religione

L'intervista al Papa in Stories of a Generation

Stefania Ulivi Ansa - Netflix US
Pubblicato il 23-10-2021

Il progetto di Simona Ercolani sarà visibile su Netflix

«Che cos' è l'amore?»: «È vero solo quando gratuito». «Le piace il tango? Lo ha mai ballato?»: «Sì, sì». Più che le parole con cui papa Francesco replica alle domande di padre Antonio Spadaro, sono il tono divertito e il linguaggio non verbale che le accompagnano a sorprendere. Risate di cuore, sorrisi complici, sguardi ironici. La conversazione, frutto di due lunghi incontri, fa da filo conduttore alla docuserie Stories of a generation con Papa Francesco , ideata e diretta da Simona Ercolani a partire dal libro Sharing the wisdom of time / La saggezza del tempo scritto da Bergoglio con Spadaro (qui consulente editoriale) in occasione del Sinodo dei vescovi del 2018. Prodotta da Stand by me, su Netflix dal 25 dicembre, è stata presentata in anteprima alla Festa di Roma. 

«Il progetto è nato dalla lettura del libro, una raccolta di testimonianze di persone di terza età - ha spiegato Ercolani - . Quando è scoppiata la pandemia quel dialogo tra generazioni si è trasformato in urgenza di raccogliere storie di chi era più fragile, di legare in un dialogo giovani filmmaker e testimoni anziani, come se le nostre porte che si erano chiuse ovunque, non esistessero». Oltre quattrocento gli under 30 coinvolti, oltre cento gli over 70, in tutto il mondo. «Abbiamo scelto le storie più significative, le abbiamo divise in quattro puntate scandite da temi: l'amore, i sogni, la lotta, il lavoro». Non si è tirato indietro papa Francesco a comparire tra gli intervistati, tra cui Martin Scorsese, Estela Barnes de Carlotto animatrice del movimento Abuelas de Plaza de Mayo, l'etologa Jane Goodall, il milanese Vito Fiorino, gelataio a Lampedusa, una vita ribaltata dall'incontro, traumatico e salvifico, con l'immigrazione, Carlos e Cristina Solis, marito e moglie uniti da cinquant' anni dalla passione per il tango. Diciotto protagonisti che si sono raccontati a altrettanti giovani cineasti. «Il Santo Padre Ha accettato con generosità - racconta Spadaro -, il rapporto tra generazioni gli sta molto a cuore. Ha posto solo una condizione. Non voleva essere protagonista del racconto, ma trovarsi inserito all'interno del dialogo. Interviene nelle conversazione aprendosi e parlando anche della sua esperienza». 

Parla come Jorge Mario Bergoglio, non Pontefice, e concede aneddoti, ricordi della nonna Rosa («Quello che più apprezzavo di lei erano i suoi silenzi»), passioni, riflessioni, comuni a tanti. «Le persone che lui chiama i "santi della porta accanto", credenti e non, gli eroi di vita quotidiana - continua Spadaro -. Era rilassato, generoso. Avevo immaginato delle domande, le avevo fatte avere al Santo Padre, ma lui ha ribaltato i piani, si è lasciato prendere dalle storie». Compresa quella di Martin Scorsese, ripreso e sollecitato a raccontarsi dalla figlia più piccola Francesca, regista. «La sua partecipazione - dice Spadaro - è nata in occasione di un pranzo a casa sua. Ha accettato a patto di non presentarsi come maestro ma mostrare con onestà e generosità anche la sua esperienza di fallimento, i suoi momenti difficili, come la malattia della moglie. La forza della sua testimonianza è ancor più autentica visto che la comunica alla figlia. L'idea è mostrarsi alla generazione futura anche nei momenti più duri, perché sia in grado di affrontare le difficoltà della vita». Pure nel caso di Scorsese, confermano Ercolani e Spadaro, Bergoglio ha giocato un ruolo chiave. «Sono legati da un rapporto stretto. Il suo contributo alla docu-serie rivela la sua profonda spiritualità, la sua cifra è quella del film Silence . Il Papa lo loda per aver avuto il coraggio di mostrare sullo schermo il dolore per la malattia della moglie. E Scorsese pensa che il Papa sia l'unico grande leader globale capace di farsi ascoltare da tutti nel mondo».

 

 

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