religione

Santa Gertrude, la badessa che amava i gatti

Redazione Pixabay
Pubblicato il 17-02-2020

Gli animali amorevolmente curati per tenere lontani i topi

Celeberrimo, lo sappiamo, è l’amore di San Francesco per gli animali. Le Fonti Francescane ne citano molti, dal leprotto agli agnelli, passando per il lupo di Gubbio che il santo riesce ad ammansire. Ognuno ha una valenza simbolica, oltre che letterale. Tra i tanti, però, non troviamo mai citato il gatto, di cui oggi, 17 febbraio, si celebra la Giornata nazionale. Il gatto è, nell’iconologia classica, creatura ambigua, più spesso associata al Male: basti pensare che, nel periodo dell’Inquisizione, chi veniva sorpreso a dar da mangiare ai gatti veniva tacciato di stregoneria.

Eppure, ben prima di quel tempo oscuro, visse una santa che è poi divenuta la patrona dei gatti: Santa Gertrude di Nivelles, la cui nascita si colloca all’inizio del settimo secolo d.C. La madre, Itta, fondò il monastero di cui Gertrude sarebbe poi diventata badessa. Al suo interno furono introdotti dei gatti, utilizzati come cacciatori di topi e, proprio per questo, amorevolmente curati. Gertude, infatti, è diventata una specie di leggenda nella lotta contro i topi: persino l’acqua del pozzo e il pane cotto nel monastero erano utilizzati, in modi a noi oggi ignoti, per tenere lontani i roditori. Si racconta anche che, in circostanze particolarmente grigie, la sua preghiera di scacciare i topi venne ascoltata dal Signore. Insomma, l’amore di Gertrude per i gatti era piuttosto vincolato al loro ruolo di “cacciatori”, un ruolo che i gatti domestici oggi hanno - in parte o del tutto - perso. Ma insieme a quello è andata perduta anche, per fortuna, l’abitudine di associarli al demonio.

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