religione

Santa Margherita d'Ungheria, la corona regale per i poveri

Antonio Tarallo Pubblico Dominio
Pubblicato il 18-01-2021

Nella sua famiglia la zia era terziaria francescana santa  

I poveri e San Francesco. I poveri e l’oggi. I poveri e Cristo. I poveri e Santa Margherita d’Ungheria. Lo sguardo verso i poveri, da sempre, è stato uno dei segni di massima santità. Entrare nel loro mondo, per un santo, vuol dire - in poche parole - entrare nel mistero di Dio che si fa povero, fin dalla sua nascita. C’è una figura - intorno al 1200 - che rappresenta questa unione sublime tra povertà e santità: parliamo di Santa Margherita d'Ungheria, figlia del Re Bela IV, della dinastia degli Arpad, e della regina Maria Lascaris di origine bizantina. Aveva solo tre anni quando Margherita fu portata nel Convento di Santa Caterina delle Monache Domenicane, fondato a Veszprem sulle sponde dei lago Balaton. Prima ancora che nascesse, era stata consacrata a Dio. Questa consacrazione nasce da un voto dei suoi genitori: in un momento assai concitato per la storia dell’Ungheria. I Tartari stavano occupando la nazione ungherese e i genitori di Margherita, il Re e la Regina, furono costretti a fuggire in Dalmazia.  Se i Tartari si fossero allontanati, avrebbero consacrato la propria infanta a Dio. Dopo pochi giorni da quel loro voto, i Barbari, quasi inspiegabilmente, si ritirarono. 

La bambina aveva già una sorta di predisposizione verso Dio, verso le “cose sacre”. Cresceva in “sapienza, intelligenza e grazia”,  per prendere in prestito le parole dell’evangelista Luca, rivolte al piccolo Bambino Gesù. La sua vita era compenetrante di salmi notturni, di  messe. Lunghe meditazioni colmavano la sua giornata. A Veszprem rimase fin verso i dieci anni, quando i suoi genitori fecero costruire un Monastero che la accogliesse, insieme alle Suore, nell' Isola delle Lepri, sul fiume Danubio, vicino alla città di Budapest: da quel momento l’isola si chiamò “Isola della Beata Vergine”. Quando i genitori andavano a trovare la piccola Margherita,  le portavano - sempre - doni preziosi, e lei, in semplicità,  chiedeva  che tutto venisse donato ai poveri e in aiuto alle chiese. Aveva ormai scelto sorella povertà. 

Il 14 giugno 1261, sposò - del tutto - Cristo. Volle ricevere il velo e pronunziare  i voti solenni davanti all'altare di Santa Elisabetta, sua zia, francescana del terzo ordine. La spiritualità francescana era nel suo animo.  Da quel momento ancora più struggente fu il suo desiderio di identificazione con Cristo Sposo, Maestro, Fine supremo. Piangeva moltissimo ai piedi del Crocifisso e dalla Croce attingeva tutta la sua scienza pronunciando queste sole parole: "Domine, me Tibi committo". La sua preghiera  continua, era in continuo dialogo con il Signore, suo unico signore e sposo. Questa profonda unione si compiva soprattutto nel ricevere l’eucarestia. Era in questi momenti  (a quei tempi avveniva 15 volte l' anno) fin dalla vigilia digiunava e manteneva  un  rigoroso silenzio, passando la notte umiliandosi davanti  a Dio, trascorrendo anche il giorno successivo senza cibo e lontana da ogni conversazione. Muore i il 18 gennaio 1270. In quel giorno avvenne un miracolo: si levò dal suo corpo inerme un profumo dolcissimo; il suo corpo divenne luminoso, di bellezza celestiale. E’ la bellezza dei santi.  

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