Le visite dei pontefici
Papa Francesco ha a cuore e chiede di pregare per gli anziani che in questo momento soffrono una solitudine “tanto grande e con tanta paura”.
Che il Signore dia loro la forza e chiede a tutti noi di stare vicino ai nostri nonni e nonne “che ci hanno dato la saggezza la vita e la storia che oggi ”siamo”. Poi l’invocazione preziosa: “Custodiscimi come la pupilla degli occhi”.
Non teme mai di essere frainteso il Papa Francesco o forse non gli importa neppure perché lui va alla sostanza non solo delle cose ma anche della mente e dell’anima dell’uomo. Il Pontefice non lascia pertugi, vuole che tutti capiscano. E dunque nella Liturgia di oggi dedicata al perdono afferma chiaramente: “Almeno perdonare per interesse, perché se non perdono non sarò perdonato”.
(Dn 3,25.34-43. Vangelo Mt 18,21-35)
È così tanto umano non riuscire a chinare il capo. Così difficile per ognuno di noi perdonare in famiglia, sul lavoro e nella vita di tutti i giorni. E Francesco lo sa. Così come nel Vangelo a Pietro che chiede a Gesù quando deve perdonare il fratello gli viene detto 70 volte 7, oggi così il Santo Padre esorta a farlo sempre. “Il Signore ci insegna la saggezza del perdono che non è semplice”.
Però non abbiamo alternativa perchè il Padre nel Sacramento della Riconciliazione esorta: “Non venire da me con l’amore per me in una mano e l’odio per un tuo fratello nell’altra”. Bergoglio punta sulla “coerenza dell’amore” ma non solo: “Per tutti noi sembra più facile attaccarsi all’odio che all’amore. Questo è proprio il tesoro del diavolo, lui si accovaccia sempre tra i nostri odi e li mantiene.
Poi affonda con una frase inequivocabile: “La ricchezza del diavolo è seminare l’amore a non perdonare. E il perdono è la condizione per entrare in cielo”. L’odio distrugge tutto.
Umano tra gli esseri umani Papa Francesco descrive la quotidianità di tanti di noi. L’immagine di famiglie distrutte dall’odio, di fratelli che davanti alla bara di un genitore non si parlano. Perché il rancore viene portato aventi per generazioni. Mentre “la malattia di Dio è la capacità di perdere la memoria. Lui dimentica la vita brutta di tanti peccatori e ci chiede solo di perdonare. Non portare avanti la croce dell’odio”. Quel ‘solo’ è il nostro ostacolo più grande.
Nella sua omelia da Casa Santa Marta poi scende ancora più verso il basso della nostra fragilità umana: ”La frase me la pagherai! Non è cristiana. Quel Dio venuto per perdonare non condanna. Perché capace di fare festa anche per un solo peccatore che si avvicina a Lui”.
E poi quella certezza che serve tanto a tutti noi in questi giorni: “Se due di voi si metteranno d’accordo e chiedono una grazia sarà loro concessa”.
Elisabetta Reguitti
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