religione

Cosa vuol dire 'Lettorato'? Cosa vuol dire 'Accolitato'?

Redazione Unsplash
Pubblicato il 12-01-2021

  Origini e storia dei due uffici 

Facciamo un viaggio in queste due parole che - dopo la Lettera apostolica “Spiritus Domini”, in forma di Motu proprio del Pontefice - sono alla ribalta dell’opinione pubblica, sulle pagine web e sui quotidiani. 

Chi è il “lettore”? 

La Parola, cardine - insieme all’Eucarestia - della Celebrazione eucaristica. E la Parola va proclamata. Ufficio importante per la Chiesa: attraverso la proclamazione della parola di Dio nella liturgia, infatti, il Cristo risorto si fa realmente presente tra i fedeli e dona loro il suo Spirito per la glorificazione di Dio Padre e la loro santificazione. “Si fa la lettura delle memorie degli apostoli e degli scritti dei profeti sin che il tempo lo permette. Quando il lettore (o anaginóskon = colui che legge) ha terminato, colui che presiede tiene un discorso per ammonire ed esortare all'imitazione di questi buoni esempi": è Giustino, nel II secolo, nel suo testo “Apologia” a raccontarci ciò. Sino al III secolo, però, il “lettorato” non è ancora ufficialmente definito. Sarà il vescovo Cipriano (nel III secolo) a offrirci una divisione più accurata, dividendo in due categorie i lettori: i lectores doctorum audientium, che coadiuvavano i presbiteri nella preparazione dei catecumeni; e i lectores propriamente detti, che erano istituiti dal vescovo con il parere di tutta la comunità. 

Questi, facevano parte del clero e ricevevano il sostentamento della Chiesa. Molte volte l’ufficio di lettore era una tappa fondamentale prima di divenire “presbiteri”, dunque, “sacerdoti”.  Sotto il pontefice Gregorio Magno (sec. VII-VIII) troviamo una specifica ordinazione dei lettori. Sono i libri liturgici del tempo a fornirci questa informazione.  Giungiamo, ora, a comprendere meglio qual è il ruolo del “lettore” nella Liturgia cattolica. Fino al 1972 il lettorato era il secondo degli ordini sacri minori. Grazie a Papa Paolo VI - con la lettera apostolica “Ministeria quaedam” (1972) - il lettorato è diventato il primo ministero laicale, benché ancora riservato ai soli maschi adulti, e passaggio da compiere per poter accedere successivamente all'accolitato, al diaconato e al presbiterato. Con questa nuova  lettera apostolica “Spiritus Domini”, il Pontefice Francesco ha esteso, per la prima volta, il ministero del lettorato anche alle donne. 

Cosa vuol dire “Accolitato”?

Partiamo dal significato della parola “accolito”: "accompagnatore" e "aiutante", inteso come servizio di sostegno alla liturgia. L'Accolito è istituito per aiutare il Diacono e per fare da ministro al Sacerdote. È dunque suo compito curare il servizio dell'altare, aiutare il Diacono e il Sacerdote nelle azioni liturgiche, specialmente nella celebrazione della Santa Messa; inoltre, distribuire, come ministro straordinario, la Santa Comunione. Durante il rito di istituzione dell'accolito al candidato vengono consegnati la patena e il calice, quali simbolo del servizio che l'accolito presterà all'altare e del duplice incarico di distribuire la Santa Comunione come ministro straordinario dell'Eucaristia e di guidare le adorazioni eucaristiche.

Per poter comprendere, meglio, il ruolo di questa “figura”, attingiamo dal Messale Romano: “Nella processione all’altare, l’accolito può portare la croce, affiancato da due ministri con i ceri accesi. Giunto all’altare, colloca la croce presso l’altare, affinchè sia la croce dell’altare, altrimenti la ripone in un luogo degno. Quindi va al suo posto in presbiterio.(...) Durante l’intera celebrazione, è compito dell’accolito accostarsi, all’occorrenza, al sacerdote o al diacono per presentare loro il libro o per aiutarli in tutto ciò che è necessario. Conviene pertanto che, per quanto possibile, occupi un posto dal quale svolgere comodamente il suo compito, sia alla sede che all’altare”. Ma, un ruolo importante, lo troviamo al momento della cosiddetta “Liturgia eucaristica”. 

Sempre nel testo “Ordinamento generale del Messale Romano”, all’articolo 190 troviamo: “In assenza del diacono, terminata la preghiera universale, mentre il sacerdote rimane alla sede, l’accolito dispone sull’altare il corporale, il purificatoio, il calice, la palla e il Messale. Quindi, se necessario, aiuta il sacerdote nel ricevere i doni del popolo e, secondo l’opportunità, porta all’altare il pane e il vino e li consegna al sacerdote. Se si usa l’incenso, presenta il turibolo al sacerdote, e lo assiste poi nell’incensazione delle offerte, della croce e dell’altare. Quindi incensa il sacerdote e il popolo”.  Anche in questo caso, questo ruolo - prima dell’ultimo documento di Papa Francesco - era ricoperto dai soli uomini. La storia della Chiesa è in continuo movimento, questo ci dice la Lettera Apostolica “Spiritus Domini”. In fondo, si sa bene, lo Spirito parla sempre. 

 

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