Le visite dei pontefici
Difese la fede a costo della sua vita
“O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli non l’avete osservata”. Così Stefano davanti al Sinedrio che lo condannò. Martire della Fede. L’aveva difesa fino all’ultimo, al costo della propria vita.
Ma dove è sepolto il corpo di questa immensa figura di santità? E’ una vexata quaestio che solo nel 2014 pare che abbia avuto una soluzione. Secondo una celebre lettera del prete Luciano (fine del 415) gli Ebrei lasciarono il corpo di Stefano esposto alle belve, ma per volere di Dio nessun animale lo toccò. Gamaliele, che aveva a cuore i discepoli di Cristo - commosso dalla sorte del Diacono - convinse i cristiani a seppellirlo in un luogo segreto, poco distante da Gerusalemme. Questo luogo era chiamato Caphargamala. Fu proprio in questo luogo che il corpo del Santo rimase quasi dimenticato per ben circa quattrocento anni. Perché tanto oblio? Bisogna precisare che il culto verso i martiri iniziò solo nel secondo secolo e si sviluppò dopo il quarto.
Nel 415 Luciano, prete del villaggio di Caphargamala, dopo alcune visioni avute in sogno, individuò il luogo in cui era sepolto il corpo del Protomartire. Dopo questo ritrovamento, il corpo fu traslato a Gerusalemme, per opera del vescovo Giovanni. Era il 26 dicembre 415. Il corpo di santo Stefano rimase nella chiesa del Monte Sion fino al 14 giugno del 460, quando fu trasportato nella basilica fatta costruire appositamente per accogliere le reliquie del Santo dall’imperatrice Eudossia moglie di Teodosio II. Intanto cominciarono a girare - in tutto il mondo - le sue reliquie che fecero grandi miracoli dovunque giungevano. Una pia tradizione ci parla, poi, di una successiva traslazione a Costantinopoli. Da qui, venne trasferito a Roma alla fine del secolo VI. Il corpo venne, dunque, sistemato nella Basilica di san Lorenzo fuori le mura.
Il 2014 ha segnato un approfondimento storico-archeologico importante per questa storia alquanto complessa. Infatti, l’archeologo palestinese Salah Hussein al Hudeliyya, presso il sito archeologico di Khirbet El Tireh - a due chilometri dalla città di Ramallah - ha individuato, proprio nel 2014, il ritrovamento di indizi che hanno potuto dare la conferma dell’identificazione di quell’area come il luogo di sepoltura di Santo Stefano.
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