religione

L'omelia di fra Marco Moroni nella seconda domenica di Avvento

Redazione
Pubblicato il 11-12-2023

Il messaggio per la conclusione della Marcia della Pace

Pubblichiamo di seguito il testo dell'omelia tenuta dal Custode del Sacro Convento, fra Marco Moroni, in occasione della celebrazione eucaristica nella chiesa inferiore della Basilica a conclusione della Marcia della Pace del 10 dicembre.

“Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia. Perciò, carissimi, nell’attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace” (2Pt 3,14).
Conclude così il testo della seconda lettura, presa dalla Seconda lettera di san Pietro. Fate di tutto perché Dio vi trovi in pace.
È l’appello accorato dell’apostolo alla comunità di fronte all’attesa del Giorno del Signore, di quel compimento così desiderato e sperato.
C’è da chiedersi se stiamo facendo di tutto e anche che cosa possiamo fare come comunità credente perché il Signore che viene ci trovi in pace.
Provo, utilizzando le parole di Isaia nella prima lettura, a delineare dei percorsi che ci vedano impegnati come singoli e come comunità; come credenti, ma anche semplicemente come unica umanità che popola questa terra, l’unica terra.

1. Abbassare i monti e i colli del bisogno di possedere
Ci viene incontro in questo l’esperienza e la parola di Francesco d’Assisi, che un giorno disse al vescovo di Assisi, preoccupato del fatto che i frati conducessero una vita dura e aspra, non possedendo nulla a questo mondo: «Messere, se avessimo dei beni, dovremmo disporre anche di armi per difenderci. È dalla ricchezza che provengono questioni e liti, e così viene impedito in molte maniere tanto l’amore di Dio quanto l’amore del prossimo. Per questo non vogliamo possedere alcun bene materiale a questo mondo» (Leggenda dei tre compagni, 35; FF 1438). In genere i conflitti sono causati dal bisogno di possedere e di dominare, di dire “è mio”. Il singolo deve difendere il proprio orticello o vuole appropriarsi di quello del vicino, la nazione deve difendere i propri confini oppure vuole allargarli perché ritiene che siano suoi e che magari siano stati usurpati e invasi, mentre ci si dimentica che, come dice il salmo: «Del Signore è la terra e quanto contiene, l’universo e i suoi abitanti. È lui che l’ha fondata sui mari e sui fiumi l’ha stabilita» (Sal 23,1-2) e che siamo chiamati semplicemente a gestire la terra, a coltivarla e custodirla perché tutti possano vivere.

2. Spianare le strade nella steppa dell’ingiustizia
«Giustizia e pace si baceranno» abbiamo ascoltato nel salmo (Sal 84). Non potremo assistere a questo bacio tra giustizia e pace fino a quando non saranno colmate le disparità tra le persone e tra i popoli.
Giustizia è assicurare che ogni fratello e sorella nel mondo abbia il necessario per una vita dignitosa e sicura, che possa accedere alle risorse, alle cure, all’istruzione, alla possibilità di lavorare e di riceverne un salario equo per mantenere se stessi e la propria famiglia.
Nel mondo odierno l’esistenza dei poveri non si può considerare una fatalità, ma è piuttosto una responsabilità di tutti.
Finché vi saranno uomini e donne considerati degli scarti, rifiutati, non accolti, non vi sarà giustizia e sarà impossibile la pace. Finché prevarrà una visione meritocratica così come è coltivata oggi, continueranno ad essere condannati a perdere coloro che non sono stati messi in grado di venir fuori dalla miseria, dalla fame, dall’analfabetismo.
Come comunità credente e come uomini e donne di buona volontà non possiamo esimerci dal compito di umanizzare la terra e di garantire vita per tutti.

3. Trasformare il terreno accidentato della menzogna in terreno piano della verità
Nel salmo abbiamo anche ascoltato la promessa che «Amore e verità di incontreranno» (Sal 84).
I conflitti sono spesso causati e alimentati dal terreno accidentato della menzogna. Spesso l’altro è accusato, attraverso manipolazioni dell’informazione, di essere un potenziale nemico, perché è portatore di una cultura, una fede, un orientamento politico, un pensiero diverso dal mio. Oppure perché potrebbe rappresentare un antagonista nel mercato della vita, o ancora perché potrebbe avere accumulato delle armi potenzialmente più dannose e pericolose delle mie.
Così le informazioni vengono millantate come verità sicure e rese credibili attraverso la forza pervasiva della comunicazione.
Amore e verità si incontreranno quando la ricerca della verità sarà perseguita come un vero atto d’amore e non sarà guidata da interessi economici o nazionalistici o comunque di parte. La dolce corrente della verità può scorrere come un fiume solo su un terreno reso pianeggiante dall’amore.

4. Trasformare i terreni scoscesi della vendetta in vallate di perdono
«Beati quelli che perdonano per lo tuo amore» diceva Francesco d’Assisi nel Cantico di Frate Sole.
Ci sono burroni di violenza e di vendetta, terreni scoscesi lungo i quali si vorrebbero far rotolare gli avversari, senza pietà, senza tolleranza, senza lasciare spiragli alla mediazione, alla trattativa, al negoziato.
Il Signore ci propone la misura altissima del perdono: non un inutile miraggio, ma una prospettiva, uno stile, un lento cammino verso l’accoglienza dell’altro anche quando questo è violento e perverso, costi quel che costi, anche la propria vita. Pagare di persona dovrebbe essere di moda, soprattutto tra noi credenti, mettere a repentaglio la propria esistenza non è vivere in pace, ma costruire la pace. Sopportare oggi qualche ingiustizia, cedere oggi di fronte al violento potrebbe essere un mezzo per guadagnare domani una pace più duratura.
Ancora una volta mi permetto di ricordare le parole di Francesco: «Io ti dico, come posso, per quello che riguarda la tua anima, che quelle cose che ti impediscono di amare il Signore Iddio, e ogni persona che ti sarà di ostacolo, siano frati o altri, anche se ti percuotessero, tutto questo devi ritenere come una grazia».

Una sfida da accogliere, questa di Isaia, a costo di essere ritenuti inutili e vigliacchi, di essere incompresi e calunniati, come Giovanni il battista, testimone inerme, profeta ucciso, per essere trovati in pace quando Colui che è stato appeso alla croce giungerà nel suo Giorno.

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