religione

La statua della Madonna di Rue de Bac a Roma

Antonio Tarallo Antonio Tarallo
Pubblicato il 03-12-2020

Intervista del parroco di Sant’Andrea delle Fratte

Si conclude, oggi, 3 dicembre la tre giorni romana della famosa statua della Vergine di Rue de bac: la statua parigina della Medaglia Miracolosa. Grande afflusso di gente, grande devozione, ha animato dal 1 ad oggi la chiesa-santuario di Sant’Andrea delle Fratte. “San Francesco patrono d’Italia” ha intervistato il parroco del Santuario di Sant’Andrea delle Fratte, padre Giacomo D’Orta

Padre D’Orta, da poco è stata festeggiata la Medaglia Miracolosa. In questi giorni Sant'Andrea delle Fratte ha ospitato un simbolo importante: la statua della Madonna di Rue de Bac. Statua è, in fondo, simbolo. Quale importanza possono ricoprire, secondo Lei, i simboli mariani proprio in un momento storico così particolare? 

Sono un continuo richiamo alla speranza – biblicamente intesa – che non delude. La devozione mariana è infatti alimentata da una comprovata esperienza di gioia da parte di chi si affida alla nostra mamma celeste: coloro i quali si rivolgono a Lei attraverso detti simboli, infervorano il proprio cuore alla memoria della Sua bontà e delle Sue parole. Dopotutto, le sue apparizioni non fanno altro che rimarcare la necessità, da parte nostra, di cercare il Signore in quanto tale, di saper pregare perché la volontà di Dio possa compiersi ed avere fiducia in Lui…e credo che in questo momento storico, ci sia davvero un urgente bisogno di riscoprire un affidamento profondo nel Signore.

Il popolo di Dio, giorni fa ha accorso numeroso alla celebrazione della Medaglia Miracolosa. Ora, viene nel Santuario a "toccare" questa statua. Il "toccare" è un verbo importante nel Vangelo. Pensiamo solamente al Gesù che "tocca" per salvare, per guarire. Quanto a voi sacerdoti - visto la pandemia - sta mancando proprio questo verbo? 

Certamente, sotto diversi punti di vista, la situazione vigente ci costringe a forme diverse di apostolato, ma non è detto che non ci siano elementi da valorizzare. Di questi tempi ho spesso ripetuto l’adagio secondo cui “il bisogno aguzza l’ingegno”, ed è quello che mi piace ribadire: non vediamo l’ora di tornare ad una vita “normale”, ma l’augurio è di farlo da persone più mature, maggiormente consapevoli della bellezza e del valore di certi gesti a cui ci eravamo abituati, e il cui valore avevamo forse perso.

Cosa sente nel cuore, quando vede tutta questa gente, tutti questi fedeli accorrere presso il vostro Santuario? E Maria, chissà cosa proverà....

 

Sono certo provi tanta tenerezza: quale madre non si commuoverebbe nel vedere i propri figli ricorrere a lei? Personalmente, avverto sempre tanta consolazione nel vedere uomini e donne giungere presso il “suo” altare, e mi rallegro alla vista di chi riconosco essere qui non per chiedere semplicemente un beneficio di tipo “materiale” (che in spirito di fede è ovviamente lecito attendersi!), ma per sentirsi, incondizionatamente, più vicino alla mamma del Cielo. Mi sembra di vedere in loro incarnato un pensiero di Sant’Agostino: “Guardati dall’amare Dio in vista del premio: egli stesso sia il tuo premio” (In Io., 3,21). Il moltiplicarsi dei bisogni non ha oscurato, in tanti cuori, il primato che spetta alla ricerca del regno di Dio…e su questa base, le vie del Signore possono essere da loro scorte e percorse.

 

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