religione

I santi francescani del secolo scorso

Antonio Tarallo
Pubblicato il 01-11-2020

I maggiori santi nel XX secolo della Famiglia Francescana 

Santi, aureole e luce. Tutto un insieme di parole che hanno dietro un ben preciso messaggio.  I santi sono persone come noi, semplici, senza orpello alcuno. Il grande tratto distintivo è stato (ed è tutt’ora, oggi) il “mettere in pratica” il Vangelo di Cristo, così come è stato scritto. Nessun santo - nella sua vita - avrà mai immaginato di diventarlo, santo. 

Come non immaginare - proprio in questo giorno così particolare, in questo giorno di piena luce - tutti i santi della Famiglia Francescana? Loro, nomi, volti e biografie che hanno seguito l’esempio più alto: Francesco d’Assisi. E così, li vediamo (con la fantasia del cuore) in corteo trionfale, ricco di luce e di amore. Perché solo dove c’è Dio, è possibile trovare l’Amore. Cercare di fare un elenco completo di tutti i beati, i santi della Famiglia francescana sarebbe impresa ardua. Gli uomini e le donne (religiosi o appartenenti al terz’ordine secolare) che hanno voluto seguire l’esempio di santità del Poverello sono davvero tanti. Cerchiamo, allora, di prendere - quasi come una rosa di “pole position”, spero concessa la boutade  - qualche volto, cercando di scovarlo in un calendario dove i secoli si susseguono come fossero ore. 

Gli esempi antichi: Francesco e Chiara, prima di tutto. E su loro non ci soffermiamo. Altri esempi antichi: Sant’Antonio di Padova rimane uno dei santi più rinomati, e amati dal popolo di Dio. Di seguito, tanti e tanti altri: Sant’Angela da Foligno, ad esempio. Altra donna fondamentale - patrona del Terz’Ordine, tra l’altro - Santa Elisabetta, regina del Portogallo. Santi di tempi antichi, dicevamo: una fotografia un po’ ingiallita seppur la luce rimane, ovviamente, forte. E, allora, accostiamoci - invece - alle aureole del nostro secolo che             - seppur magari più vicine temporalmente - non ci sovvengono subito alla memoria. 

San Massimiliano Maria Kolbe, frate conventuale polacco, morto ad Auschwitz, il 14 agosto 1941, per offrire la sua vita al posto del padre di famiglia, Franciszek Gajowniczek. Noto, San Massimiliano, per la fondazione della Milizia dell’Immacolata, per il fervente amore per la Vergine Maria, per il suo spiccato fermento intellettuale, rappresenta – come dirà San Giovanni Paolo II, a cui dobbiamo la sua canonizzazione – la figura del martire “per eccellenza” del XX secolo, vittima del sistema totalitario nazista.  

 

Beato Bonifacio Zukowski, sacerdote dell'Ordine dei Frati Minori Conventuali e martire. Durante la guerra,  torturato nel campo di prigionia di Dachau, morì il 10 aprile 1942.

 

Beato Nicola da Gesturi. La vocazione arrivò a ventinove anni. Nel marzo 1911 Giovanni Angelo Salvatore Medda bussò al convento dei Cappuccini di Cagliari presentato da un'ottima relazione del parroco di Gesturi, e chiese di esservi ricevuto come fratello laico. Il Padre Martino da Sampierdarena, commissario provinciale, lo accettò solo come terziario, volendo prima verificare personalmente la serietà della vocazione di questo giovane, arrivato in Convento dopo una vita dedicata completamente al lavoro dei campi. Il Superiore capì ben presto che Giovanni Medda aveva una vocazione non comune e molto matura e lo ammise al Noviziato dopo appena sette mesi di Probandato. Fu l’inizio del suo cammino con Cristo, in piena umiltà, servizio e aiuto per gli ultimi. Una vocazione che visse con gioia, anche quando la malattia lo colse di sorpresa: un'ernia strozzata. Fu ricoverato in clinica ed operato d'urgenza. Il Frate si rese conto della gravità della situazione e chiese l'Unzione degli infermi e il Viatico. Tra i dolori atroci, che durarono quattro giorni, esortava continuamente alla preghiera, all' obbedienza alla volontà di Dio, all'amore alla croce, se stesso e i confratelli che lo vegliavano. Morì l'8 giugno 1958. 

San Giuseppe Moscati, del terz’ordine francescano. Ricerca scientifica e Comunione quotidiana, in estrema sintesi la sua vita. Non amava gli onori, né la carriera.  Giovane riesce a diagnosticare malattie in poco tempo: ispirazioni dello Spirito Santo. Per le visite in casa, l'onorario è regolato da un cestino con una scritta: “Chi può metta qualcosa, chi ha bisogno prenda”. Muore a soli 47 anni. Il 12 aprile 1927, giorno della sua morte, ha continuato a visitare i suoi malati, espressioni del Cristo in Croce. 

E come non ricordare, fra gli ultimi, lui: Carlo Acutis. Storia che nei giorni scorsi ha dilagato nei media e fra il “popolo di Dio”. La santità francescana non si ferma. Continua sempre, in eterno.  

 

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