religione

Il beato Sante da Urbino, prima omicida pentito, poi francescano sofferente

Gelsomino Del Guercio Web
Pubblicato il 07-07-2020

La storia del frate minore che uccise un suo parente

La crocetta che portava con sé faceva miracoli. I fedeli lo acclamavano ogni volta che questo frate li incrociava e li benediceva. Eppure, prima di vestire l'abito francescano, il beato Sante Brancorsini di Urbino è stato un omicida pentito.

Nel giorno della festa di Massimiliano Kolbe, il 14 agosto, si ricorda la sua memoria.
Nato a Montefabbri (Pesaro) nel 1343, Giansante, questo il suo nome secolare, a 20 anni, infatti, uccise con la spada un parente. Pur avendo agito per legittima difesa, il fatto lo sconvolse.

IL CONVENTO E LA PENITENZA
Sconvolto per l’involontaria uccisione lasciò la vita militare e si ritirò nei Frati Minori come semplice converso (1362), nel convento di Scotaneto (Montebaroccio). Visse una vita di penitenza ed umiltà e tanta devozione per la s. Messa, la Vergine e l’Eucaristia

LA PIAGA ULCERATA
In spirito di espiazione, pregò affinché potesse soffrire i dolori che aveva provocato al parente di cui aveva causato la morte: sulla sua gamba destra comparve una piaga ulcerata da cui non guarì mai. Amava gli uffici umili, prediligeva i bambini, e operava prodigi con la sua crocetta.
Morì nel 1394 con fama di santità e con vari prodigi avvenuti dopo la sua morte.

IL SANTUARIO DI MOMBAROCCIO
A lui è dedicato il santuario di Mombaroccio, in provincia di Pesaro. Il convento fu il primo fondato dai Francescani nella diocesi pesarese e il nucleo originale venne eretto già nel 1223 quando era ancora in vita lo stesso San Francesco.

Protetto da un fitto bosco di roverelle, castagli e aceri, il luogo è rifugio due volte l’anno di uccelli migratori che trovano ristoro tra le frasche di questo verde rifugio. Un'oasi di spiritualità ma anche di notevole pregio naturalistico.

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