religione

Ravasi: La galleria degli annunci a Maria

Cardinal Gianfranco Ravasi Wikimedia Public Domain
Pubblicato il 21-03-2021

Il tema dell'Annunciazione in 32 raffigurazioni

Marie, figlia di un garagista, giocatrice di basket, è fidanzata vergine di un giovane di nome Joseph. Un giorno, in maniera sbrigativa e maldestra, un angelo le annuncia che è incinta, senza che il suo futuro sposo ne sia coinvolto. Joseph si rassegna, continuando a essere legato a questa bella ragazza che contempla nuda nel suo splendore. Nascerà il piccolo Gesù che diverrà un ragazzino vivace segnato da un sottile complesso di Edipo. Nel 1985, quando uscì nelle sale Je vous salue Marie (versione francese dell' Ave Maria), si scatenò una bufera mediatica contro il regista, Jean Luc Godard, che aveva alle spalle già un' importante produzione cinematografica, nella linea della cosiddetta « nouvelle vague», una corrente sperimentale ricca di adepti prestigiosi, come Resnais, Varda, Truffaut, Chabrol, Rohmer, Malle e così via. In realtà, il film, per altro non un capolavoro, ibridato da una vena surreale e ironica, rispettava a suo modo il tema che è capitale nel celebre racconto evangelico dell' Annunciazione (Luca 1,26-38), ossia la concezione verginale del Cristo non da seme umano, ma si proiettava verso soggetti di taglio antropologico generale, come il significato della nascita, della vita e del suo destino, dell' amore. Lo «scandalo» era solleticato dalla carnalità della bellezza senza veli di Maria.

Siamo partiti da questo spunto per rievocare una data significativa del calendario non solo liturgico, il 25 marzo, solennità dell' Annunciazione a Maria, una locuzione nota anche a chi non ha nessuna pratica religiosa, ma che è divenuta una delle scene più care alla storia dell' arte, oltre a pervadere anche la letteratura (si pensi, ad esempio, all' affascinante dramma L' annuncio a Maria che Paul Claudel compose nel 1912 o a certe liriche del Libro d' Ore di Rilke). C' è, poi, nel centenario dantesco che stiamo celebrando una memoria simbolica: la nascita della Divina Commedia collocata idealmente proprio in questa data, sorgente del mistero cristiano dell' Incarnazione, data che scandiva anche il capodanno antico di alcune città toscane. È la storia di «una voce modesta», quella dell' angelo Gabriele che «a Nazarette aperse l' ali», lui «che portò la palma giuso a Maria, quando 'l figliuol di Dio carcar si volle de la nostra salma» (Paradiso XIV, 35; IX, 138; XXXII, 112-114). Mentre l' evangelista Matteo si premura di riferirci l' annunciazione a un Giuseppe sconcertato (1,19-25), Luca mette al centro la sua fidanzata-sposa: il fidanzamento nel diritto ebraico antico era il primo atto del matrimonio, per cui si sarebbe configurata per Maria incinta l' accusa di adulterio.

È noto che la Vergine, pur non essendo taciturna come Giuseppe totalmente silente nei Vangeli, è molto sobria nell' esprimersi: parla solo sei volte per un totale di 154 parole, delle quali ben 102 sono una preghiera, il Magnificat. Nell' Annunciazione pronuncia le sue due prime frasi minimali, anche se impegnative e non prive di una densità tematica: «Come sarà questo, poiché non conosco uomo?... Ecco la serva del Signore; avvenga di me secondo la tua parola», in tutto 17 parole greche, compresi articoli, pronomi, avverbi e preposizioni. Una domanda di razionalità e di senso, all' inizio, una dichiarazione di consapevolezza, alla fine, anche perché quel termine «serva», pur non escludendo un atteggiamento di umiltà (ipocritamente calcato nei secoli a sostegno di una minorità femminile) e di adesione libera all' appello divino, ammicca anche alla titolatura nobile dei «servi del Signore», come erano denominati Abramo, Mosè, Giosuè, Davide, i profeti e persino il Messia.

Nella mente di tutti, questa scena è stampata con la stupenda immagine del Beato Angelico che dipinse ben sei Annunciazioni a Maria (le più celebri nel convento di San Marco a Firenze e nella tavola a tempera del Prado di Madrid). Se volessimo, però, arricchire il nostro immaginario, potremmo ora affidarci a due importanti storici dell' arte, come François Boespflug ed Emanuela Fogliadini, che hanno allestito una deliziosa galleria di 32 raffigurazioni, partendo dal mosaico dell' arco trionfale della basilica romana di Santa Maria Maggiore (430-440) e procedendo nei secoli fino al 2020 con una sorprendente tempera e olio su legno dell' artista bulgara Julia Stankova che si è aggiudicata anche la copertina del volume. Certo, le selezioni comportano sempre esclusioni e opzioni soggettive o comandate dal taglio della raccolta. È proprio quest' ultimo approccio a giustificare i soggetti forse inattesi della sequenza: un' attenzione speciale è riservata all' Oriente cristiano, anche per la competenza bizantina della Fogliadini; lo sguardo è spesso panoramico, così da raggiungere anche il Giappone con una curiosa carta su tessuto del Museo «Shima no Yakata» di Nagasaki, oppure la Bolivia, la Cina, il Benin. E persino si occhieggia al dialogo interreligioso con una miniatura di un manoscritto arabo del XIV secolo, nella consapevolezza dello straordinario rilievo rivestito da Maria nel Corano che a lei dedica un' intera sura, la XIX. Così anche chi ha in memoria altre Annunciazioni a lui care e qui non citate (tanto per esemplificare, la personalissima opera di Lorenzo Lotto della Pinacoteca Civica di Recanati), arricchirà il suo patrimonio simbolico con altre inattese epifanie. (Il Sole 24 ore)

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