religione

Il frate molisano che ospitava i profughi in fuga dalle bombe di Sarajevo

Gelsomino Del Guercio quotidianomolise.com.
Pubblicato il 31-01-2021

Addio a Padre Liberato Nicola Di Iorio, francescano speciale

Il Molise piange Padre Liberato Nicola Di Iorio, un frate francescano “speciale”, morto nei giorni scorsi ad 81 anni. Padre Liberato è stato un profeta del dialogo tra culture, in particolare tra Italia e Bosnia, quando lo stato della ormai ex Jugoslavia, era nel mirino di una guerra civile sanguinaria e distruttiva.

110 GIOVANI BOSNIACI
Gli ex-allievi ed amici di Jelsi e di Gildone, i due paesi in provincia di Campobasso dove Padre Liberato ha svolto l’attività pastorale, lo ricordano con una lettera sul Papa: la Bosnia- Erzegovina ha tanto da offrire all'Europa E raccontano la grande esperienza di solidarietà vissuta nel 1992 con Padre Liberato. Quell’anno in accordo con la Provincia Francescana, accolse nel Convento di Jelsi 110 giovani bosniaci profughi che scappavano da Sarajevo (seminario francescano di Visoko: seminaristi, liceali, studenti di filosofia e teologia, diaconi e sacerdoti e un gruppo di clarisse).



I 5 PROGETTI IN ITALIA
Venne promosso dalla Parrocchia di Jelsi uno straordinario piano di solidarietà che coinvolse la comunità jelsese e i paesi del Molise col progetto kruh (pane), progetto Knjga (libro e attività scolastiche, linguistiche e culturali), progetto Maika (madre ossia adozioni temporanee, a distanza e vocazionali), progetto Odjeca (abiti), progetto Smjestaj (alloggio).
Ai vari progetti di solidarietà diretti da P. Liberato con la supervisione di un gruppo di volontari di Jelsi, parteciparono man mano tante comunità molisane e italiane, in raccordo con la Caritas diocesana e con il Kruh Svetog Ante (Caritas croata e bosniaca “Pane di Sant’Antonio”).

LE AUTOBOTTI IN BOSNIA
I progetti continuarono anche in terra slava a cui si aggiunse il progetto Voda (acqua) con il dono di due autobotti e derrate alimentari, vestiario con oltre venti viaggi in autotreno.

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“IN TERRA SLAVA, CON IL CARISMA FRANCESCANO”
I volontari e gli autisti di Jelsi oggi ricordano con forza la tragedia di quelle terre martoriate dalle bombe e affermano: “In questa guerra dell’ex-Jugoslavia siamo stati dalla parte dei feriti, dei poveri, degli affamati e dei malati. Abbiamo sempre cercato di far si che a muoversi non fosse l’appartenenza a una nazione bensì la fede, il carisma francescano. Negli aiuti non abbiamo predicato il nazionalismo ma la preziosità del dialogo, dell’incontro interculturale e della collaborazione”. I francescani hanno istituito “Il Pane di Sant’Antonio”, organizzazione mobile e tempestiva.

IL DIALOGO E LA CONVIVENZA TRA POPOLI
La Bosnia è per l’Europa paradigma di vita futura. In Bosnia c’è l’esperienza secolare di convivenza tra popoli, con la loro identità nazionale e religiosa con l’augurio di una rinnovata ripartenza e coesione che si faccia profezia per l’Europa. P. Liberato aveva intuito la coesione futura nell’intreccio interculturale dei popoli.

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