religione

Frate Francesco Giarratana, San Michele e il miracolo della peste a Caltanissetta

Gelsomino Del Guercio laviadeifrati.wordpress.com
Pubblicato il 15-03-2020

Il francescano che protesse due volte la città siciliana

Fra’ Francesco, al secolo Vincenzo Giarratana, nacque a Caltanissetta il 4 dicembre 1570 da Francesco e Laura Grassotto: fece la vestizione nell’Ordine Cappuccino nel 1588 e morì a 75 anni nel convento nisseno il 4 dicembre 1645.

Una vita all’insegna dei miracoli, dunque, quella del frate nisseno, stante quanto tramandato dai suoi confratelli, come ci spiega laviadeifrati.wordpress.com. Quello più noto rimane l’apparizione di San Michele.

La peste del 1625
Era il 1625 e la peste continuava a mietere vittime in tutta l’Europa. Anche in Sicilia la terribile piaga aveva preso piede e l’unico modo per impedire il contagio era, oltre che appellarsi alla clemenza divina con preghiere e processioni di penitenza, quello di proibire l’entrata nelle città ai poveri appestati, a costo anche di privarli della loro vita.

L'apparizione di San Michele
Ma l’8 Maggio di quell’anno, come sembra essere riportato anche nelle “Notizie cronologiche spettanti al convento dei Cappuccini di Caltanissetta”, ad impedire l’ingresso in città di un appestato non fu un uomo qualunque, ma l’Arcangelo Michele. Fu il frate Francesco Giarratana a vedere per primo il santo con la spada sguainata sulla porta della città (detta dei Cappuccini, costruita appositamente per controllare l’accesso alla città) che cacciava l’uomo e lo confinava a morire in una grotta nel luogo detto “Calcare”, in contrada Sallemi.

LEGGI ANCHE: San Rocco, il pellegrino che non aveva paura degli appestati

Il miracolo
I religiosi richiamati dalle grida del frate videro, o credettero di vedere anch’essi, la figura di un militare con la spada che cacciava via un appestato. Poco dopo apparve allo stesso frate l’Arcangelo in persona che rivelò in modo più distinto l’avvenuto miracolo e quindi la salvaguardia di Caltanissetta dalla peste. San Michele impose quindi al frate di riferire il tutto al Magistrato della città e all’Arciprete in modo tale che da quel momento in poi fosse riconosciuto come protettore di Caltanissetta.

Il colera
A riprova dell’avvenuto miracolo avrebbero inoltre dovuto recarsi nella grotta insieme ai giurati per verificare con i loro occhi la presenza dell’appestato ormai deceduto.

Proprio sul sito di quella grotta fu quindi eretta una piccola chiesa in onore dell’Arcangelo Michele. Ma il fervore per il santo man mano venne meno e la piccola chiesetta cominciò ad essere abbandonata fino a quanto non ne crollò addirittura il tetto. Ma un’altra terribile piaga rinvigorì la devozione dei nisseni per il santo, quando il colera che nel 1837 decimò la Sicilia intera risparmiando la città di Caltanissetta.

La chiesa
I cittadini intravidero in questo nuovo miracolo la mano santa del loro patrono, e per questo vi fu una pregevole gara a riedificare la chiesetta con l’offerta di beni e lavoro manuale da parte di tutti coloro che vollero gratificare il santo.

LEGGI ANCHE: Dalla peste al piccolo Giovan Battista: ecco i miracoli di fra Giacomo

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA