religione

Tommaso da Celano: il profilo del frate-scrittore

Emil Kumka
Pubblicato il 01-11-2019

Tommaso da Celano viene sempre nominato quando si parla della storia di san Francesco, essendo il suo primo e più proficuo biografo. Infatti, se della nascita e degli anni antecedenti al 1215 su di lui sappiamo poco o nulla, storicamente parlando, dopo l’accoglienza nella fraternità da parte del Serafico Padre, si riesce a ricostruire abbastanza bene la sua vita da frate.

Le date più significative sono comunque sempre legate alla sua attività agiografica, e cioè alla composizione delle biografie di san Francesco e di santa Chiara. Non si ripercorre qui il suo curriculum vitae, facilmente consultabile sia nei libri sia sulle pagine web, ma piuttosto si cerca di dare due o tre linee rilevanti che tracciano il profilo della sua personalità, emergente proprio dagli scritti che ci ha lasciato.

Tommaso da Celano ebbe un’istruzione e preparazione letteraria eccellente, cosicché vengono perfino ipotizzati suoi legami con la curia papale, ancor prima della commissione, da parte del papa Gregorio IX, per la stesura della biografia ufficiale del Santo, canonizzato il 16 luglio 1228.

Il talento e lo studio diedero i suoi frutti nel lavoro agiografico, che Tommaso ha portato avanti dal 1228-1229 al 1256-1257, quindi per quasi trent’anni. Quali caratteristiche si possono desumere dalla sua produzione letteraria?

Tommaso da Celano fu di sicuro una persona molto modesta e umile. E non si tratta qui di una captatio benevolentiae, usata nei prologhi delle opere agiografiche di allora. Il biografo, in ogni momento della sua avventura da scrittore, non ebbe mai la pretesa personale di descrivere colui che amava profondamente, ma compì l’opera affidatagli da altri. Inoltre, nelle sue biografie san francescane e clariana, non fece mai sentire la propria voce o interpretazione, come fu frequente nelle agiografie medievali. Riesce a stare in ombra, riportando fedelmente la vita del Fondatore.

Forse le uniche volte che fa trasparire la propria opinione, sono i commenti presenti nel Memoriale, che però non hanno il sentore dell’aspra critica moralistica, ma piuttosto la preoccupazione e l’ammonizione verso i frati, che dimenticavano cosa significasse vivere la vita minoritica e seguire il Vangelo a modo di san Francesco.

Tommaso fu molto fedele, sia a san Francesco come suo seguace, sia alle fonti di cui usufruì nella descrizione del Santo. La prima nozione è lampante nelle biografie, la seconda, sempre menzionata nei prologhi, è facilmente individuabile nella struttura e a volte nel linguaggio che conservava.

Quindi con fedeltà, quasi da storico moderno, procedono di pari passo la delicatezza e la stima verso chi gli ha offerto le fonti, e verso chi gli ha affidato il compito di scrivere. Non si può però dimenticare che il nostro aveva i propri ricordi personali del Santo, agli inizi della sua avventura da frate, dei colloqui, della presenza negli ultimi anni e al transito del Poverello, e di tutto ciò che successe dopo, fino alla metà del XIII secolo.

Il primo biografo francescano fu obbediente. La virtù, che era ed è una delle basi della vita fraterna, in lui si rivelò nell’accettare il non facile e non molto gratificante lavoro biografico. Oggi siamo in grado di conoscere le critiche che dei frati gli riservarono, poiché non corrispose pienamente alle visioni, ai ricordi, alle aspettative, alle tendenze o forze centrifughe, subito presenti dopo la morte dell’Assisiate.

Per ben tre volte Tommaso prese in mano la penna per scrivere le biografie di san Francesco (Vita beati Francisci, Vita beati patris nostri Francisci, Memoriale con Trattato dei miracoli, aggiunto alcuni anni dopo), seguendo i precisi comandi dati dai superiori, nonché assecondando, nei limiti della fedeltà e onestà storica, le loro attese.

La produzione fu successivamente arricchita dalla biografia di santa Chiara (Legenda S. Clarae virginis), anche essa commissionata dal pontefice Alessandro IV, che canonizzò la “Pianticella di Francesco”. Tommaso fu onesto. Nonostante le pressioni e sicuramente le difformità delle fonti ricevute, conservò la descrizione e visione unitaria del Santo. A volte le analisi storico-critiche mettono a confronto le sue biografie, per rilevare qualche discontinuità e contrasto tra loro, ma si deve essere sempre prudenti in giudizi del genere, perché ogni scrittore cresce, matura, ha diritto di cambiare prospettiva, ecc. Infatti, il nostro attraversò tali tappe, ma mai tradì il suo amico, maestro e padre.

Scrisse alla fine delle sue fatiche da biografo: «Non possiamo ogni giorno produrre cose nuove, né mutare ciò che è quadrato in rotondo, e neanche applicare alle varietà così molteplici di tanti tempi e tendenze ciò che abbiamo ricevuto come unica verità. […] Attendiamo la ricompensa da Cristo Signore, e a voi, fratelli e padri, chiediamo comprensione e amore. Così sia. Amen» (FF 1019).

Così sia ricordato Tommaso da Celano – grande uomo, scrittore e frate – per il quale il mondo francescano auspica il riconoscimento canonico di beato.

SAN BONAVENTURA INFORMA


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