religione

L'apostolo Andrea: congiunzione tra Oriente e Occidente

Andrea Galilei
Pubblicato il 29-11-2021

Maestro, dove abiti?

È emozionante sapere, come ci riporta l’evangelista Giovanni, quale fosse l’ora infatti “erano circa le quattro del pomeriggio” in cui il Maestro della Galilea, dopo la domanda di quei due umili pescatori: “Maestro, dove abiti?”, li chiamò a sé e li invitò a seguirlo per mostrare dove abitasse, indicando loro non tanto la sua intimità domestica, ma quella spirituale. Quei due pescatori erano Andrea e Pietro, due fratelli che si guadagnavano da vivere pescando sulle rive del lago di Betsaida insieme al loro padre. Proprio lì, su quel lago, avvenne quell’incontro che diede una svolta profonda alle loro vite, una svolta che li avrebbe portati a lasciare tutti i loro beni per un bene più grande: Gesù, il Messia, il Figlio di Dio. Secondo l’interpretazione teologica di questo evento, raccontato dall’evangelista Giovanni, è assai importante la chiamata di Gesù perché innesta in loro un intimo processo di cambiamento che non viene solo determinato dall’invito volto a seguirlo, ma anche dalla risposta positiva che hanno i due fratelli all’invito cioè: pongono fede alle parole di Gesù e lo seguono.

I quattro Vangeli ci narrano più volte di questi due personaggi. Andrea, pur essendo il primo chiamato, compare di meno rispetto al fratello Pietro. Soffermiamoci proprio su Andrea, il quale ebbe il primato nell'incontrare Gesù e di condurre il fratello verso quest’ultimo. Andrea va ricordato soprattutto per uno degli eventi evangelici più importanti, quello della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Allora Gesù, dopo aver messo alla prova Filippo, chiedendogli come fare a sfamare tutta quella gente, fa entrare in scena subito Andrea, dicendogli che c’era lì un ragazzo che aveva con sé cinque pani d’orzo e due pesci. Andrea mostra un’alternativa che appare assurda ai suoi compagni, ma è proprio quella soluzione che spinge Gesù a compiere la moltiplicazione dei pani e dei pesci. È la fede di Andrea il motore dell’azione miracolosa di Gesù, avvenuta sulle sponde del mare di Galilea.

Dopo che i discepoli compirono il loro iter formativo alla sequela del Maestro, trovano il compimento di questo percorso nel giorno della Pentecoste: lo Spirito Santo soffiò e si manifestò in quel cenacolo formando, così, ufficialmente la Chiesa. All’infuori degli Atti degli Apostoli dei Dodici, la Scrittura non ci parla più di loro. Andrea compare una sola volta negli Atti degli Apostoli, dopo che Gesù ascese al Cielo, nella stanza dove erano soliti riunirsi gli Apostoli. Sorge spontaneo, a questo punto, chiederci " Dove è andato Andrea dopo la Pentecoste? Quali sono state le sue azioni? Chi ha incontrato? Quando e dove si è congedato dalla vita terrena? Troviamo risposta solo ad alcune di queste domande nei documenti storici di alcuni personaggi del tempo e di altre fonti più tarde. 

La prima fonte da prendere in considerazione è tratta da le “Origini” di Eusebio di Cesarea, che ci informa circa la presenza di Andrea in Asia Minore ed in Scizia e pare abbia attraversato anche i fiumi Volga e Dnepr in Russia.  Secondo la tradizione bizantina, di cui purtroppo non abbiamo testimonianze, Andrea pare sia arrivato fino a Bisanzio dove poi ha fondato una comunità cristiana, diventata successivamente l’attuale patriarcato di Costantinopoli. Arrivato in Grecia, lì troverà il Martirio sull’omonima croce a forma di X che nell’alfabeto greco corrisponde alla prima lettera del nome “Cristos”, Cristo. La forma della sua croce, rispetto a quella tradizionale, sta a volerci suggerire che la sua morte è strettamente connessa alla sua fede. Secondo la tradizione trasmessaci dalla “Leggenda aurea” di Iacopo da Varazze, arrivato ai piedi della croce, messosi in ginocchio esclamò: «Salve Croce, santificata dal corpo di Gesù e impreziosita dalle gemme del suo sangue… Vengo a te pieno di sicurezza e di gioia, affinché tu riceva il discepolo di Colui che su di te è morto. Croce buona, a lungo desiderata, che le membra del Signore hanno rivestito di tanta bellezza! Da sempre io ti ho amata e ho desiderato di abbracciarti… Accoglimi e portami dal mio Maestro». Questa presunta esclamazione dell’Apostolo Andrea, successivamente verrà adoperata dalla Chiesa per comporre l’Antifona per le Lodi del giorno della sua festa liturgica. Pur se non abbiamo la certezza dell’autenticità di queste parole, direi quasi di questo poemetto da lui espresso, possiamo capire che l’umile pescatore della Galilea, divenuto poi Apostolo del Cristo, abbia trovato piena conformazione a quest’ultimo con l’offerta totale della sua vita.

Dopo la morte di Andrea avvenuta a Patrasso, in Grecia, secondo alcuni autori latini e in merito a quanto è riportato da “La Cronaca Pasquale”, i resti del Santo vennero traslati contemporaneamente alle reliquie di altri due Santi, Luca e Timoteo, presso l’Apostoleion, la basilica voluta dall’Imperatore Costantino per custodire le reliquie dei Dodici. Costantino fece edificare l’Apostoleion principalmente per due motivi: il primo era quello di edificare per la “Nuova Roma” un monumento che ne celebrasse l’importanza, mentre il secondo motivo era il desiderio di essere sepolto in mezzo ai dodici per sacralizzare la sua posizione di imperatore e di tutti quelli che lo avrebbero succeduto. Il primo motivo non subì critiche mentre in seconda istanza suscitò profonde discussioni in ambito cristiano.  Costantino, infatti, indirettamente o meno sottometteva la Chiesa al potere imperiale. Solo nel 359, l’Imperatore Costanzo, nipote di Costantino, a causa delle continue polemiche mosse da parte dei cristiani e per timore della profanazione dei resti del nonno, decise di dividere l’Imperatore dai Dodici per farlo riposare nella chiesa di Sant’Acacio. 

Dopo alcuni secoli le reliquie del Santo non avevano trovato ancora una fissa dimora dove riposare; alcuni uomini originari di un paese situato sulla costa campana, bagnato dal Mar Tirreno, dunque di Amalfi, mossi da una forte devozione nei confronti del Santo, compirono una “pia fraus” grazie alla collaborazione del cardinale Pietro Capuano, delegato pontificio per la Quarta Crociata. Gli amalfitani e il cardinale Capuano approfittarono della crociata in corso per prendere indisturbatamente le sacre reliquie. Così, dopo essere salpate dal porto bizantino, le sue resta arrivarono in un primo momento a Gaeta e poi a Conca de’Marini, in attesa del completamento dei lavori del transetto e della cripta. A lavori terminati, voluti dal cardinale Capuano alla cattedrale, le reliquie del Santo giunsero via mare con una processione di galee l’8 maggio 1208, data di cui si ricorda il primo miracolo avvenuto ad Amalfi per intercessione di Sant’Andrea. L’arrivo delle reliquie del Santo di Betsaida ad Amalfi, protettore della Chiesa d’Oriente, ne fecero di essa centro di incontro per le due Chiese che si trovavano in una grave crisi che sarebbe, poi confluita nel “Grande scisma d’Oriente”. Malgrado ancora l’attuale divisione tra le due chiese, Andrea-di cui le reliquie riposano ancora tutt’oggi nella Cripta della Cattedrale di Amalfi- è il ponte tra le due Chiese. Paradigma della chiamata che viene rivolta ad ogni cristiano, è la congiunzione, insieme al fratello Pietro, fra le due Chiese. È l'anello saldo dell'amore che salva, è ciascuno di noi in quanto parte viva e feconda del "fare Chiesa".

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