religione

Gambetti: "Vi auguro tre atteggiamenti"

Padre Mauro Gambetti
Pubblicato il 05-04-2020

L'Omelia del custode del Sacro Convento di Assisi, padre Mauro Gambetti

Con la domenica delle Palme, si apre davanti a noi il memoriale della settimana cruciale per la storia del mondo. Non è il coronavirus il centro della storia, ma la settimana santa. Come entrare in questa settimana?

A causa delle limitazioni che ci sono imposte per la pandemia, non abbiamo letto il vangelo che in questo giorno si accompagna alla tradizionale processione introitale con le palme, ma il racconto dell’ingresso festoso di Gesù in Gerusalemme è il testo - comune ai sinottici - che introduce l’ultimo tratto della vita terrena di Gesù. All’ingresso del re messianico mite e pacifico nella Città Santa, Matteo fa seguire la cacciata dei venditori dal tempio, a compimento della profezia di Malachia 3,1 che riferisce come il Signore viene nel suo santuario. Più che in uno spazio, Gesù entra in un tempo sacro, sacrificale, una settimana santa.

Vi entra trionfalmente e Matteo, insieme con l’evangelista Marco, annota che durante l’ingresso di Gesù vengono stesi rami di alberi dinanzi a lui. È una eco del salmo 117: “Formate il corteo con rami frondosi fino agli angoli dell’altare”; una citazione misteriosa, che nell’antica versione aramaica suona così: “Legate la vittima per la festa con rami frondosi fino agli angoli dell’altare”. A Gesù che entra nel tempo della sua passione-morte e risurrezione si fa festa perché è la vittima prescelta, ma nessuno ancora lo sa, se non lui. Chi si accorge di quello che sta succedendo? Gesù è solo.

Gesù entra oggi in questo tempo di prova e di grazia. Quanti, al di là dei numeri, delle opinioni e delle emergenze, si accorgono davvero di quello che oggi sta succedendo? Gesù è nuovamente solo nei crocifissi di questi giorni?
Sostiamo e contempliamo. Facciamo che sia davvero santa questa settimana.

Suggerisco tre atteggiamenti:

1. Silenzio. Non vi è contemplazione, non vi è profondità, non vi è autentica conoscenza senza il silenzio. Il telegiornale è sufficiente una volta al giorno. Connettersi ad internet mezz’ora al giorno, può bastare. Due-tre telefonate possono essere necessarie, le altre lasciamole per gli auguri pasquali… Silenzio, come Gesù nei giorni della passione.

2. La proclamazione della passione che abbiamo appena ascoltato è stata introdotta dall’inno di Paolo: “... svuotò se stesso assumendo una condizione di servo … umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce” (Fil 2,7.8). Dio si svuota. Il Figlio dell’Uomo si umilia, fino a morire. Al contempo, Gesù vive la sua umanità nell’obbedienza, cioè nella condivisione più intima dell’amore del Padre per lui e per i suoi figli. In questa settimana restiamo “fermi”: insicuri, umiliati da un microscopico virus, vuoti-ripieni solo dell’ardente amore di Dio per noi e… attenti, garbati, generosi e dediti agli altri. Dediti agli altri.

3. Prima di entrare a Gerusalemme, nella narrazione di Matteo Gesù guarisce due ciechi a Gerico, ultima tappa della sua salita verso la Città Santa. Dopo che sono stati guariti, i due ciechi seguono Gesù nel suo ingresso in città. Poi, le loro tracce si perdono nei vangeli. Siamo noi la traccia vivente di quei due ciechi guariti: seguiamo Gesù, per accompagnarlo, per testimoniargli il nostro amore riconoscente per averci donato la vista; andiamo con lui fin sotto la croce e poi al sepolcro. Lì non servono parole: i grandi discorsi e la stessa riflessione teologica dicono poco. Lì la realtà è gravida del Verbo dell’amore, che fa risuonare il suo inno nel corpo svuotato e consegnato. Lì occorrono occhi per vedere, vedere il tesoro di grazia racchiuso nel cuore squarciato di Gesù. Guardare al di là delle apparenze, guardare il cuore. Silenzio, vuoti-ripieni solo d’amore prendiamoci cura degli altri, guardiamo il cuore.

Allora, parafrasando il commento di Francesco all’espressione del Padre nostro, sia santificato il tuo nome, potremmo pregare così entrando in questa settimana santa e santificante: si faccia luminosa in noi la conoscenza di te, o Padre, perché possiamo conoscere qual è l’ampiezza dei tuoi benefici, l’estensione delle tue promesse, la sublimità della tua maestà, la profondità dei tuoi giudizi e l’immensità del tuo amore per noi, tanto che hai dato il tuo Figlio unigenito, il quale ha obbedito a questo amore per rivelarci fino a che punto l'uomo, ciascuno di noi, è prezioso agli occhi tuoi.

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