religione

Storia dei papi che hanno incontrato San Francesco

Antonio Tarallo Archivio Fotografico Sacro Convento Assisi
Pubblicato il 29-06-2022

Il santo di Assisi si recò a Roma

Roma rappresenta la sede di Pietro, il primo Pontefice della storia della Chiesa. Tutti ricordiamo - quasi a memoria - l’immagine descritta dal Vangelo secondo Matteo, quando Cristo stesso dà a San Pietro, l’apostolo pescatore di pesci e di anime, il mandato su questa terra: “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”, così il Vangelo secondo Matteo. L’immagine è forte, così come è forte il legame, dunque, tra Cristo e Pietro, tra lo stesso Pietro e la Città Eterna.

E nella Città Eterna, il Poverello d’Assisi è giunto più volte, per incontrare il Papa, per chiedere a Innocenzo III, uno dei Papi più illustri della storia della Chiesa, di approvare la famosa Regola di vita che lui stesso aveva redatto: nel 1209, dopo aver raccolto con sé dodici suoi “seguaci”, il santo di Assisi si recò a Roma per chiedere - con profonda umiltà - l’approvazione da parte della Santa Sede del suo Ordo fratrum minorum.

Nel San Francesco dello scrittore tedesco Hermann Hesse, troviamo una sorta di fotografia di quell’evento. Lo scrittore ci fornisce un quadro, un ritratto dei due, l’uno di fronte all’altro: Innocenzo III, questo Papa, “contrario di Francesco quasi in tutto, (...) non era di indole amorevole e mite” e non era - certo - “un pastore tenero”; lo descrive come un “un lottatore”, “un sovrano impetuoso”. Due personalità differenti, due visioni quasi opposte. Ma, se le premesse non erano favorevoli all’incontro, se il confronto poteva apparire quanto mai avverso, avvenne - fra i due - qualcosa di sorprendente: “Così accadde, quale miracolo del Signore, che allo stesso momento un Papa combattivo salvasse la Chiesa cattolica dall’impotenza secolare e la portasse a nuovo splendore”; mentre, “quell’umbro buono e modesto le infondeva un nuovo spirito d’amore”.

E, così, con grande sorpresa, San Francesco, l’umbro, riesce ad ottenere l’approvazione della Regola di vita, l’incipit dell’Ordine Francescano.

Ma chi era Innocenzo III? In fondo, dobbiamo a lui, a questo pontefice se Francesco costituisce la nuova visione della Chiesa, ispirata da quel famoso Crocifisso di San Damiano. Innocenzo III (Gavignano, 1160 - Perugia, 16 luglio 1216): l’importanza di questo pontefice per la Storia della Chiesa risiede nello stabilire a Roma e davanti all'impero l'autorità Papale, diventando guida e arbitro della Cristianità. Rimangono di lui molte opere e una ricchissima raccolta di Lettere.

E, ora, veniamo al secondo “appuntamento romano” che avviene con Onorio III, altro successore di Pietro alla Sede del Vicario di Cristo. A questo personaggio, si deve la definitiva approvazione della Regola seconda, con la bolla “Solet annuere”: era il 29 novembre 1223. Questa regola fu redatta con l’aiuto dell’allora cardinale Ugolino d’Ostia, il futuro Papa Gregorio IX. Nella bolla si legge: “Onorio, vescovo, servo dei servi di Dio, ai diletti figli, frate Francesco e agli altri frati dell’Ordine dei frati minori, salute e apostolica benedizione. La Sede Apostolica suole accondiscendere ai pii voti e accordare benevolo favore agli onesti desideri dei richiedenti. Pertanto, diletti figli nel Signore, noi, accogliendo le vostre pie suppliche, vi confermiamo con l’autorità apostolica, la Regola del vostro Ordine, approvata dal nostro predecessore Papa Innocenzo, di buona memoria e qui trascritta, e l’avvaloriamo con il patrocinio del presente scritto”. Altro importante passaggio “romano” per l’Ordine Francescano.

E quel cardinale Ugolino d’Ostia che tanto si adoperò per l’approvazione della Regola da parte di Onorio III, divenne Papa con il nome di Gregorio IX. I casi strani della storia, o - se vogliamo - quelle che vengono chiamate simpaticamente “dioincidenze”; e fu proprio lui, il 16 luglio 1228, a canonizzare san Francesco, a soli due anni dalla sua morte. E sempre nello stesso giorno, Gregorio IX posò la prima pietra della basilica inferiore destinata ad accogliere il “sacro corpo”.

Giotto ci descrive la scena, nel ciclo degli affreschi della basilica superiore: davanti al Papa, un altare recintato da una balaustra con dei ceri; grande emozione per Assisi, un’emozione “doppia”, si potrebbe dire: quel frate divenuto tanto famoso nella città umbra diventa santo, ed è il Papa in persona che giunge nella città di Assisi. Il Celano, biografo del santo di Assisi, descrive così la scena: “Vescovi, abati e prelati accorrono e si riuniscono, giungendo dalle regioni più lontane della terra; è presente anche un re e grande moltitudine di conti e magnati. (...) Domina al centro il sommo pontefice con la corona sul capo in segno di gloria e di santità. Adorno delle infule papali e dei paramenti sacri allacciati con fibbie d’oro scintillanti di pietre preziose, l’Unto del Signore appare nello splendore della sua gloria”. Un altro “uomo in veste bianca”, Gregorio IX, accanto a un umile e povero saio, San Francesco.

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