e si è formato un comitato islamo-cristiano per l’implementazione degli ideali dell’accordo. Il testo è stato discusso in molte istituzioni cristiane e musulmane.
In un periodo di forti tensioni internazionali e con punte di odio e contrapposizione è decisivo imparare a vivere insieme nella diversità. Lo proponeva Wojtyla già da Assisi nel 1986, invitando a pregare uno accanto all’altro per una convivenza di pace. Non si tratta di gesti isolati. Lo spirito di convivenza pacifica si ritrova nell’abbraccio tra il papa e il grande imam ad Abu Dhabi. È uno spirito che va diffuso tra le varie comunità religiose e deve crescere nel mondo cristiano (non solo cattolico) e in quello musulmano (nelle sue diverse componenti), «per cooperare tra noi e per vivere come fratelli», così concludono Francesco e al-Tayyib, prospettando la via di un mondo migliore.
Editoriale di Andrea Riccardi, su Famiglia Cristiana
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