religione

Leone XIII, il papa dei lavoratori e 'delle cose nuove'

Antonio Tarallo pixabay
Pubblicato il 02-03-2020

Il 2 marzo del 1810 nasceva uno dei pontefici che segnerà la Storia della Chiesa: Leone XIII, nato Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci. È ricordato nell’epoca moderna, soprattutto, per aver promulgato una delle encicliche più rivoluzionarie: la “Rerum Novarum”, una vera e propria chiave di svolta nella Chiesa cattolica. Doveva essere un pontefice di transizione, Leone XIII, e invece mutò - con profonde e radicali lo scenario prospettato dal conclave che si tenne dopo la morte del suo predecessore, papa Pio IX.

L’importanza storica della “Rerum Novarum”

La “Rerum Novarum” rappresenta la pietra miliare nella dottrina sociale cristiana: infatti, è il primo documento ufficiale (ed esplicito) che affronta problemi d'ordine sociale ed economico. Questa apertura così “rivoluzionaria” segnerà la strada - dobbiamo aspettare la seconda metà del ‘900 - ad altri due documenti cardine della Chiesa, che si faranno carico della delicata questione dei lavoratori all’interno del sistema economico-sociale moderno: l’enciclica “Populorum Progressio” di Paolo VI, e la “Centesimus annus” di Giovanni Paolo II.

L'enciclica proponeva una terza via tra il conservatorismo dei partiti liberali e l'atteggiamento eversivo dei socialisti, definendo l’orientamento dell’azione politica e sociale dei nascenti sindacati e partiti cattolici. L’elemento cardine del pensiero sociale di Leone XIII sarà il rispetto dell’uomo e della sua dignità. Tutto ciò che può ledere questo principio fondamentale viene condannato, in particolare la deificazione del denaro, del progresso, della tecnica e della capacità di controllo e sfruttamento della natura. Altro fattore innovativo fu l’attenzione nei confronti dei compiti dello Stato in materia sociale. Secondo l’enciclica, lo Stato aveva il dovere di rimuovere le cause del conflitto tra “operai” e “padroni”, divenendo arbitro e legislatore attento ai diritti e ai doveri di tutte le classi sociali.

Questo, uno dei passaggi più significativi della famosa Enciclica: “Principalissimo poi tra questi doveri è dare a ciascuno il giusto salario. Il determinarlo secondo giustizia dipende da molte considerazioni, ma in generale si ricordino i datori di lavoro che le leggi umane non permettono di opprimere per utile proprio i bisognosi e gli infelici, e di trafficare sulla miseria del prossimo. Defraudare poi il dovuto salario è colpa così enorme che grida vendetta al cospetto di Dio”. Proprio per questa sua difesa della giustizia sociale, rimase nella Storia moderna come “il papa dei lavoratori”.

La vita di Leone XIII

Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci nasce a Carpineto Romano il 2 marzo 1810. Di origine aristocratica, dopo aver iniziato gli studi a Viterbo in un collegio di padri gesuiti, a 22 anni - nel 1832 - consegue il dottorato in teologia al Collegio Romano, ed entra nell'Accademia dei diplomatici pontifici. Viene ordinato sacerdote il 31 dicembre del 1837 e come delegato apostolico viene inviato, prima, a Benevento. Poi sarà la volta di Perugia.

Grande studioso di teologia, allarga il suo campo agli studi filosofici e umanistici. Nel '43, viene consacrato arcivescovo, ed inviato come nunzio a Bruxelles: qui trascorrerà ben tre anni della sua vita. Sarà proprio a Bruxelles che i suoi orizzonti si apriranno alla realtà europea, maturando in lui le idee “rivoluzionarie” (per l’epoca) sulla cosiddetta “questione sociale”. La vicinanza geografica con l’Inghilterra - il paese dov'è nata la rivoluzione industriale - gli permetterà di approfondire sempre di più proprio questi nuovi temi.

Ritornato a Perugia nel '47, viene nominato cardinale nel '53. Nel 1859 vive le drammatiche giornate della insurrezione perugina, la repressione dei soldati pontifici, ed infine la sofferta annessione dell'Umbria al regno sabaudo. Nel 1876, papa Pio IX lo nomina Segretario di Stato, al posto del Cardinal Antonelli. Verrà eletto al soglio pontificio, all’età di 68 anni, il 20 febbraio 1878.

Antonio Tarallo

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