religione

Le visite del Papa ad Assisi

Mario Scelzo Ansa/Donato Fasano
Pubblicato il 25-09-2020

In attesa di quella per la firma dell'Enciciclica Fratelli Tutti, sono tre

Papa Francesco si recherà in forma privata ad Assisi il prossimo 3 ottobre per firmare la sua nuova enciclica "Fratelli tutti" sulla fraternità e l'amicizia sociale. Il Santo Padre arriverà alle 15.00 al Sacro Convento dove celebrerà la Messa presso la Tomba di San Francesco, e al termine firmerà l'enciclica. 

Vorrei con l’occasione ripercorrere le precedenti visite compiute dall’attuale pontefice nella città del Santo della Pace. Assisi non è una città come le altre, specialmente nell’ambito cristiano, tanto più diviene un luogo particolare e prediletto per un Pontefice, il primo nella storia, che ha scelto il nome di Francesco per esercitare il suo ministero di successore di Pietro.

Ad oggi sono tre le visite di Papa Francesco ad Assisi, ognuna delle quali caratterizzata da una occasione diversa, proviamo brevemente a ripercorrere alcuni dei momenti più significativi delle tre giornate. 

La visita pastorale del 4 ottobre 2013,è stata ricca di momenti significativi, dall’incontro con i bambini disabili e gli ammalati del Serafico al pranzo con i poveri assistiti dalla Caritas, dalla visita privata all’Eremo delle Carceri alla Santa Messa nella piazza San Francesco di Assisi, ed è impossibile non citare l’incontro con i giovani dell’Umbria davanti al piazzale di Santa Maria degli Angeli. Dal programma della giornata emerge un “doppio filo conduttore”: se da un lato il Papa ha voluto visitare i luoghi della vita di Francesco, dall’altro il Santo Padre ha voluto incontrare il popolo dei fedeli (che siano i giovani o gli ammalati) per portare loro il messaggio sempre attuale della testimonianza di vita del Santo dei Poveri e della Pace. Leggiamo un estratto dell’omelia del Santo Padre durante la celebrazione mattutina:

Oggi anch’io, come tanti pellegrini, sono venuto per rendere lode al Padre di tutto ciò che ha voluto rivelare a uno di questi “piccoli” di cui ci parla il Vangelo: Francesco, figlio di un ricco commerciante di Assisi. L’incontro con Gesù lo portò a spogliarsi di una vita agiata e spensierata, per sposare “Madonna Povertà” e vivere da vero figlio del Padre che è nei cieli. Che cosa testimonia san Francesco a noi, oggi? Che cosa ci dice, non con le parole – questo è facile – ma con la vita? La prima cosa che ci dice, la realtà fondamentale che ci testimonia è questa: essere cristiani è un rapporto vitale con la Persona di Gesù, è rivestirsi di Lui, è assimilazione a Lui. Questa è la seconda cosa che Francesco ci testimonia: chi segue Cristo, riceve la vera pace, quella che solo Lui, e non il mondo, ci può dare.

Da questa Città della Pace, ripeto con la forza e la mitezza dell’amore: rispettiamo la creazione, non siamo strumenti di distruzione! Rispettiamo ogni essere umano: cessino i conflitti armati che insanguinano la terra, tacciano le armi e dovunque l’odio ceda il posto all’amore, l’offesa al perdono e la discordia all’unione. Sentiamo il grido di coloro che piangono, soffrono e muoiono a causa della violenza, del terrorismo o della guerra, in Terra Santa, tanto amata da san Francesco, in Siria, nell’intero Medio Oriente, in tutto il mondo”. 

Diverso il contesto della seconda visita, avvenuta, esclusivamente nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, il 2 agosto 2016 in occasione dell’ottavo centenario del Rito della Perdonanza. Il 2 agosto 1216, lo ricordiamo, dinanzi una grande folla, S. Francesco, alla presenza dei vescovi dell’Umbria con l’animo colmo di gioia, promulgò il Grande Perdono, per ogni anno, in quella data, per chi, pellegrino e pentito, avesse varcato le soglie del tempietto francescano. Papa Francesco ha voluto farsi pellegrino ad Assisi per rinnovare e direi anche attualizzare il senso del Rito della Perdonanza, lo capiamo meglio leggendo alcuni estratti della sua meditazione: 

Mi piace ricordare oggi, cari fratelli e sorelle, prima di tutto, le parole che, secondo un’antica tradizione, san Francesco pronunciò proprio qui, davanti a tutto il popolo e ai vescovi: “Voglio mandarvi tutti in paradiso!” Cari fratelli e sorelle, il perdono di cui san Francesco si è fatto “canale” qui alla Porziuncola continua a “generare paradiso” ancora dopo otto secoli. Quella del perdono è certamente la strada maestra da seguire per raggiungere quel posto in Paradiso. E’ difficile perdonare! E qui alla Porziuncola tutto parla di perdono! Che grande regalo ci ha fatto il Signore insegnandoci a perdonare – o, almeno, ad avere la volontà di perdonare - per farci toccare con mano la misericordia del Padre!. 

 In questo Anno Santo della Misericordia diventa ancora più evidente come la strada del perdono possa davvero rinnovare la Chiesa e il mondo. Il mondo ha bisogno di perdono; troppe persone vivono rinchiuse nel rancore e covano odio, perché incapaci di perdono, rovinando la vita propria e altrui piuttosto che trovare la gioia della serenità e della pace. Chiediamo a san Francesco che interceda per noi, perché mai rinunciamo ad essere umili segni di perdono e strumenti di misericordia”.

Ultima ma non meno importante la visita del 20 settembre 2016, in occasione della Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace, organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio e dal Sacro Convento in occasione del trentennale della preghiera interreligiosa per la pace voluta da Wojtyla nel 1986. Al suo arrivo il Papa è stato accolto nel chiostro interno del convento di San Francesco dal patriarca ecumenico ortodosso di Costantinopoli Bartolomeo, dal primate anglicano Justin Welby, da Ignatius Aphrem II, patriarca siro-ortodosso di Antiochia, dal rabbino capo della comunità ebraica di Roma Riccardo Di Segni, da Abbas Shuman, vicepresidente dell'università islamica di al-Azhar, oltre che dal presidente della comunità di Sant'Egidio Andrea Riccardi. Francesco si è poi soffermato a salutare uno per uno i 25 rifugiati con cui si è seduto a tavola per condividerci il pranzo nel refettorio del convento. Toccanti le parole del Santo Padre, rivolte ai leader delle altre religioni ma anche ai potenti della terra, sul tema della pace e delle migrazioni:

Beati gli operatori di pace” (Mt 5,9). Molti di voi hanno percorso un lungo cammino per raggiungere questo luogo benedetto. Uscire, mettersi in cammino, trovarsi insieme, adoperarsi per la pace: non sono solo movimenti fisici, ma soprattutto dell’animo. Dio ce lo chiede, esortandoci ad affrontare la grande malattia del nostro tempo: l’indifferenza.  Non possiamo restare indifferenti. Oggi il mondo ha un’ardente sete di pace. In molti Paesi si soffre per guerre, spesso dimenticate, ma sempre causa di sofferenza e povertà. A Lesbo, con il caro Patriarca ecumenico Bartolomeo, abbiamo visto negli occhi dei rifugiati il dolore della guerra, l’angoscia di popoli assetati di pace. 

Noi qui, insieme e in pace, crediamo e speriamo in un mondo fraterno. Desideriamo che uomini e donne di religioni differenti, ovunque si riuniscano e creino concordia, specie dove ci sono conflitti. Il nostro futuro è vivere insieme. Per questo siamo chiamati a liberarci dai pesanti fardelli della diffidenza, dei fondamentalismi e dell’odio. I credenti siano artigiani di pace nell’invocazione a Dio e nell’azione per l’uomo! E noi, come Capi religiosi, siamo tenuti a essere solidi ponti di dialogo, mediatori creativi di pace. Ci rivolgiamo anche a chi ha la responsabilità più alta nel servizio dei Popoli, ai Leader delle Nazioni, perché non si stanchino di cercare e promuovere vie di pace, guardando al di là degli interessi di parte e del momento: non rimangano inascoltati l’appello di Dio alle coscienze, il grido di pace dei poveri e le buone attese delle giovani generazioni."

 

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA