religione

Omelia Card. Vallini per Consacrazione Episcopale fra Mauro Gambetti

Cardinale Agostino Vallini Mauro Berti
Pubblicato il 22-11-2020

Le parole del cardinale Agostino Vallini

Fratelli e Sorelle, 

in questa ultima domenica dell’Anno liturgico celebriamo  la solennità di Cristo Re dell’universo.  Nella prima lettura il profeta Ezechiele ci ha presentato Dio come un pastore buono e sollecito, che cura il suo gregge, lo conduce al pascolo,  conosce le pecore una ad una e va in cerca  di quelle disperse per riportarle  all’ovile, cioè alla  salvezza. Per il Signore ogni pecora merita attenzione e cura. Una descrizione, quella evangelica,   che  manifesta tutta la premura di Dio per ciascuno di noi. 

Il Vangelo  ci mostra, invece, una visione grandiosa, è  la scena del giudizio universale. Dopo la passione,  per Gesù  è giunta  l’ora della gloria nella quale   esercita  la sua autorità  di verità e giustizia, e  lo fa in un modo particolare: si immedesima  con quanti soffrono e sono nel bisogno,  e spinge anche noi  ad avere attenzione  verso gli ultimi e i poveri.   Il potere di Cristo si concretizza in  un potere di umile servizio, soprattutto verso tutti i dimenticati: “Ogni volta che avete fatto queste cose  ad uno solo  di questi miei  fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

Ma  nel giudizio di Gesù c’è anche una seconda parte, espressa con parole severe: “Via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non  mi avete dato  da magiare… “.    Alla fine del mondo saremo giudicati sull’amore: un  amore non   sentimentale  o  superficiale, ma vero, concreto,  un amore che si traduce in  servizio  verso  chi  soffre o ha bisogno. E’ questo l’amore che  manda avanti la storia umana !  Questo è  l’amore distintivo  del Regno di Cristo,  un amore che libera dall’egoismo, arricchisce e dà al mondo un volto veramente umano.    

Cari fratelli e sorelle, nel giorno in cui  celebriamo   il trionfo dell’amore   di Cristo la Chiesa ci  dona  un segno  particolare di questo amore attraverso la consacrazione di  un nuovo Vescovo.  Chi è il Vescovo ? Noi pronunciamo questa sera  questo nome, Vescovo,  mentre procediamo, per mandato del Papa, a conferire  questo impegnativo compito ecclesiale  al nostro fratello  Mauro, chiamato dal Signore a servire la Chiesa.  Tre termini, tra i  tanti che potremmo utilizzare, qualificano e in qualche modo sintetizzano il ministero del Vescovo:  il Vescovo è  amico,  servo, pastore.  

Il Vescovo è anzitutto amico, amico di Cristo. Nell’ora suprema della passione   Gesù chiama i suoi discepoli  amici: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici”. Vale a dire: voi siete i miei intimi, voi mi appartenete, siete  la mia famiglia,  la mia casa. Al Vescovo è chiesto anzitutto di avere con il Signore un forte rapporto personale, di essere un uomo di fede, di una fede viva, robusta, motivata, una fede coltivata nella preghiera, che esprime  un forte vincolo   con il Signore e  da Lui prende ispirazione, luce  e  forza per  il  suo  servizio pastorale. 

L’appartenenza a Cristo  lo identifica con Cristo, gli fa sentire il desiderio di assomigliare a Cristo, di fissare il suo  sguardo   su quello di Cristo   Crocifisso; in una parola di avere – come ci insegna san Paolo -  “gli stessi sentimenti di Cristo Gesù,…, che spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo, …umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte di croce” (Fil.  2, 7-8). 

Da qui discende il suo servizio, vale a dire  percepirsi  e vivere concretamente come persona dedicata  al bene di tutti, ad amare  tutti, a sentirsi  vicino a tutti, interessato a tutti, perché   il Vangelo arrivi a tutti.  Il Vescovo, pertanto,  si  impegna coscientemente  a mostrare  il Vangelo anzitutto con la testimonianza umile e gioiosa della sua vita,  della sua  dedizione, attenzione,  premura,  perché  la Parola di Dio  sia viva, credibile  e penetri nei cuori. Questa sua passione fa del Vescovo  un  vero  pastore. 

Il patto, direi meglio  il giuramento,  che  questa sera  fai con Cristo,  caro Padre Mauro, è che da oggi tu possa guardare   ogni persona con occhi di padre, di un padre buono, semplice e accogliente, un padre che dona gioia alle  persone,  che è pronto  ad ascoltare chiunque desidera aprirsi a lui,  un padre umile e paziente; in una parola, un padre  che mostra  sul suo volto il volto di  Cristo. Chiedi dunque al Signore di conservare  sempre, anche da Vescovo e Cardinale, uno stile di vita semplice, aperto, attento, sensibile particolarmente  verso chi soffre  nell’anima e nel corpo, uno stile di vero francescano.

Impegnati a manifestare e testimoniare la  bontà e la carità di Cristo. Come Vescovo, tu sei il segno della carità di Cristo.  Chiedi al Signore nella preghiera   di sentire  e  rendere visibile la tenerezza  di Gesù particolarmente verso  i tanti  cercatori ci pace. Così tu sarei un vero pastore , vale a dire   un dono del Signore  fatto al popolo di Dio, una persona   che si misura ogni giorno  con la sfida di rendere   concreto l’ideale del Vangelo  vissuto  secondo  lo spirito della Chiesa. 

Dunque Vescovo come carisma e sevizio , non come potere e apparenza,  e come tale dovrai essere attento a valorizzare le persone appartenenti al buon popolo di Dio con  carità e  abnegazione, manifestate  in tutte le  forme verso i semplici e i poveri, come verso i colti e  quanti sono collocati in posizioni elevate. Come Vescovo impegnati a diffondere  particolarmente la Parola di Dio, sostenendo e incoraggiando  le molteplici iniziative  formative e pastorali, senza sottrarti  al confronto con credenti e non credenti, affrontando  le sfide del nostro tempo, aperto sempre al dialogo  con tutti.

Come Vescovo, chiamato dal  Romano Pontefice nel Collegio cardinalizio, abbi sempre un cuore largo e un  respiro universale  per le funzioni che sarai chiamato a svolgere in aiuto al Successore di Pietro. Caro Padre Mauro,  fra poco invocheremo  per te lo Spirito Santo, perché pieno della sua potenza tu possa guidare a salvezza il popolo santo di Dio, come amministratore dei misteri di Cristo  .   

Noi tutti qui presenti   ti siamo vicini   e ti assicuriamo  la nostra fervida preghiera  e  il nostro  affetto fraterno. Amen. 

 

                                      Card. Agostino Vallini

 

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