religione

Papa Francesco: 'Prego per i medici e sacerdoti che si sono ammalati'

Elisabetta Reguitti Vatican News
Pubblicato il 24-03-2020

“Ho avuto notizia che in questi giorni sono venuti a mancare alcuni medici, alcuni sacerdoti e non so se anche qualche infermiere. Si sono contagiati e hanno preso il male perché erano al servizio degli ammalati. Preghiamo per loro e per le loro famiglie. Ringraziamo Dio per l’esempio di eroicità che ci danno nel curare i malati”.

I Lettura Ez 47,1-9.12
Vidi l’acqua che usciva dal tempio, e a quanti giungerà quest’acqua porterà salvezza.
Vangelo Gv 5,1-16
All’istante quell’uomo guarì.

“La liturgia di oggi ci fa riflettere sull’acqua come simbolo di salvezza. L’acqua può anche essere distruzione, pensiamo al diluvio. Ma in queste letture è l’acqua che porta la vita, che risana le acqua del mare.

Il Vangelo parla della piscina. Quella piscina dove andavano i malati a piedi per risanarsi. Si diceva che l’acqua si muoveva perché un angelo scendeva per muoverla e i primi che si immergevano, guarivano. Gesù dice che erano tanti malati, infermi e paralitici che aspettavano”.

C’era un uomo malato da 38 anni che aspettava la guarigione.

“Fa pensare questo no? Perché uno che vuole essere guarito si arrangia per avere qualcuno che lo aiuti - afferma il Papa-. Invece questo malato per 38 anni è rimasto immobile, al punto che non si sa se è malato oppure morto. Gesù sa che è vivo e gli chiede se vuole guarire. La risposta è interessante - prosegue - non dice sì. Dice nessuno mi aiuta. Quando sto per prendere la decisione un altro scende prima di me”.

Papa Francesco definisce il malato: “Un uomo che sempre arriva in ritardo. Un uomo il cui atteggiamento fa pensare perché questo uomo che non camminava era soprattutto malato nel cuore, di pessimismo, di acedia e tristezza, stava immobile. E anche quando Gesù lo guarisce lui, al posto di gioire, prende la sua barella e si allontana”.

La sintesi di Francesco:”La risposta del paralitico all’offerta di Gesù è una lamentazione”.

Il Santo Padre riprende il Vangelo
“Era sabato e abbiamo sentito cosa hanno fatto i dottori della legge. Ma la chiave è quello che avviene dopo, nell’incontro di Gesù con il malato che ha guarito. Gesù gli dice di non peccare più perché non gli accada qualcosa di peggio”.

La spiegazione del Santo Padre nella liturgia da Casa Santa Marta è come sempre chiara e diretta.
“ Il peccato di quel malato era sopravvivere e lamentarsi della vita degli altri, il peccato della tristezza che è il seme del diavolo. L’incapacità di prendere la decisione della propria vita, il lamentarsi degli altri. Non critiche ma lamentele”.

Poi prosegue: “Se oggi facciamo un paragone con il cieco dalla nascita di domenica con quanta gioia e decisione aveva preso la guarigione e con quanta decisione è poi andato a discutere con gli uomo della legge. Questo - ammonisce -, mi fa pensare a tanti di noi cristiani che vivono lo stato di acedia, incapaci di fare qualcosa”.

“L’accidia è veleno, una nebbia che circonda l’anima e non la fa vivere. È anche una droga. Perché se tu l’assaggi, spesso ti piace e tu diventi un dipendente: un accidio dipendente. Questo è un peccato abbastanza diffuso tra noi”.

Suggerisce: “Ci farà bene rileggere questo capitolo quinto di Giovanni per vedere come tutti noi possiamo cadere in questa malattia grave. L’acqua è per salvarsi ma io non mi salvo perché la colpa è degli altri.

Gesù ha guarito l’uomo ma non si vede la reazione, l’uomo invece di andare da Gesù a ringraziarlo va solo avanti. La sua vita è grigia fatta di questo cattivo spirito che è l’ecidia, la tristezza e la malinconia”.

Pensiamo quindi all’acqua simbolo di forza e di vita. L’acqua che Gesù ha usato per rigenerarci nel battesimo e pensiamo anche a questo peccato neutrale, non è bianco e neppure nero. Non sappiamo cosa sia. Ma sappiamo che il diavolo lo può usare per annientare la nostra vita spirituale e di persone”.

L’invito amorevole di Francesco: ”Preghiamo il Signore perché ci faccia capire quanto è brutto questo peccato”.

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