religione

La via di Abu Dhabi

Riccardo Maccioni - Avvenire Vatican media
Pubblicato il 04-02-2020

Tante volte le ricorrenze sono solo un’occasione per sterili nostalgie. Non è questo il caso. Anzi, il primo anniversario del “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” testimonia l’attualità e insieme lo sguardo profetico del testo firmato ad Abu Dhabi.

Era il 4 febbraio 2019. Una data che, almeno nelle intenzioni dei suoi protagonisti, dovrebbe segnare l’inizio di un diverso modo di avvicinarsi reciprocamente, di dialogare, di confrontarsi. Il Papa e il grande imam di Al-Azhar Ahamad al- Tayyib, lo scrivono chiaramente nella prefazione: il documento vuol essere un invito a tutte le persone «che portano nel cuore la fede in Dio e la fede nella fratellanza umana a unirsi e a lavorare insieme, affinché esso diventi una guida per le nuove generazioni verso la cultura del reciproco rispetto, nella comprensione della grande grazia divina che rende tutti gli esseri umani fratelli».

Ecco allora la richiesta che il testo faccia breccia nelle pur differenti culture, diventi mentalità, venga letto e studiato nelle scuole. Cosa che, a varie latitudini, si è effettivamente verificato. L’esempio più evidente, l’eredità più concreta di questo impegno sarà la “Casa della famiglia di Abramo” che dovrebbe essere completata nel 2022 sull’isola di Saadiyat a venti minuti dall’aeroporto Abu Dhabi, e che prevede una accanto all’altra una chiesa, una sinagoga e una moschea.

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da Avvenire (4 febbraio 2020) - di Riccardo Maccioni

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